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Categoria: Letture
Creato Venerdì, 08 Luglio 2022

BabiniAndrea Babini: Tra anarchia e cristianesimo (n°255)

La rivista D.M.C.D./CR.AN. e il movimento cristiano-anarchico

Editore: La Mongolfiera

«Fra le tante domande che il variegato mondo dell’anarchismo si è posto (ma che probabilmente ha smesso di porsi da tempo) c’è anche quella relativa alla coesistenza con il cristianesimo. Che in sé è una domanda piuttosto semplice e scontata, visto l’ambiente culturale in cui gli anarchici si sono trovati a operare da un paio di secoli a questa parte, mentre la risposta invece non lo è affatto. Perché se è vero che il 99% degli anarchici hanno escluso tale relazione, sia in termini di principio che a livello “operativo”, il rimanente 1% ha affrontato, e affronta, la questione in maniera più articolata. E il motivo principale – lo dico anche per esperienza personale, diretta e indiretta – è perché la fede cristiana (declinata perlopiù sottoforma di confessione cattolica) fa o ha fatto parte della propria esperienza di vita, e ad essa si è o si è stati convintamente legati; di conseguenza, anche il “credo” politico non può rimanerne indifferente.

Comprensibilmente, non è possibile affrontare qui l’argomento né dare un ragguaglio anche solo sommario della querelle che ha opposto e oppone coloro che affermano e coloro che negano che sia realistico, sia a parole che nei fatti, proclamarsi ed essere sia cristiani che anarchici, così come ha poco senso liquidare in poche righe le motivazioni degli uni e quelle degli altri, che spesso sono molto più articolate del semplice «non si è mai vista una roba del genere» o, all’opposto, del «ci sono decine di esempi». L’unica, e brevissima, osservazione che mi sento di fare è di metodo: finché si rimane nell’ambito dei “massimi principi” è facile che il 99% di cui sopra abbia la sua parte di ragione, o che comunque faccia molta fatica a capire le motivazioni dell’1%; se invece si vede la cosa in termini, diciamo così di “atteggiamento”, probabilmente si riesce a venirne a capo. Ma anche questo è un discorso che ci porterebbe troppo lontano.

Limitiamoci quindi qui a dare conto di quell’unicum storico rappresentato dalla rivista D.M.C.D./CR.AN., uscita in maniera piuttosto irregolare per un decennio (all’incirca dal 1974 al 1984) e tenuta insieme da un variegato, e mutevole, gruppo di “anarchici cristiani”, o “cristiani anarchici” che dir si voglia, che allora si dissero convinti, e si adoperarono per farlo sapere sia ai “correligionari” che ai “compagni”, che per l’appunto cristianesimo e anarchia potessero stare insieme, e starci bene.

Innanzitutto il nome: la sigla “D.M.C.D.” sta per “distogliere le menti da un mondo disumano”, e fa riferimento a quanto scritto da Aldous Huxley nel suo “Il Mondo nuovo” («Ogni condizionamento mira a fare in modo che la gente ami la sua inevitabile destinazione sociale»), naturalmente con la dichiarata intenzione di “svegliare” coloro che sono stati “ipnotizzati” dal Sistema. Inizialmente, “Cristianesimo Anarchico” (poi accorciato in CR.AN.) è soltanto un sottotitolo, e la rivista lo assume come denominazione principale solo dopo alcuni anni di pubblicazione. La vita della rivista è sostanzialmente divisa in due periodi, quello sardo e quello “continentale”: nasce infatti ad Ales, un paesino in provincia di Oristano, per iniziativa di un gruppo di giovani (di cui solo alcuni credenti cristiani) legati al movimento antimilitarista e in contatto con il Partito Radicale, che ha da poco scelto la “svolta libertaria”. D.M.C.D. all’inizio sono un paio di fogli ciclostilati che escono con cadenza mensile (ma ben presto la frequenza si dilata), su cui compaiono comunicati e prese di posizione perlopiù riguardanti fatti dell’isola (militarizzazione, interventi ecclesiastici e provvedimenti giudiziari). L’animatore principale della rivista si chiama Massimo Pistis, che è poi anche colui che ne rimarca di continuo il carattere cristiano-anarchico. 

Quando, dopo qualche an-no di pubblicazione, Pistis dichiara la sua difficoltà a continuare, dopo un anno per così dire “sabbatico”, la redazione viene passata/presa in carico da Giovanni Spedicati, di origini calabresi ma a Modena per motivi di studio, che in tale città fissa la redazione, composta all’epoca da diversi compagni/e, legati a vario titolo al dissenso cattolico (e in particolare all’esperienza della Comunità Cristiana di Base del Villaggio Artigiano). Siamo all’inizio degli anni Ottanta, e la rivista cambia completamente forma e formato: diventa un fascicolo in formato A5, il numero di pagine aumenta notevolmente, i contenuti si arricchiscono (comprendendo anche poesie e disegni), i temi affrontati variano. Rimane naturalmente la caratterizzazione “ideologica”, che viene espressa non soltanto nel cambio di testata, diventata ufficialmente “CR.AN.” (la sigla D.M.C.D. rimane comunque, ma in second’ordine), e a più riprese attraverso articoli, dello stesso Spedicati e di altri collaboratori, ma anche messa a tema, in un confronto aperto fra sostenitori e detrattori del rapporto fra cristianesimo e anarchia. La rivista, nel passaggio modenese, amplia notevolmente la sua diffusione, contando decine fra collaboratori, abbonati e sostenitori in tutta l’Italia. A tal proposito, una “menzione speciale” va fatta per Eugen Galasso: collaboratore di D.M. C.D. fin dai primi numeri, con il passaggio a CR.AN. ne è sicuramente uno degli animatori più attivi, fino a diventarne – oltreché principale “finanziatore” – direttore responsabile fino alla cessazione delle pubblicazioni». 

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