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Categoria: Ambiente
Creato Lunedì, 02 Maggio 2022

antenneOnde elettromagnetiche, di Elena Dalbasso (n°253)

Appare sempre più evidente che le onde elettromagnetiche hanno un impatto negativo sugli organismi viventi. È un argomento difficile da affrontare: non si percepisce la pericolosità delle onde in quanto non sono visibili, non emettono rumori e non spargono odori. Ma autorevoli studi epidemiologici e prove sperimentali hanno dimostrato gli effetti negativi dei campi elettromagnetici sugli esseri viventi

Bologna è stata la prima città italiana ad occuparsi del problema: nel 1996, il Comune organizza la prima commissione scientifica per valutare i rischi legati all’esposizione ai campi elettromagnetici, generati sia dalle cabine elettriche che dalle antenne di telefonia mobile, nelle scuole, e più in generale per cercare di regolamentare il settore. Vengono così fissati i primi limiti all’esposizione.

Solo nel 2001 il governo comincia a trattare l’argomento quando, con la Legge Quadro 36, stabilisce i principi sulla protezione dall’esposizione ai campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici, senza fissare ancora i limiti. 

Perché questo avvenga dobbiamo attendere il 2003 quando viene stabilito che è di 20 V/m il limite di campo elettrico a difesa degli effetti a breve termine e di 6 V/m quello per la protezione dai possibili effetti a lungo termine all’interno di edifici in cui si sosta non meno di 4 ore; questi valori venivano calcolati su una media di 6 minuti.

Nel 2014 assistiamo a un primo attacco ai limiti di esposizione a onde elettromagnetiche, quando il governo Monti, per promuovere il 4G, introduce una modifica nella misurazione: la media non viene più calcolata su 6 minuti ma su 24 ore. Questo fa sì che durante i momenti di maggior traffico siamo irraggiati oltre i valori stabiliti per proteggere la nostra salute.

I limiti così definiti, anche se meno protettivi, non vanno ancora a genio alle compagnie telefoniche; per questo motivo i governi che si sono succeduti negli ultimi anni hanno più volte tentato di innalzare le soglie, di semplificare le procedure per lo sviluppo dei sistemi di telecomunicazione e di esautorare i sindaci, che rappresentano la massima autorità sanitaria locale con il compito di difendere la salute delle cittadine e dei cittadini.

L’ultimo attacco alla nostra salute è rappresentato da una serie di emendamenti al Decreto “Concorrenza” in discussione al Senato. Con l’obiettivo di semplificare ulteriormente le procedure di autorizzazione e installazione degli impianti di telefonia mobile e di accelerare le procedure di digitalizzazione, è stata presentata dal PD, da Italia Viva e dalla Lega, una serie di emendamenti che annulla ogni competenza dei Comuni sulla regolamentazione e pianificazione dei territori,  sulla tutela del paesaggio e della salute dall’inquinamento elettromagnetico.

In sintesi gli emendamenti provocherebbero: 

- l’innalzamento dei limiti elettromagnetici, fino al valore di 61 V/m. Visto che in Italia si misurano su una media 24 ore, significherebbe praticamente non aver nessun limite;

- per i Comuni, la perdita della competenza di minimizzare l’esposizione della popolazione ai campi elettromagnetici;

- l’eliminazione del concetto di siti sensibili (es. scuole, ospedali, ecc.)

- l’abolizione della possibilità di negare il permesso per l’installazione di una antenna da parte di un Comune in virtù del vincolo paesaggistico;

- l’eliminazione dell’autorizzazione antisismica dai documenti propedeutici e l’abolizione del certificato di collaudo dell’impianto di telefonia mobile;

- la cancellazione dei canoni di concessione (se un’area pubblica è stata data ad un altro soggetto questa può essere occupata da impianti di telefonia mobile senza canoni);  

- l’obbligo di esproprio, da parte dei comuni, di proprietà private (anche quelle con impianti già esistenti).

Infine c’è da precisare che l’approvazione di questi emendamenti non mira a migliorare i collegamenti e i servizi di comunicazione in aree dove il segnale è carente ma sarebbe solo a beneficio delle  Tower company, le aziende che gestiscono le infrastrutture su cui vengono installate le antenne. Ovviamente le Tower company avranno interesse a caricare su ogni singola infrastruttura quante più antenne possibile e di diversi operatori:  per questo chiedono l’innalzamento dei limiti. Per contro le aree poco appetibili continuerebbero a non essere ben servite.

L’approvazione di questi emendamenti avrebbe come conseguenza l’installazione di impianti senza alcuna forma di gestione e controllo, senza alcuna programmazione; e i Comuni perderebbero le funzioni di governo del territorio previste dalla Costituzione. 

Le ultime notizie ci dicono che ancora una volta è stato scongiurato l’aumento dei limiti, in quanto nella fase preliminare di valutazione degli emendamenti nella X Commissione del Senato è stato dichiarato improponibile quello firmato dal senatore Giacobbe (PD) che richiedeva il passaggio dalla media cautelativa dei 6 V/m ai 61 V/m, perché ritenuto estraneo ai contenuti del disegno di legge.

A titolo informativo, il senatore Giacobbe è stato eletto nella Circoscrizione: “Africa, Asia, Oceania, Antartide” ed è residente in Australia.

Purtroppo non abbiamo notizie positive sugli altri emendamenti e bisognerà continuare a vigilare perché è probabile che il governo torni all’attacco per innalzare i limiti.

 

 

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