La popolazione italiana e il covid-19, redazionale (n°254)
È stata pubblicata dall’Istat, il 22 aprile, una breve sintesi sullo stato della popolazione italiana. Convinti dell’importanza che hanno i fenomeni demografici nell’indirizzare il futuro delle popolazioni, commentiamo brevemente i dati in essa contenuti, confrontandoli con la situazione precedente alla diffusione del covid-19.
«Al 1 gennaio 2022 – scrive l’Istat - in Italia risiedono 58.983.122 persone, il 48,7% sono uomini, il 51,3% sono donne e l’8,8% sono persone con cittadinanza straniera».
La popolazione residente sarebbe quindi lievemente diminuita rispetto al primo gennaio del 2020 (quando risultava costituita da 59.641.488 abitanti) a causa della bassa natalità, della mortalità connessa al covid-19, del diminuito potere di attrazione del Paese nei confronti dei migranti.
«L’età media della nostra popolazione – prosegue il comunicato - è di 46,2 anni e la suddivisione per classi di età ci dice che: il 12,7% delle persone ha tra 0 e 14 anni; il 63,5% delle persone ha tra 15 e 64 anni; il 23,8% delle persone ha dai 65 anni in su e 20.159 persone hanno 100 anni e più»: una situazione tranquillamente sostenibile (quasi due terzi della popolazione è in “età attiva”).
È senz’altro da sottolineare il dato relativo agli ultracentenari: quest’ultimi, soltanto cinquant’anni fa, al censimento del 1971, risultavano essere 207 in tutta l’Italia. Ora sono quasi cento volte di più, a dimostrazione dei progressi recentemente fatti in campo medico, i cui effetti sono andati a sommarsi a quelli dei miglioramenti nell’igiene pubblica e, soprattutto, privata, che avevano ridotto drasticamente la mortalità nei cento anni precedenti.
Sulla distribuzione per età della nostra popolazione incidono «due indicatori molto importanti, come la speranza di vita alla nascita, oggi di 84,7 anni per le donne e di 80,1 anni per gli uomini, e il numero medio di figli per donna, oggi pari a 1,25». Questi (calcolati “per contemporanei”) risultavano, rispettivamente, 85,4, 81,1 e 1,27 nel 2019, prima della epidemia di covid-19.
La speranza di vita alla nascita sarebbe quindi lievemente calata, soprattutto per i maschi, e lievemente calata sarebbe anche la tendenza a fare figli.
«L’età media della madre al parto si attesta a 32,4 anni e quella del padre alla nascita del primo figlio a 35,5 anni». (risultavano essere 32,1 e 35,6 nel 2019).
«Sappiamo anche che in Italia abitano 25,6 milioni di famiglie, così distribuite per numero di componenti: il 33,2% ha un solo componente; il 27,7% ha due componenti; il 18,9% ha tre componenti; il 15,2% ha quattro componenti; il 3,9% ha cinque componenti; l’1,2% ha 6 o più componenti».
Risulta chiaro che il tempo delle grandi famiglie è decisamente finito, ma non va dimenticato che spesso genitori e figli, pur non vivendo nel medesimo appartamento (e risultando quindi appartenenti a famiglie diverse) abitano piuttosto vicini e si sostengono a vicenda.
Il comunicato offre infine alcuni indicatori sui matrimoni e le unioni civili celebrati nel 2020: «96.841 i matrimoni celebrati, di cui il 71,1% in Comune, il 19,4% con almeno uno sposo straniero e il 28,0% con almeno uno sposo alle seconde nozze o successive; 1.539 le unioni civili tra partner dello stesso sesso».
Risultano quindi pochi, nel complesso, i matrimoni concordatari (celebrati cioè in chiesa ma aventi valore anche per lo stato), pochissime le unioni civili tra persone dello stesso sesso.