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Categoria: Cinema
Creato Mercoledì, 01 Marzo 2023

dropoutThe Dropout, recensione di Luca Baroncini (n°261)

(miniserie tv)

Dalle stelle alle stalle il passo può essere breve. Ce lo ricorda la miniserie televisiva “The Dropout”, disponibile su Disney +, che racconta ascesa e declino di Elizabeth Holmes, nel 2015 “la miliardaria fattasi da sé più giovane e ricca d’America” (secondo la rivista di economia statunitense Forbes) e nell’anno successivo “uno dei leader più deludenti del mondo" (secondo Fortune, altra rivista di economia americana). Non è quindi un caso che se cerchiamo il suo nome su internet compare prima di tutto come truffatrice. Una truffatrice che con la sua startup Theranos (un misto tra “terapia” e “diagnosi”), fondata nel 2003, è stata capace di manipolare e ingannare fior di politici e imprenditori che l’avevano sostenuta (tra cui Henry Kissinger, Bill Clinton, George Shultz, Rupert Murdoch), ma soprattutto centinaia di cittadini americani.

Con le sue “rivoluzionarie” tecnologie la Holmes prometteva di effettuare con una puntura sul dito, quindi con una piccolissima quantità di sangue, esami che invece ne richiedono di più, illudendo sulla possibilità di rendere l’assistenza sanitaria di base un bene accessibile a tutti. Una tecnologia che purtroppo non ha mai funzionato davvero e che determinò, vista la rapida affermazione, molte diagnosi sbagliate. Da qui il fallimento della società.

Da una storia vera così potente e incredibile è stato tratto dall’emittente televisiva ABC News (di proprietà Disney) un podcast che è diventato la base della miniserie di otto episodi. Per una volta, e fa piacere dirlo, tutti necessari per approfondire un personaggio interessante in tutte le sue sfaccettature: il contesto familiare, gli anni di studio, l’abbandono della università, l’unione affettiva e segreta con il dirigente d’azienda milionario Ramesh 'Sunny' Balwani, la determinazione ferrea, l’ambizione sfrenata, la capacità di sfruttare la sua immagine di donna trasformandosi in un brand diventato il simbolo di valori sani e inclusivi. Un sogno americano apparentemente perfetto, ma fasullo, che la miniserie sviscera in modo appassionante e brillante attraverso una narrazione lineare, inframmezzata solo da qualche inserto anticipatorio del processo che crea la curiosità di capire come e quando il sogno si sia infranto. 

Fondamentale la scelta dell’interprete giusta e Amanda Seyfried si rivela tale riuscendo a essere credibile in un range di età che va dall’adolescenza alla piena maturità, con un accurato lavoro di ricerca nel modo di porsi e di parlare per assomigliare il più possibile alla vera Holmes. Per la sua interpretazione più che meritato il Golden Globe vinto quest’anno come migliore attrice in una miniserie o film televisivo.