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Categoria: Dibattiti e opinioni
Creato Domenica, 01 Novembre 2009

In difesa della democrazia borghese, di Toni Iero (n°118) 

La palese falsità della bizzarra scusa inventata da G. W. Bush per invadere Afghanistan e Iraq, “inviamo i soldati per esportare la democrazia”, ben rappresenta il deterioramento delle istituzioni dei paesi che più amano definirsi democratici. Imporre con la forza la democrazia è una contraddizione in termini, che ricorda la pretesa di aumentare la libertà della popolazione con i gulag di sovietica memoria.

Le moderne società democratiche dovrebbero basarsi su alcuni principi di fondo che, in prima approssimazione, possono essere così tratteggiati: libere elezioni a suffragio universale, tutela dei diritti delle minoranze, libertà di associazione, libertà di espressione del proprio pensiero, indipendenza della magistratura dal potere esecutivo, rispetto della dignità della persona, istruzione garantita a tutti i cittadini, vigilanza antitrust a favore della concorrenza sui mercati, amministrazioni pubbliche efficienti guidate da persone oneste, accesso ai referendum popolari coniugato al rispetto dei risultati che ne scaturiscono e così via.

In realtà, nella vita di tutti i giorni, è ben facile rendersi conto del degrado cui quasi tutti questi principi sono stati oggetto. Ciò è vero tanto in Italia quanto, anche se in misura minore, in altre nazioni.

Se allarghiamo il quadro considerando l’ascesa economica (e geopolitica) di paesi con scarse caratteristiche democratiche, Cina in testa, si arriva alla conclusione che stiamo vivendo una fase connotata da una crisi dei sistemi di partecipazione democratica. Questo nonostante la retorica usata dalla maggioranza dei leader mondiali, che amano fregiarsi di auto assegnate patenti di campioni di democraticità. Non è certo la prima volta che ciò accade. Se riandiamo con la memoria storica agli anni ’30 del novecento troviamo, prendendo in esame i principali paesi dell’Europa, la nascita o il consolidamento di regimi autoritari in Italia, Spagna, Germania e Russia. C’è voluta una guerra mondiale per rimuovere una parte di tali tirannie.

Perché parlare di democrazia e della sua crisi? Il mondo libertario spesso mostra un atteggiamento di palese disprezzo nei confronti del cosiddetto sistema democratico, cui viene sprezzantemente attribuito l’aggettivo “borghese”. Vi sono buone ragioni per aggiornare al contesto attuale tale posizione. Innanzi tutto una società libertaria (come dice il termine) deve porsi l’obiettivo di aumentare le libertà individuali e sociali di cui gode la popolazione. Ecco quindi che le conquiste garantite, almeno teoricamente, nelle società democratiche rappresentano la base imprescindibile da cui partire nella costruzione di un modello sociale ed economico più giusto. Perderle significa fare un passo  indietro  nella difficile strada che porta verso la libertà.

Va poi considerato come, alla luce dei rapporti di forza esistenti oggi, la debolezza e, talvolta, l’inconsistenza della presenza libertaria nella maggioranza dei paesi faccia sì che le nostre organizzazioni siano le strutture più gracili contro cui il potere può accanirsi. In realtà, senza il fragile scudo rappresentato dalle garanzie formalmente previste all’interno di un sistema democratico, è in gioco la stessa esistenza del movimento libertario. Ne è testimonianza quanto accaduto nei paesi dell’Europa Orientale, dove la presenza libertaria, dopo decenni di dittature staliniste, è ancor più trascurabile che non in Europa Occidentale.

Con tutto ciò non voglio fare una banale apologia della democrazia borghese. È ben chiaro come, anche nei migliori esempi, tale sistema sia vittima delle inevitabili contraddizioni che si manifestano tra gli interessi dei potenti e quelli della maggioranza della popolazione. Tuttavia è con preoccupazione che si deve guardare il fenomeno del suo deterioramento. Ritengo non vi sia alcuna contraddizione tra la lotta per l’emancipazione sociale e la difesa (o il rafforzamento) delle garanzie di stampo liberale previste  all’interno della società democratiche. Anche per tale ragione, il movimento libertario dovrebbe porsi, come obiettivo intermedio, il raggiungimento di tali garanzie nelle società che oggi ne sono sprovviste.

 
Il potere fa sovente un uso smodato e mistificatorio del termine democrazia. Ma proprio ciò rappresenta un’evidente contraddizione all’interno del sistema autoritario che cerca di proclamarsi democratico. L’esistenza di interstizi, anche di natura legale, all’interno delle stesse istituzioni ci consente una libertà di azione impensabile in regimi assolutisti. Perché dovremmo rinunciare a fare leva sull’incoerenza degli avversari?

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