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Categoria: Letture
Creato Martedì, 07 Gennaio 2003

La lingua che io parlo, di Gualtero Via – raccolta di poesie (n°7)

Domani i pompieri faranno baldoria

Domani i pompieri faranno baldoria

i fuochi rimasti non hanno più storia

oggi, qualcuno se n’è andato in pensione,

senza clamori, nè televisione...

 

Il fuoco, è davvero un pericolo grande,

se non lo conosci, tu stanne distante:

la legna, s’incendia, in un battibaleno

se chi ne fa uso, si comporta da scemo...

 

Da quando il Ministro il fuoco ha abolito

è tutto più bianco, più chiaro e pulito...

C’è anche un discreto ammontare di gente

Che senza corrente, non sa far più niente!

 

Poi ieri, scienziati, credo americani,

han detto che l’uomo ha di troppo le mani:

non le puoi controllare, sono svelte, insolenti,

-soltanto tagliandole, saremo prudenti!

 

E’ chiaro, che scherzo! Ministri, scienziati,

son tutti onestissimi, noti e fidati!

Ognun, della massa, per chi è in alto, va pazzo:

se così non fosse, cambierebbe l’andazzo!

 

Si guardino solo un momento allo specchio:

ogni lor gesto nasce già vecchio.

Tutti pompieri, nessuno fuochista!

A memoria d’uomo, una cosa mai vista!

 

Con questa pensione non c’è da godere

ma non sono a terra, mi resta il mestiere.

Di strade, di boschi, ne esistono ancora,

in queste città non resto un’altr’ora.

 

Ora, scusate, ma sono un po’ stanco

si fa più freddino e parlo da tanto...

Se avete del tempo, fermatevi un poco,

preparo qualcosa...Vi accendo un bel fuoco!

 

La lingua che io parlo non esiste

La lingua che io parlo non esiste

se non in quel momento, e solo in quello,

in cui con vibrazioni e strofe miste

squarciando il bel tacere, io favello.

Ogn'ordine va allora a catafascio

chi arretra, chi s'adira, chi è turbato:

agli altri le grammatiche io lascio

se un cuore almen da me fu mai toccato.

Che crepino i puristi e gl'imbecilli

i preti, i venduti e gli usurai.

Poeti! Al diavolo le glosse ed i cavilli!

Il mondo chiama, svuotate i calamai!

 

Contraso in sette ottave che, del tempo, racconta come avvenne il mutamento

Qual fu la vera causa, vi racconto

per cui da qualche tempo le stagioni

non tengono più i mesi in grande conto

e caldo e freddo han ritmi poco buoni:

non c'entrano le industrie od il cemento

né macchine, né i buchi negli ozoni,

accadde tutto molto, troppo in fretta:

la mente mia ciò ancora non l'accetta!

Ma io devo sgravarmi, o non più retta

sarà la vita mia con questo peso:

vi prego, solo quando l'avrò detta

e questa storia avrete ben compreso

potrete allor gridare alla vendetta

o assolvermi, ch'io me ne vada illeso.

Attenti, ora si narra come fu

che la dolce stagion... Non torna più!

Contrasto fra un rompiscatole e il sole

-Oh, sole, non ti vedo mica bene!

Sei tu che ti nascondi, o forse Giove

di te invidioso annuvola le scene

facendo sulla testa a noaltri piove'?!

T'ho udito, che dicevi: -Mi conviene,

che finché non mi tornin forze nuove

ci sian perturbazioni a profusione

che celino la mia indisposizione!

Fantasticavo al sol di dar lezione

quand'ecco, la finestra si spalanca:

-Chi è che mi reclama?- Fa un vocione

-Chi ha detto che le forze a me mi manca?!

E' il sole! (Ma il rompiscatole non ha proprio creanza, e lo affronta):

-Be', mi dia soddisfazione:

lo sa che cià stancato, a dirla franca,

'sto freddo, ed il piovere a dirotto?

Ce lo vuol far riporre o no il cappotto?

Non s'aspettava forse il mio strambotto

sta il fatto che ristette, un po' silente

(io, ancora un poco e me la favo sotto!)

-'Anvedi 'ste creature: mai contente!

Lo sento borbottare -Mi son rotto!

-Al meteo, che gli pigli un accidente:

Io do le dimissioni, vò in pensione:

Sbrogliatevela voi, la situazione!

(Pensate! Il sole che se ne va in pensione, che smette di splendere in cielo!)

Al ché mi butto a terra, ginocchione:

-Perdoni, messer sole, io scherzavo!

