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Categoria: Dibattiti e opinioni
Creato Martedì, 01 Dicembre 2009

Berlusconi, i giudici, il parlamento, redazionale (n°119)

Non è un caso che questo numero di Cenerentola sia principalmente dedicato ai rapporti tra i diversi poteri (o, se si preferisce, tra le diverse manifestazioni del potere). Da alcuni mesi a questa parte infatti, in Italia, si assiste a scaramucce tra governo, parlamento e magistratura.

Il premier, in poche parole, sostiene che lui, eletto dal popolo, non può essere intralciato da chi, come i giudici, fa parte di una casta che eletta dal popolo non è. I magistrati, invece, sostengono che nessuno può porsi al di sopra delle leggi.

Per questo, dopo aver cercato invano l’immunità personale, Silvio Berlusconi chiede ora che venga  ripristinata l’immunità parlamentare.

E’ questo un istituto che nacque insieme alla moderna democrazia, per proteggere i rappresentanti del popolo dalle angherie dei sovrani, dei nobili e del clero: cioè con intenti progressisti. In Italia è stato abolito in quanto si è sostenuto che, non essendoci più sovrani né nobili, ed essendo stato molto ridimensionato il potere dei preti, veniva utilizzato dai politici soltanto per garantirsi l’impunità.

Non è questa la sede per addentrarsi nel dibattito tra favorevoli e contrari: ciò che è certo è che, in un paese nel quale un uomo che ha alle spalle i trascorsi di Berlusconi viene eletto a furor di popolo, il problema è ben altro, e ben più grave.

Nel frattempo, per stare  tranquillo, il premier ha fatto preparare una legge che fa decadere i processi che durano più di due anni. Molti, nel centro-sinistra e non solo, gridano allo scandalo. A noi, francamente, pare che scandaloso sia farli durare di più. Il problema è che, da un lato, non si possono cambiare le regole a metà di una partita, dall’altro, se davvero si volessero abbreviare i processi, occorrerebbe anche intervenire con adeguati finanziamenti (il che, ovviamente, non è stato fatto).

Ci sono rapporti tesi anche tra governo e parlamento. Quest’ultimo, si dice, è stato ormai ridotto a un organismo che ratifica ciò che decide il governo.

La cosa è evidente a tutti: arrivati a questo punto, al posto dei parlamentari potrebbero sedere tranquillamente delle veline (che, tra l’altro, hanno anche il pregio di essere più fotogeniche). Ma - è il caso di domandarsi – dov’erano coloro che adesso si lamentano (e in particolare gli esponenti del centro-sinistra), quando venivano approvate leggi che trasformavano il sistema quasi-proporzionale in sistema quasi-maggioritario? Dov’erano quando si decidevano assurdi “premi di maggioranza” per “aumentare la governabilità”? A festeggiare.

Non avevano capito che, così facendo, si consegnava un potere pressoché assoluto nelle mani del governo?