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Categoria: Cinema
Creato Domenica, 01 Novembre 2015

Riccardo ScamarcioLa prima luce, recensione di Luca Baroncini (n°184)

di Vincenzo Marra

con Riccardo Scamarcio, Daniela Ramirez, Gianni Pezzolla

Vincenzo Marra mantiene l’approccio documentaristico che da sempre caratterizza le sue opere (a partire da “Tornando a casa” del 2001 che gli valse il premio come miglior film alla Settimana Internazionale della Critica del Festival di Venezia). Sotto lo sguardo del suo occhio sensibile questa volta c’è la deriva di una coppia come tante: lui avvocato introverso, lei grafica sudamericana in Italia da sette anni.

I due hanno un bambino a cui vogliono entrambi molto bene e che mantiene in vita il loro rapporto, sempre più fatto di silenzi, non detti e incomprensioni. La ragazza, al limite della depressione, non si sente capita e amata come vorrebbe e all’improvviso decide di tornare al paese di origine con il figlio. Un fulmine a ciel sereno per il marito che si ritrova, di colpo e inaspettatamente, privato dell’amore non tanto della madre, la separazione era nell’aria, quanto del figlio, a cui dedicava tutto il tempo che riusciva e con cui aveva un’intesa forte e viscerale. Un viaggio di quindicimila chilometri lo porterà davanti a una realtà legale e affettiva che non aveva assolutamente previsto, un’odissea lunga e dolorosa, dove alla sofferenza per l’impossibilità di vedere il figlio si somma lo straniamento culturale e geografico.

Marra cerca il più possibile di mantenersi equidistante da ragioni e torti dei genitori: entrambi ne hanno, entrambi hanno sottovalutato dei chiari segnali di disaffezione, entrambi hanno chiuso la comunicazione dando per scontati i sentimenti del partner. Ciò che interessa al regista è però il punto di vista del figlio, attaccato sia alla madre che al padre e costretto a una separazione che non tiene minimamente conto delle sue esigenze.

Marra scrive (è co-sceneggiatore insieme ad Angelo Carbone) e dirige il film con il cuore in mano. Sono i sentimenti il suo punto di partenza e di arrivo, il peso di un’assenza nel rapporto quotidiano, le forzature dei genitori sulla pelle dei figli, le difficoltà della legge di trovare una soluzione equa in grado di non scontentare nessuno. Per farlo si è attentamente documentato incontrando gli appartenenti all’associazione “Figli sottratti”, formata da madri e padri con figli sottratti o rapiti da uno dei due genitori, sia in Italia che all’estero.

Ciò che scorre sullo schermo è l’angosciante ricerca di un punto di intesa. La via crucis impostata da Marra punta all’emozione pura. Nessun orpello, zero intellettualismi, ma una storia semplice affrontata con sincerità. Il disagio arriva forte e chiaro, grazie anche all’apporto del cast, con i due protagonisti attenti a non strafare e a non diventare simbolici portatori di una tesi da dimostrare. Molti gli interrogativi suggeriti. Al proprio vissuto e alla propria sensibilità, come è giusto che sia, il compito di trovare le risposte.

 

 

 

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