-Non è per me, ma salvi la stagione:

ritorni su a risplendere, sia bravo!

Credetemi, non volle udir ragione.

E ancor piegato a mezzo, lo pregavo

che lui tutto sdegnato, nero nero

lasciò stipendio e impiego, per davvero!

 

Lo so: non mi credete veritiero:

chi stima, questa storia, una storiella

che faccia con la fiamma, un vetro nero

ed attraverso quel, guardi la stella:

vedrà, se ha buoni gli occhi: io son sincero!

Funziona anche benino, è quasi bella...

Ma il sole!... Fate caso, gli è già un mese

che al posto suo c'è un faro giapponese!

 

Snobbati da poeti e intellettuali

Snobbati da poeti e intellettuali,

sovente equivocati dai giornali,

son questi gli sportivi ai giorni nostri

che il bìsnes vuol mutare tutti in mostri.

I pugili, i piloti, i calciatori...

Gli eroi del nostro tempo, sono loro.

Al primo va la fama, insieme all'oro,

ma basta poi che sgarri, lo fan fuori.

Ma pure in 'sto sistema che ognun vede,

nessun può surrogare il guizzo, il piede,

per cui l'entrata in area ed il segnare,

la folla ti scatena ad esultare.

E' vero ch'è un sistema disumano.

Perciò van sopprimendo quella mano

per cui riconoscevi alle varianti

un Lauda, dai comuni mestieranti.

Le corse da quest'anno son letali:

due morti in due gran premi -e gli scampati.

Inscatolati in bare con le ali

così son quei piloti, un po' tarpati.

A Imola c'è un giudice che indaga

che c'è mai da scoprir? La morte, paga.

Perché del pathos il circo non sia privo

bisogna al sacrificio condurre un uomo vivo.

A Senna, che ammoniva, pensò il fato.

E quanti a bara chiusa, han già scordato.

Cos'è che cambieranno? Quasi niente.

Nessun di quei signori dirà -Sono un fetente.

E' tutto. Lo spettacol non s'arresta.

Ma chi paga il biglietto, dove pesta?

C'è un vuoto nel copione, o vado errato?

Non c'è il protagonista. Ci ha lasciato.

 

Che bello sarebbe, potersi svegliare

Che bello sarebbe, potersi svegliare

senz'altro pensiero che leggere, oziare:

telefono zitto, né tele né radio...

la sveglia, a pezzetti, sepolta in armadio!

Ma, stavo sognando, l'avrete capito

e già lì qualcuno mi punta, col dito:

-Che fai, fannullone? Sognare è vietato!

E poi, lo spettacol non è autorizzato:

 

-Il pubblico suolo, in bollo va chiesto:

che cessi il frastuono! E' un ordine, presto!

-Occhèi, me ne vado. La guardia ha ragione...

Ma, a me un dubbio resta: son io qui il coglione?

-Sarem pure ricchi di questo, di quello,

ma un mondo siffatto è più brutto che bello:

non è per offender, ma si vive in serie:

lavoro a comando, al più un po' di ferie...

Lo chiaman "progresso"!... Ma in alto od in basso

siam liberi giusto come oche all'ingrasso!

Lo so che io sbaglio, che san tutto loro

ma a me, manco morto m'avranno nel coro!

Che tutto va bene, e migliori saremo

lo canti chi vuole, con Fazio, a Sanremo!

Canzoni diverse ce n'è troppo poche?

Pensatelo pure, e buon karaoke!

E' bello. ogni tanto, potersi svegliare

senz'altro pensiero che leggere, oziare:

Non è complicato: ci vuole, allegrezza...

 

 

E aver nella testa un po' meno monnezza!

 

 

Gualtiero Via è nato in Calabria nel 1961. Da molti anni vive a Bologna dove ha studiato e si è laureato. Proviene artisticamente dalla poesia. Suoi testi sono apparsi su Opposizioni, Lo Spartivento e Numatak. Nel 1991 ha iniziato a comporre in rima. Diventato cantastorie ha abbandonato il lavoro di educatore.

 

In cinque anni ha composto oltre 100 testi in rima fra poesie, contrasti, zirudelle ed ottave.

Con "La barca Irina" ha ottenuto un particolare successo alla rassegna nazionale dei cantastorie di Casalecchio di Reno e a Ferrara Buskers nel 1996. E' stato il direttore artistico di Budrio Buskers. per contatti: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo."

pagina web: clownerie.supereva.it/gualtier.htm