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Categoria: Dibattiti e opinioni
Creato Lunedì, 15 Settembre 2014

Sulla scuola (n°171)

Sulla lotta di studenti e lavoratori della scuola di Usi-Ait Calabriascuola

Anche a proposito della scuola, apriamo il dibattito partendo dall’attualità e, più precisamente, da un volantino prodotto nel mese di luglio dalla Federazione Calabrese dell’Unione Sindacale Italiana con riferimento alle ultime uscite del governo Renzi.

 «L’Usi-Ait Calabria innanzi al vile attacco operato dal Partito Democratico ai danni della scuola, esprime, ancora una volta, profondo sdegno e preoccupazione. Le indiscrezioni che continuano a trapelare, fra beceri tentativi di depistaggio linguistico, non lasciano intravedere nulla di buono per gli studenti ed i lavoratori della scuola.

 

Fra smentite e controsmentite, che non fanno altro che confermare sempre le stesse cose, emerge un disegno di azione terrificante:

 - l’aumento delle ore lavorative fino a 36 ore di servizio, che aprirebbe la strada dell’esubero a oltre la metà dei docenti di ruolo;

- taglio di un anno delle scuole superiori, alla faccia della formazione e della scuola di qualità;

 - licenziamento di massa dei precari con l’eliminazione delle graduatorie d’istituto;

 - dirigenti scolastici-sceriffo che elargiscono premi economici ai docenti più “buoni”;

 - apertura ai privati degli organi collegiali;

 - valutare studenti, scuole e docenti tramite dannosi test invalsi che abituano all’apprendimento mnemonico e non allo studio critico.

In altre parole si vuole creare la scuola dei padroni (i privati che pilotano i dirigenti poichè potranno versare dei soldi alle scuole) con tanti servi cioè gli studenti (che dovranno superare le prove invalsi per far arrivare soldi al proprio istituto) ed, infine, i docenti (servi senza voce che potranno solo essere schiavi di aziende e dirigenti). Una scuola del genere spinge, con forza, gli studenti a essere remissivi, a non essere critici, a non pensare, insomma a divenire ottimi lavoratori servizievoli a basso costo.

La libertà è posta in estremo pericolo perchè si nega agli studenti la possibilità di avere degli strumenti di comprensione del mondo, mentre i docenti sono invitati a piegare la testa e baciare i piedi ai loro datori di lavoro.

Questa è la lotta decisiva per la scuola italiana, una lotta che vede impegnati e coinvolti tutti, uomini e donne, docenti precari e di ruolo, studenti e genitori.

A tutte quelle forze sindacali e politiche che tentano e tenteranno di mettere un cappello alla giusta lotta di studenti e lavoratori, magari credendo di poter entrare nella stessa sì da appropriarsene per poi andare a sedere al tavolo della contrattazione onde avere qualche misera briciola in cambio, e poi potersi fingere i paladini del popolo, noi diciamo che la misura ormai è colma, ricordiamo che le lotte non si decidono a tavolino ma sono la libera espressione dei lavoratori.

No alla contrattazioni, sì all’opposizione! Occorre essere chiari e netti: rifiuto totale di ogni dialogo con il PD e chiunque sia artefice di questo delirio sulla scuola. La sola posizione da condividere è quella che vede generarsi dal basso, con la forza non della violenza ma delle idee, e che chiede una sola istanza di lotta: rigettare interamente e con chiarezza il piano Reggi-Renzi.

Dopo ripensiamo, lavoratori e studenti, a come riformare realmente la scuola, non con i tagli ma con le idee e il rispetto della libertà di ciascuno.

 Usi-Ait Calabria

 16 luglio 2014»

Dalla protesta al progetto di Luciano Nicolini

Il volantino sopra riportato ha il pregio, indiscutibile, di partire da una realtà oggettiva: l’attacco che il governo Renzi sta portando avanti nei confronti dei lavoratori della scuola e, più in generale, della pubblica istruzione. Tuttavia, per i motivi che vado a spiegare, non mi convince completamente.

