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Categoria: Dibattiti e opinioni
Creato Domenica, 01 Aprile 2012

Avanti a sinistra!, redazionale (n°145)

La situazione sta precipitando

Cerchiamo di pensare a un’alternativa

Nel leggere i giornali maggiormente diffusi in Italia, sembrerebbe che, da quando è stato varato il governo Monti, le cose abbiano iniziato ad andar meglio. Ma è sufficiente guardarsi intorno per rendersi conto che non è così. Al contrario, come ci spiega Toni Iero a pagina 3, la situazione economica sta precipitando: il governo tedesco continua ad imporre agli altri paesi europei le sue indigeribili ricette, e quest’ultimi sembrano troppo impegnati nel danneggiarsi l’un l’altro per cercare di fargli cambiare rotta.  

I telegiornali italiani, nel corso del mese di marzo, sono stati occupati dal dibattito sull’articolo 18 dello statuto dei lavoratori. Si sono sentite dire cose incredibili, tanto che abbiamo preferito stendere un pietoso velo: ci limitiamo a riportare, a pagina 4, una breve nota tratta da un (non troppo vecchio) testo universitario.

Tuttavia la gran parte di questo numero di Cenerentola è dedicata alla sinistra. In particolare, a quella parte della sinistra che, attraverso il dibattito, ma anche attraverso iniziative concrete, sta faticosamente cercando una alternativa: a pagina 5 troverete l’intervista a Davide Bono, consigliere regionale piemontese del Movimento Cinque Stelle; a pagina 7 un articolo del Passatore circa il movimento sindacale; a pagina 9 l’intervista di Alessio Lega ai promotori del circolo Scighera, molto attivo a Milano in campo culturale.

Più incentrati su problemi teorici (ma non tanto, come potrete constatare) sono l’articolo di pagina 11, tratto da “A Rivista Anarchica”, cui risponde Luciano Nicolini a pagina 13, e l’articolo intitolato “Amore, aglio e anarchia”, inviatoci da Luigi Corvaglia. Il problema è, ancora una volta, quello del rapporto dei libertari e, più in generale, dei movimenti di emancipazione, con lo stato; un problema che, a nostro parere, nell’attuale momento storico, non ammette un’unica soluzione. Ha senso chiedere allo stato di far pagare le tasse a chi non le ha mai pagate, ben sapendo che assai difficilmente quei denari finiranno nelle tasche dei lavoratori? Ha senso attribuire un valore positivo al rifiuto di pagare le imposte, ben sapendo che in buona sostanza lo possono fare, tra i lavoratori autonomi, soltanto i benestanti?

Ha senso “difendere - come suggerisce Noam Chomsky – certe istituzioni dello stato contro gli assalti che subiscono, pur sforzandosi di costringerle ad aprirsi a una partecipazione popolare più ampia ed effettiva”? O dovremmo, come suggerisce Andrea Papi, “riappropriarci della res/ publica, ora in mano delle varie caste politicanti e finanziarie, cominciando a decidere autonomamente come e dove spendere i soldi messi in comune per le esigenze di tutti”?

Sono questioni che, a nostro parere, devono essere affrontate da tutti coloro che cercano un’alternativa ugualitaria e libertaria alla società capitalistica. Senza la pretesa di trovare la soluzione valida per tutti i contesti: ciò che appare più appropriato in un ambito potrebbe non esserlo in un altro. Occorre, a nostro parere, ragionare a partire dalle situazioni reali e, soprattutto, ovviamente, sperimentare. La stessa nostra rivista,  scaturita da un lungo  ragionamento, è in fondo soltanto un esperimento. Non sappiamo ancora quanto riuscito.