Stampa
Categoria: Scuola e università
Creato Lunedì, 21 Ottobre 2002

Riforma Moratti, il peso della chiesa, di R. E., da Umanità Nova n. 13 del 14 aprile 2002 (n°2)

La Riforma Moratti, è già stato detto ed è bene ripeterlo, si inserisce perfettamente nel solco dei provvedimenti presi dai precedenti governi, tra i quali si sono distinti per zelo quelli del centro-sinistra. Rispetto ai provvedimenti presi o prospettati nel recente passato, quelli in via di attuazione sono senz'altro più duri e dirompenti, ma è questione che, questa volta, si punta alto, si punta a "concludere il lavoro", se non troveremo modi ed energie per fermare questa brava gente.

Quella della Moratti è una riforma che a mio parere mira ai seguenti quattro obiettivi fondamentali.

- Risparmiare sulla spesa pubblica tagliando drasticamente il numero degli addetti. Si parla di alcune centinaia di migliaia di docenti nei prossimi dieci o quindici anni e la cifra, per assurda che possa apparire, è del tutto attendibile. È quella di cui parlava qualche anno fa un certo Norberto Bottani, se non vado errato ora consigliere della signora ministro, in un suo libro dal titolo significativo "Professoressa addio".

- Favorire ed estendere la scuola privata, sia foraggiandola cospicuamente con le risorse tolte a quella pubblica sia procurandole clienti attraverso l'abbattimento della capacità concorrenziale di quest'ultima (diminuendone la qualità) e determinando quindi lo spostamento di consistenti fette di "utenza" in grado di pagare.

- Ridurre la cultura, in modo definitivo e irreversibile, a una merce; infatti, secondo l'ideologia corrente soltanto ciò che si può vendere e comprare, soltanto ciò su cui si può realizzare un profitto, ha ragione d'essere. Il resto è niente.

- Stroncare una categoria di lavoratori, gli insegnanti, che non sono certo né sono mai stati dei rivoluzionari, ma che per la particolarità del loro lavoro e al di là delle loro caratteristiche politiche e culturali sono ancora abbastanza "liberi" e non sottoposti né addestrati ad una rigida disciplina d'azienda.

All'interno di questo schema, che può apparire semplicistico e che avrebbe bisogno di alcuni chiarimenti ed approfondimenti (ad esempio, vedere quanto la scuola pubblica sia ancora tale vista l'autonomia e la trasformazione in azienda, quanto sia stata o sia "pubblica" e non, invece, "di stato" con tutto ciò che ne consegue), meriterebbe particolare attenzione un aspetto di cui a volte si fa cenno, ma che a mio avviso viene passato, non certo nell'ambiente anarchico, è vero, un po' troppo sotto silenzio: l'ingerenza della chiesa cattolica.

Della Chiesa cattolica non siamo mai riusciti a liberarci, ma da qui in avanti, se negli ambienti laici in generale non si rinvigorisce la lotta e non si riscopre il gusto salvifico dell'anticlericalismo, la situazione andrà peggiorando a vista d'occhio.

Le scuole private, che come si sa sono in buona parte in mano ai preti, hanno ricevuto e riceveranno sempre maggiori finanziamenti; inoltre, gli istituti che vengono riconosciuti sulla base della cosiddetta "parità" aumentano di numero ogni giorno che passa. In altre parole, se fino a qualche tempo fa questi inquinatori delle coscienze umane dovevano un po' arrangiarsi per pagare gli stipendi ai loro dipendenti (senza con questo voler dire che abbiano mai avuto grandi difficoltà) e anche, alla fine, mandare i loro studenti al vaglio degli esami nelle scuole pubbliche, da cui venivano giustamente falcidiati, adesso si vedono non soltanto lautamente finanziati, ma anche riconosciuti e perciò autorizzati a giudicare da se soli il livello di preparazione di un'utenza che profumatamente e, suppongo, non a vuoto, li paga. Ciò, si capisce, porterà loro un aumento delle iscrizioni.

Non è finita. I docenti che lavorano nelle loro scuole, se non sono quelli della scuola pubblica che ci vanno a tempo perso per arrotondare (qualche caso c'è), sono stati assunti non tramite concorso, cioè con almeno una parvenza di serietà ed imparzialità, ma sulla base di criteri clientelari e sull'adesione a valori, cultura e mentalità perfettamente aderenti a quelli della chiesa cattolica e del padrone. Nonostante ciò, sono "parificati" e posti sullo stesso piano di quelli della scuola pubblica. Ragion per cui, il laureato un po' somaro e dalla cultura piuttosto nozionistica, nipote del monsignore o assiduo frequentatore di parrocchie che ha trovato lavoro nella scuola privata, si trova a scavalcare in graduatoria il docente precario "pubblico" con dieci anni di anzianità e un paio di concorsi superati, dalle graduatorie dei quali, per sfortuna, mai si è attinto.

Ancora. Sono stati immessi in ruolo alcune decine di migliaia di docenti di religione cattolica. Trattandosi di precari, qualcuno potrebbe dire che la cosa è in se positiva, ma io non sono d'accordo. Si tratta infatti di precari un po' "particolari" sulla cui "particolarità" basterebbe a far riflettere il fatto che sono entrati in ruolo senza alcuna difficoltà nonostante siano nominati dalle curie, cioè da uno stato estero, mentre altri, da decenni "utilizzati" dallo stato in discipline che non sono "opzionali", come lo è per ora la religione cattolica, vengono lasciati fuori o licenziati.

Questa loro assunzione potrebbe risultare devastante. Anzi, lo è già e potrebbe diventarlo ancor di più. Questi docenti possono, volendo (e chi non lo vorrà), passare ad altra cattedra, così come possono avvalersi di questa possibilità qualora la curia che li ha nominati li disconosca e revochi loro l'incarico, magari perché hanno divorziato o perché si scopre che hanno l'amante o perché usano il preservativo. Siccome i posti di IRC (Insegnamento Religione Cattolica) resi liberi da questi transfughi od esonerati, saranno coperti con nuove nomine curiali, se ne deduce che nel giro di un decennio i posti di docente che saranno scampati alla falcidia dei provvedimenti Moratti, saranno in parte consistente coperti da individui allevati nei seminari, negli oratori e nelle università cattoliche.

Se a tutto questo aggiungiamo i vari cardinal Tonini piazzati nelle commissioni che hanno il compito di stabilire la linea deontologica del docente e foraggiare enti privati presso i quali gli studenti dovranno procurarsi i certificati di credito per le materie eliminate (la Religione cattolica sarà una delle poche obbligatorie e intoccabili), alla fine uno si domanda se per caso non siamo cittadini del vaticano. E ci rispondiamo che sì, i tempi di Porta Pia sono lontani e la lunga marcia iniziata con Gentiloni, proseguita con Mussolini, il "compromesso storico" e Craxi, è giunta al suo traguardo. E quindi è il tempo di ripartire all'attacco perché mai come ora le idee di rivolta, di anticlericalismo, di libero pensiero, sia pure minoritarie, sono attuali e urgenti per la salvezza umana. Tanto per restare in tema.