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Categoria: Ambiente
Creato Martedì, 01 Giugno 2010

A proposito di acqua e referendum, di Lucrezia Avitabile (n°125)

Il 24 aprile 2010 il Forum dei Movimenti dell’Acqua ha attivato in tutta Italia la campagna di raccolta firme per promuovere un referendum con la parola d’ordine “Liberiamo l’acqua”. Si tratta di tre quesiti referendari che riguardano la gestione del servizio, vediamoli nel dettaglio :

Primo quesito:

«Volete voi che sia abrogato l’art. 23 bis (Servizi pubblici locali di rilevanza economica) del decreto legge 25 giugno 2008 n. 112 “Disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria” convertito, con modificazioni, in legge 6 agosto 2008, n. 133, come modificato dall’art. 30, comma 26 della legge 23 luglio 2009, n. 99 recante “Disposizioni per lo sviluppo e l’internazionalizzazione delle imprese, nonché in materia di energia” e dall’art. 15 del decreto-legge 25 settembre 2009, n. 135, recante “Disposizioni urgenti per l’attuazione di obblighi comunitari e per l’esecuzione di sentenze della corte di giustizia della Comunità europee” convertito, con modificazioni, in legge 20 novembre 2009, n. 166?»

Con il primo quesito si vuole abrogare l’art. 23 bis del Decreto 112 dell’estate del 2008 che ha dato popolarità al ministro Brunetta quale persecutore del dipendente pubblico fannullone. Ebbene, mentre i mezzi di comunicazione osannavano la crociata di Brunetta contro i parassiti della società, in tutto silenzio l’art. 23 bis del suddetto Decreto prevedeva la privatizzazione dell’erogazione dei servizi pubblici, tra i quali l’erogazione dell’acqua. Il provvedimento è conosciuto come Decreto Ronchi perché ci si riferisce all’art. 15 del decreto - legge 25 settembre 2009, n. 135, convertito, con modificazioni, in legge 20 novembre 2009, n. 166 che ha apportato qualche modifica all’art. 23 bis del Decreto 112.

Con l’entrata in vigore di questo articolo, i comuni devono affidare la gestione del servizio idrico a società private attraverso gara oppure a società a capitale misto pubblico-privato, all’interno delle quali il privato sia stato scelto attraverso gara e detenga almeno il 40%.

Il ministro Ronchi dice che così si combattono i monopoli e le inefficienze e si garantisce ai cittadini una qualità migliore e prezzi minori. Ma già oggi abbiamo l’esperienza di servizi gestiti da privati del tutto antieconomici, perchè quando un modello è basato sul profitto, l’azienda fa solo quello che è redditizio a discapito della qualità. E l’unica rimostranza permessa al cittadino, diventato intanto cliente, è inveire contro un malcapitato precario di un call center che non sa neanche di cosa si sta parlando.

Secondo quesito:

«Volete voi che sia abrogato l’art. 150 (Scelta della forma di gestione e procedure di affidamento) del Decreto Legislativo n. 152 del 3 aprile 2006 “Norme in materia ambientale”, come modificato dall’art. 2, comma 13 del decreto legislativo n. 4 del 16 gennaio 2008? »

Il secondo quesito vuole abrogare l’art. 150 Testo Unico Ambientale 152/06 perchè la sola abrogazione dell’art. 23 bis, non garantisce la ripubblicizzazione del servizio idrico; infatti molti comuni italiani hanno già scelto la strada della privatizzazione prevista dal decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267. Quindi è dal 2000 che si avvia lentamente questo processo di privatizzazione, ma i movimenti scesi in campo si propongono di impedire che l’acqua venga gestita da società di capitale e/o con logiche privatistiche e di profitto. Solo alcuni Comuni italiani gestiscono il servizio idrico in economia ovvero in modo formalmente e materialmente interno, con propri dipendenti e proprie strutture (il che sarebbe impedito con il Decreto Ronchi).

Terzo quesito:

«Volete voi che sia abrogato il comma 1, dell’art. 154 (Tariffa del servizio idrico integrato) del Decreto Legislativo n. 152 del 3 aprile 2006 “Norme in materia ambientale”, limitatamente alla seguente parte: “dell’adeguatezza della remunerazione del capitale investito”?»

Si vuole abrogare la norma che dà diritto al gestore di fare profitti sulla tariffa prelevando comunque sulle nostre bollette il 7% a remunerazione del capitale investito.

L’Italia dei Valori ha promosso autonomamente un proprio referendum sull’acqua che si propone di combattere soltanto il decreto Ronchi, lasciando ai comuni la scelta di gestire il servizio idrico in proprio o attraverso società così come avviene oggi.

Intanto i movimenti hanno già raccolto oltre 500.000 firme.