Cinema
Schermi di Natale, di Luca Baroncini
Le feste natalizie restano un appuntamento imprescindibile per i distributori cinematografici. In un anno come il 2016, in cui l’estate ha visto il vuoto di offerta e la ripresa autunnale ha stentato più che mai, a far quadrare i conti, che restano per fortuna ancora in attivo, è più che altro Checco Zalone con il suo “Quo Vado?” dei record. È quindi con grande trepidazione che gli addetti ai lavori sperano in un Natale ricco di spettatori. I film previsti sono molti, forse troppi, soprattutto quelli italiani e soprattutto le commedie.
Piuma, recensione di Luca Baroncini (n°195)
di Roan Johnson
con Blu Yoshimi, Luigi Fedele, Michela Cescon, Sergio Pierattini, Francesco Colella, Brando Pacitto
Guardando “Piuma”, opera terza dell’apprezzato Roan Johnson dopo ”I primi della lista” e “Fino a qui tutto bene”, ci si trova davanti a un bivio: credere ai personaggi, alla spontaneità dei loro gesti, a un’irresponsabilità molto costruita, a una romanità a tratti debordante, a un “lascia che sia” all’amatriciana che sembra figlio di una certa idea di commedia all’italiana (leggi Paolo Virzì) che più che raccontare la vita vera fatta di carne e sangue la celebra con brio, oppure trincerarsi dietro a un muro di insofferenza con su scritto “mai e poi mai”.
Liberami, recensione di Luca Baroncini (n°195)
di Federica Di Giacomo
Appena sentiamo la parola “esorcismo” pensiamo subito al film di William Friedkin e a Linda Blair che rotea la testa e sputa verde. La realtà può essere molto diversa. L’antropologa Federica Di Giacomo propone un tema tabù, che molto incuriosisce e poco si discute, e prova a sviscerarlo evitando qualsiasi deriva sensazionalistica. I dati statistici parlano di un’emergenza spirituale mondiale, con un numero crescente di preti esorcisti nominati dalla Chiesa per far fronte a un aumento delle richieste.
Questi giorni, recensione di Luca Baroncini (n°194)
di Giuseppe Piccioni
con Marta Gastini, Laura Adriani, Maria Roveran, Caterina Le Caselle, Margherita Buy, Filippo Timi, Sergio Rubini
Quattro ragazze che vivono in provincia. Il quotidiano che scorre e nella sua piattezza travolge. Un viaggio inatteso a Belgrado. Il soggetto del film di Giuseppe Piccioni non è certo originale, ma ricco di possibili spunti. L’amicizia, gli incontri, il tempo che passa, le domande che cercano risposte in un presente confuso, la labilità degli affetti, tutti aspetti in grado di generare un’empatia immediata. Poi c’è lo sguardo del regista, da sempre capace di trovare nei piccoli gesti, nei silenzi e nei non detti, tracce di verità.
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Assalto al cielo, recensione di Luca Baroncini (n°194)
di Francesco Munzi
Francesco Munzi racconta, attraverso un documentario, i dieci anni più caldi del secondo novecento italiano. Si va dal 1967 al 1977, un periodo di grande fermento culturale, di lotte politiche extraparlamentari, dove si incontrano e scontrano ideali, sogni, utopie, violenza e “piombo”. L’originalità dell’approccio di Munzi è nella scelta di far parlare i filmati di repertorio, non quelli istituzionali, però, più facilmente oggetto di manipolazione, ma quelli dei protagonisti dell’epoca.
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Demolition, recensione Luca Baroncini (n°193)
di Jean-Marc Vallée
con Jake Gyllenhaal, Naomi Watts, Chris Cooper, Heather Lind
Dopo “Wild”, elaborazione del lutto di una figlia rimasta completamente sola dopo la morte della madre, il canadese Jean-Marc Vallée intraprende un altro percorso di ricerca di sé scatenato dalla morte di un familiare. Il protagonista è infatti un marito che si ritrova improvvisamente vedovo in seguito a un incidente stradale. Provato da un dolore che fatica a trovare sfogo, l’uomo prende gradualmente consapevolezza di una vita che scopre non appartenergli: non amava la donna che ha perso, ha accettato un lavoro redditizio ma non gratificante grazie agli appoggi del suocero, vive in una casa lussuosa dove tecnologia e comodità non scaldano il cuore.