In primo luogo, con esso si attribuisce al governo una precisa volontà di asservire la scuola pubblica alle esigenze dell’impresa privata. Francamente, faccio fatica a vederla. L’impresa privata, per quello che ne so, richiede da un lato alcune figure professionali estremamente specializzate che, in genere, preferisce formare all’interno dell’azienda, dall’altro, e soprattutto, figure professionali scarsamente specializzate utilizzabili nelle più diverse mansioni. In particolare, con riferimento alla scuola pubblica, mi sembra che Confindustria richieda più laureati, non importa in quali discipline, per poterli utilizzare sulla base delle esigenze del momento.

Gli interventi minacciati dal governo Renzi, in altre parole, mi sembrano più che altro partoriti dalla volontà di effettuare tagli alla spesa pubblica: in tal senso andrebbero “l’aumento delle ore lavorative fino a 36 ore di servizio, che aprirebbe la strada dell’esubero a oltre la metà dei docenti di ruolo”, il “taglio di un anno delle scuole superiori” e il “licenziamento di massa dei precari con l’eliminazione delle graduatorie d’istituto”. Quanto ai “dirigenti scolastici-sceriffo che elargiscono premi economici ai docenti più buoni” e alla “apertura ai privati degli organi collegiali”, mi sembrano piuttosto, rispettivamente, i soliti fastidiosi tributi a una malintesa meritocrazia e ad una, ancor peggio intesa, apertura al mondo del lavoro. Che la scuola pubblica italiana sia, in prima approssimazione, “la scuola dei padroni” lo dicevamo già all’epoca della “contestazione giovanile”, che lo sia rimasta è innegabile, che Renzi la voglia modificare ulteriormente in tale direzione non mi pare sufficientemente dimostrato. È chiaro che un programma di tagli alla pubblica istruzione non potrà che favorire le scuole private, ma non mi sembra che quest’ultime siano in grado, almeno per ora, di rappresentare un’alternativa credibile: si tratta, almeno per ora, di istituti piuttosto screditati.

Venendo poi alle singole proposte criticate dal volantino, il “taglio di un anno delle scuole superiori” non mi vede del tutto contrario. La scuola secondaria superiore è figlia di un grosso pasticcio, e non è mai stata veramente riformata dai tempi di Gentile. È mia opinione che, se adeguatamente riveduta e corretta, potrebbe effettivamente durare un anno in meno. Quanto ai test invalsi, ho provato a sottopormi ad alcuni di essi, e mi sono sembrati, come del resto quelli che vengono somministrati al momento dell’accesso all’università, di pessima qualità. Non vorrei tuttavia che il rifiuto di tali test, e dell’uso improprio che da parte dei dirigenti se ne vuol fare (utilizzandoli come strumenti di valutazione dei singoli insegnanti e dei singoli studenti), si trasformasse nel rifiuto di una valutazione comparativa dei livelli di apprendimento ottenuti nelle diverse scuole italiane. Rivendicare la libertà di insegnamento non significa, a mio parere, rifiutare di sottoporsi a un controllo sull’efficacia dell’istruzione impartita.

Il punto fondamentale è, come conclude il volantino, ripensare “lavoratori e studenti, a come riformare realmente la scuola, non con i tagli ma con le idee e il rispetto della libertà di ciascuno”.

Lasciando da parte, per il momento, il discorso relativo alla scuola privata, che a mio parere ha diritto di esistere, a patto di non utilizzare in alcun modo denaro pubblico, ritengo che la scuola debba essere pubblica e gratuita.

Poichè per fornire una buona istruzione occorrono soprattutto buoni insegnanti (i computer sono utilissimi, ma se ne può anche fare a meno), la prima cosa da fare è riformare l’università, riducendo il numero dei corsi di laurea (ne sono stati creati di veramente assurdi) e, soprattutto, reclutando il personale docente attraverso graduatorie basate su criteri inambigui (e che, possibilmente, non cambino di anno in anno). In secondo luogo, occorre rivedere, come già ho accennato, metodi e programmi della scuola secondaria superiore. Meno arretrata mi sembra la situazione delle scuole elementari e delle medie inferiori (che furono oggetto di profonde riforme nella seconda metà del XX secolo).

Ma qui il discorso si fa piuttosto tecnico, ed inviterei i tecnici a proseguire il dibattito...

Luciano Nicolini