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Categoria: Lavoro e sindacato
Creato Venerdì, 01 Novembre 2013

Quarto StatoLo sciopero generale ha causato "lievi disagi" redazionale (n°162)

Così affermano i quotidiani di regime. Evidentemente chi li scrive non usa gli autobus (e neppure i treni regionali)

Lo scorso numero di Cenerentola si apriva con un articolo intitolato: Venerdì 18 ottobre: sciopero generale. Con esso informavamo i lettori che la mobilitazione contro il governo era stata indetta, unitariamente, da Usb (Unione Sindacale di Base), Cub (Confederazione Unitaria di Base) e Confederazione Cobas, cui si era aggiunta, con una piattaforma autonoma, l’Unione Sindacale Italiana (Usi-Ait).

 “Non c’è da attendersi – scrivevamo – che il Paese rimanga bloccato; e questo non tanto per la latitanza di Cgil, Cisl e Uil, quanto per la scarsa combattività mostrata recentemente dai lavoratori. E’ però probabile che la giornata di mobilitazione si renda ben visibile, perchè il sindacalismo conflittuale, quando si muove unitariamente, ha un notevole peso nel contesto del mondo del lavoro”.

Lo sciopero è stato effettuato, ma quasi nessun quotidiano, nessuna radio, nessuna televisione ne ha parlato. Nessuno ne ha parlato nei giorni precedenti (per evitare di pubblicizzarlo) e ben pochi ne hanno parlato nei giorni successivi. Solo alcuni hanno accennato, il giorno prima, a “possibili astensioni dal lavoro nel settore dei trasporti”; salvo poi comunicare, il giorno dopo, che lo sciopero aveva causato soltanto “lievi disagi” ai viaggiatori.

C’è di più: nessun quotidiano, per quanto abbiamo potuto vedere, ha citato le sigle dei sindacati promotori, cosa che, a nostra memoria, non era mai accaduta prima, nemmeno in occasione di mobilitazioni di portata più limitata. Insomma: la parola d’ordine era “omertà”.

In realtà, almeno nell’Italia Settentrionale, abbiamo potuto constatare che i trasporti sono rimasti quasi completamente bloccati: i treni regionali (con l’eccezione di quelli garantiti dalle norme antisciopero) sono stati quasi tutti soppressi, e nelle città gran parte degli autobus erano fermi. Altro che “lievi disagi”!

Non abbiamo dati certi sulla partecipazione allo sciopero negli enti pubblici ma, dalle poche informazioni in nostro possesso, risulterebbe che, almeno nelle grandi città, si sia astenuto dal lavoro il 10% dei dipendenti: pochi (come avevamo preannunciato) per bloccare il Paese, molti se si considera che nel pubblico impiego, anche in tempi pre-crisi (quando era più facile arrivare alla fine del mese), anche con la partecipazione di Cgil, Cisl e Uil, difficilmente si superava il 30%. Ancora meno sappiamo di quanto è accaduto nel settore privato, tuttavia, nelle aziende che si occupano di servizi, risulta che numerosi lavoratori abbiano scioperato.

Complessivamente, quindi, si è trattato di un (relativo) successo. Il vero problema è che in Italia quotidiani, riviste, radio e televisioni sono strettamente controllati dal governo delle “larghe intese” e che questo, con tutta evidenza, degli scioperi ha una paura folle (alla faccia di chi sostiene che si tratti di armi spuntate).

Sappiamo tutto del cane di Berlusconi e, da qualche giorno, anche dei suoi antenati (ossia, degli antenati del cane); sappiamo tutto dei seguaci di Renzi e delle sue ammiratrici. Ma non ci viene mai detto nulla di ciò che fanno i sindacati conflittuali, così come accadeva, fino a poco tempo fa, per le iniziative promosse dagli amici di Beppe Grillo. Ora che questi ultimi non possono più essere ignorati, tutto ciò che fanno viene sistematicamente travisato: il presidente del consiglio, che ha votato e fatto votare per il mantenimento del “porcellum”, è arrivato a dichiarare in televisione (senza essere smentito dal giornalista che lo stava intervistando) che il porcellum non è stato soppresso per colpa del Movimento 5 Stelle, dell’unico cioè che (insieme a SEL) ha votato la proposta di legge finalizzata alla sua abolizione.

Sarebbe ora di far cessare, una volta per tutte, i finanziamenti pubblici ai mezzi di comunicazione di massa! E a chi afferma che, in tal modo, potrebbero utilizzarli soltanto i padroni, sarebbe ora di rispondere: “Se davvero volete promuovere la libertà di espressione dando a tutti la possibilità di fare informazione, anziché avallare leggi che finanziano gli amici degli amici, create servizi pubblici adeguati. A cominciare da un servizio di distribuzione della stampa alle edicole, utilizzabile da tutti, a prezzi calmierati”. 

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