Il clan, recensione di Luca Baroncini (n°193)
di Pablo Trapero
con Guillermo Francella, Peter Lanzani, Lili Popovich, Gastón Cocchiarale
Un film ambientato nell’Argentina degli anni ’80, tratto da una storia vera. Si pensa immediatamente che abbia a che fare con i desaparecidos e la dittatura militare che dilaniò il paese tra il 1976 e il 1983. Invece l’opera di Pablo Trapero ha sì radici nell’atmosfera di repressione e terrore che caratterizzò l’Argentina di quegli anni (della quale potrebbe essere una metafora), ma è prima di tutto un dramma familiare.
Il piano di Maggie, recensione di Luca Baroncini (n°192)
di Rebecca Miller
con Greta Gerwig, Ethan Hawke, Julianne Moore
Maggie ha un piano. Anzi, due. Prima, infatti, decide che è il momento di avere un figlio e chiede il seme a un ragazzo che si presta diligentemente al compito. Poi, però, scopre all’improvviso l’amore con un antropologo sposato e padre di famiglia e il figlio decide di farlo con lui. Potrebbero vivere felici e contenti, ma sono passati appena trenta minuti di film.
Schermi d’estate, di Luca Baroncini (n°192)
Ha destato molte critiche lo spostamento del kolossal fantascientifico Independence Day: Rigenerazione, di Roland Emmerich, dal 6 luglio, in cui esce in tutto il mondo, all’8 settembre. Sarebbe stato il film di punta dell’estate e lo slittamento della sua uscita, oltre che un autogol (quando arriverà molti lo avranno già scaricato dalla rete), indebolisce un trimestre cinematografico già fisiologicamente molto debole. Con la bella stagione, infatti, il pubblico preferisce altre forme di intrattenimento e dopo lunghi mesi al chiuso non opta come prima scelta per il buio di una sala cinematografica.
Lo Stato contro Fritz Bauer (Der Staat gegen Fritz Bauer) recensione di Irene Carrubba e Eugen Galasso (n°191)
di Lars Kraume
con Burghart Klaussner e Ronald Zehrfeld
Presentato nei cinema italiani solo d’essai e neppure in “pole position” come programmazione (scrivo da Firenze ma credo valga per tutta Italia), questo interessante film di Kraume ha soprattutto il merito di riproporre un personaggio dimenticato (fatto dimenticare), Fritz Bauer (1903-1968) di salde origini ebraiche ma ateo, socialista da sempre, “cacciatore di nazisti” non meno di Simon Wiesenthal, certo più famoso.
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Cannes 2016, di Luca Baroncini (n°191)
Per gli amanti della settima arte il mese di maggio corrisponde al Festival di Cannes, la più grande manifestazione cinematografica competitiva del mondo.
Schermi di primavera, di Luca Baroncini (n°190)
In questo breve riepilogo delle uscite cinematografiche primaverili non parleremo del supereroe in calzamaglia alla terza (o trecentesima?) puntata (Captain America: Civil War), dell’ennesimo capitolo sui mutanti Marvel (X-Men: Apocalisse) e dell’ulteriore tappa nel mondo delle favole non più a cartoni animati (Alice attraverso lo specchio). Ma non parleremo nemmeno del film italiano più atteso, La pazza gioia di Paolo Virzì con Valeria Bruni Tedeschi e Micaela Ramazzotti, selezionato a Cannes nella sezione “Quinzaine des Réalisateurs”.
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Land of Mine – Sotto la sabbia, recensione di Luca Baroncini (n°189)
di Martin Zandvliet
con Roland Møller, Mikkel Boe Følsgaard, Laura Bro, Louis Hofmann
Durante la Seconda guerra Mondiale una delle possibili mete per lo sbarco delle forze alleate in Europa, dirette verso la Germania nazista, era la costa occidentale danese. Per ostacolare l’impresa i tedeschi disseminarono la zona con più di due milioni di mine.
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Mistress America, recensione di Luca Baroncini (n°189)
di Noah Baumbach
con Greta Gerwig, Lola Kirke, Heather Lind, Michael Chernus
Siamo talmente abituati a confrontarci con un cinema, riflesso della società in cui viviamo, dove è obbligatorio essere vincenti, pena l’esclusione dalle cose belle, che trovarsi a tu per tu con due ragazze decisamente non risolte è una boccata d’aria fresca. Tracy è una matricola in un college newyorchese e si sente sola, incompresa e irrealizzata. La madre è in procinto di risposarsi con un uomo la cui figlia Brooke, trentenne, vive anch’essa nella Grande Mela.
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