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Categoria: Cinema
Creato Martedì, 01 Gennaio 2019

LA FAVORITALa favorita, recensione di Luca Baroncini (n°219)

di Yorgos Lanthimos

con Olivia Colman, Emma Stone, Rachel Weisz, Nicholas Hoult, Joe Alwyn

Yorgos Lanthimos continua il suo graduale cammino verso un cinema solo in apparenza più addomesticato rispetto all’irruenza provocatoria degli esordi (il destabilizzante “Kynodontas” e il labirintico “Alps”) e delle opere che lo hanno portato alla ribalta internazionale (“The Lobster” e “Il sacrificio del cervo sacro”).

Per la prima volta si affida a una sceneggiatura non sua e a un contesto storico (l’Inghilterra del XVIII secolo) che potrebbe apparire completamente estraneo alla sua visione. In realtà le ossessioni messe in scena sono sempre le stesse. Sono infatti i giochi di potere, la manipolazione, i codici di comunicazione, a essere nuovamente approfonditi attraverso il suo sguardo affilato e tagliente. In questo senso il contesto di riferimento è perfetto per portare all’esasperazione i personaggi e il loro bisogno di dominio. Cosa, infatti, è meglio di un regno dove chi comanda (la regina Anna) ha più potere che idee e chi è nell’ombra (Lady Sarah) con le sue idee quel potere è in grado di conquistarlo?

Tutto viene messo in gioco con l’arrivo dell’apparentemente innocua Abigail che farà di tutto per non restare la serva sprovveduta che sembra e di cui tutti all’inizio approfittano vilmente.

Con grande senso del ritmo, piacevole cattiveria e spasso, il regista mostra una realtà grottesca che il grandangolo accentua nei suoi eccessi, mentre suoni fastidiosi e cacofonici la esaltano nel suo stridore; con la complicità di una sceneggiatura che non perde un colpo e di un trio di attrici in stato di grazia ci immerge in una realtà in cui tutti finiamo per ritrovarci. A chi non è capitato di essere “la favorita” del momento, o di lottare contro “la favorita” del momento, oppure di essere colei o colui che quella “favorita” la sceglie? È proprio l’universalità della situazione a renderla attuale e adatta a ogni latitudine, contesto e classe sociale di appartenenza.

Di suo il regista greco ci mette la visione di una realtà dominata dalle pulsioni e deformata dal potere. E non è poco. Non turba, infatti, ma lascia ugualmente il segno e per farlo opta per la linearità e per una provocazione circoscritta all’obiettivo: non limitarsi a compiacere il cinefilo snob in cerca di labirintiche novità, ma abbracciare una platea il più grande possibile. Non proprio addomesticato, quindi, ma sempre in grado di provocare, ferire e insinuare il dubbio.

La protagonista Olivia Colman ha vinto la Coppa Volpi per la migliore interpretazione femminile al Festival di Venezia, ma si distinguono per carisma e sfumature anche le rivali Emma Stone e Rachel Weisz.