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Categoria: Dibattiti e opinioni
Creato Domenica, 01 Gennaio 2012

C'è chi ha messo dei sacchi di sabbia vicino alla finestra, redazionale (n°142)

2012: gli USA arrancano, l’Europa è in crisi, l’Italia in pericolo

L’anno che sta arrivando sarà pesante per tutto il mondo occidentale. Gli opinionisti lo scrivono sui giornali, lo dicono alle televisioni e, questa volta, temiamo abbiano buoni  motivi per affermarlo.

Negli Stati Uniti d’America gli entusiasmi per l’elezione di Barack Obama sembrano del tutto dimenticati. Il film “Le idi di marzo”, che nel mese di dicembre è stato proiettato anche nelle sale cinematografiche italiane, ne è l’ennesima prova: il protagonista, i cui discorsi ricordano molto quelli del presidente americano, non è diverso dagli avversari; i suoi collaboratori sono motivati esclusivamente  dall’opportunismo.

La politica estera di Obama mostra una sostanziale continuità con quella delle amministrazioni precedenti. La crisi economica viene affrontata, come sempre, scaricandola sulle altre nazioni e, in particolare, su quelle europee. C’è chi teme una guerra conclamata tra gli USA e alcuni paesi in via di sviluppo, Cina in testa: ipotesi improbabile ma non impossibile.

Anche l’Europa se la passa male: molti economisti scommettono che l’euro, fortemente voluto da Romano Prodi, non sopravviverà e che, insieme ad esso, morirà il progetto politico dell’unione europea. Ce ne parla Toni Iero nell’articolo di pagina 3.

Messa peggio di tutte le altre nazioni dell’occidente industrializzato è però l’Italia, soffocata dagli interessi sul debito pubblico. Di come venir fuori da questa situazione discutono il Passatore e Toni Iero alle pagine 11 e 12. Certo è che, al di là delle manovre finanziarie, per uscire veramente dalla crisi il paese dovrebbe rifondarsi attraverso una rivoluzione culturale, liberandosi della corruzione e della conseguente (e dilagante) incompetenza: affronta il difficile argomento Roberto Zani alle pagine 5 e seguenti.

Nulla, purtroppo, lascia presagire che ciò accadrà, ma la cosa non esime nessuno dall’impegnarsi in tal senso. I libertari, che sono tra i pochi titolati a farlo (per la coerenza delle scelte etiche e la qualità delle proposte sociali) daranno senz’altro il loro contributo, anche se la scarsità e la frammentazione delle nostra forze non ci permetterà di essere in alcun modo determinanti.

“Se dobbiamo aspettare che ci tirino fuori dai pasticci i libertari - penseranno i lettori – stiamo freschi!”

Appunto: stiamo freschi.

Il problema è che, come sottolinea Zani nella chiusura del suo articolo, in mancanza di alternative un precipitare della crisi aprirebbe la stada a soluzioni autoritarie, non necessariamente identiche, come sembra dire Eugen Galasso a pagina 7, a quelle sperimentate in passato da altri paesi colpiti da crisi economiche, ma non meno reazionarie e liberticide.