L’Italia in cifre, di Luciano Nicolini
Luci e ombre di un paese difficile da comprendere
Capita spesso, nel consultare i documenti prodotti dalla sinistra, di leggere descrizioni secondo le quali la popolazione italiana se la passa assai male, anzi: sempre peggio. In fondo è normale che sia così. Chi desidera un paese di persone libere, uguali e solidali, che vivono in pace con gli altri popoli e in armonia con l’ambiente, non riesce ad accettare il fatto che, nel XXI secolo, vi siano ancora in Italia persone che muoiono sul lavoro o per malattie facilmente evitabili e curabili, che faticano ad arrivare alla fine del mese, che sono soggette a intollerabili limitazioni della propria libertà. Per non parlare delle guerre in cui siamo coinvolti e delle catastrofi che, periodicamente, colpiscono il paese.
Coloro poi che, come lo scrivente, risultano piuttosto attempati e hanno vissuto tempi caratterizzati da grandi aspettative riguardo al futuro, faticano ancor più ad accettare tutto questo e, spesso, rischiano di esprimersi circa i tempi che corrono senza la necessaria lucidità. Anche per questo, ogni tanto, è opportuno dare un’occhiata ai numeri.
La popolazione
Iniziamo con qualche informazione relativa alla popolazione residente, che ammonta a circa 59 milioni di persone. Saltano agli occhi i dati della speranza di vita alla nascita, che nel 2023 risulta essere di 81,1 anni per i maschi e 85,2 anni per le femmine: non male, anche considerando che soltanto mezzo secolo fa era più bassa di una decina d’anni. Il Tasso di Fecondità Totale calcolato per Contemporanei (più noto come “numero medio di figli per donna”) risulta di 1,24: pochi secondo alcuni, ma non per chi saggiamente riflette sul fatto che nel pianeta siamo in troppi (otto miliardi!) e lo stiamo già inquinando gravemente, con le catastrofiche conseguenze che sono sotto gli occhi di tutti.
Non molto alto è poi l’indice di dipendenza, che rapporta le persone in età non attiva (0-14 e 65-..), persone che spesso necessitano assistenza, a cento persone in età attiva (in età 15-64): il suo valore nel 2023 risulta 57,4, lievemente più alto rispetto a mezzo secolo fa, ma assai inferiore a quello che si registrava in Italia all’inizio del Novecento, quando cento persone in età attiva ne dovevano sostenere quasi settanta in età non attiva.
Gli stranieri
Desta preoccupazione, in gran parte dell’opinione pubblica, la residenza di cittadini stranieri: al 1.1. 2023 risultavano essere circa 5 milioni (l’8,7% della popolazione residente); poco più della percentuale relativa alla Unione Europea (8,4%), ma assai meno degli stranieri residenti in Germania (13,1%) e in Spagna (11,4%). La sinistra (nel bene e nel male) finge di non vederli. La destra si divide tra chi li vede come pericolosi concorrenti (soprattutto tra i più poveri) e chi come utile manodopera con poche pretese (tra i benestanti). È ovvio che l’immigrazione comporta problemi di integrazione (fu così anche con riferimento agli Italiani immigrati all’estero) e che contribuisce, sia pure in maniera limitata, a tenere bassi i salari (se, per esempio, non esistessero le badanti, lo stato dovrebbe garantire, tramite assunzioni, un’assistenza adeguatamente retribuita).
Comunque la si pensi, ciò che ci dicono i dati è che al momento non siamo di fronte a una “invasione”: gli stranieri residenti riempiono a malapena i buchi demografici conseguenti alla bassa fecondità delle donne italiane.
Sicurezza
Va di moda chiamare statistiche sulla “sicurezza” quelle che riguardano i delitti (la sicurezza di poter godere di un reddito e quella di poter accedere alle cure non sono contemplate…) ed è proprio in questo campo che arrivano le migliori sorprese. Se infatti consideriamo i soli dati attendibili (quelli sugli omicidi, essendo gli altri delitti, comprese le violenze, scarsamente denunciati) scopriamo che nel 2021, in un’Europa in cui si va dai 5,18 omicidi per 100.000 abitanti della Lettonia agli 0,39 di Malta, l’Italia ne conta 0,51. Meglio di noi fanno solo Lussemburgo, Irlanda, Cechia, Slovenia e, appunto, Malta: una realtà ben diversa da quella descritta dai governanti al fine di aumentare i poteri della polizia…
Nel 2022, nel nostro paese, il 48,4% delle donne assassinate è stato ucciso dal proprio partner (o ex partner), un altro 34,1% da un parente: per loro, insomma, il luogo meno “sicuro” è la famiglia.
Condizioni economiche
Ed è purtroppo alla famiglia che si riferiscono in generale le statistiche ufficiali (tutti i dati riportati nell’articolo sono di fonte ISTAT) quando si parla di condizioni economiche. Meglio sarebbe riferirsi agli individui, ma (data la vicinanza al Vaticano) viene fatto raramente.
Nel 2022 la spesa media mensile delle famiglie italiane ammontava a 2.625 euro. Di questi solo 482 erano destinati a consumi alimentari (escluse le bevande alcoliche) e ben 1010 ad abitazione, acqua, elettricità, gas e relative manutenzioni. Ma si tratta della famosa “media del pollo” resa famosa da Trilussa. In realtà il 50% delle famiglie italiane aveva un reddito inferiore ai 2.248 euro mensili e quindi, tolte le spese per la casa e gli alimenti, gli rimaneva ben poco. Conseguentemente, la percentuale di individui in condizione di povertà assoluta è risultata del 9,7% (contro il 9,1% dell’anno precedente). E ciò non va bene!
Istruzione e sanità
Altre note dolenti sono quelle relative all’istruzione e alla sanità: nel 2023, il 34,8% dei residenti in età tra i 25 e i 64 anni non era in possesso di un titolo di studio più elevato rispetto alla licenza media inferiore. E, quel che è peggio, il 10,5% dei giovani tra i 18 e i 24 anni aveva abbandonato gli studi dopo aver conseguito, al massimo, tale titolo.
Ovvio che costoro provengono, in gran parte, da quelle famiglie che vivono in condizione di povertà assoluta, e che molti di loro non riusciranno ad emanciparsi da questa condizione.
Per ciò che riguarda lo sfascio della sanità il discorso sarebbe lungo, basti ricordare che nel 2021 i posti letto ospedalieri risultavano 3,1 ogni mille persone (contro i 5,6 della Francia e i 7,8 della Germania)…
Consola il fatto che, ciò nonostante, come ho ricordato, i dati relativi alla speranza di vita alla nascita sono rassicuranti. Ma quanto potrà durare?
Ambiente
Qualche parola, infine circa l’inquinamento ambientale. Nel 2022 le emissioni dei gas serra, responsabili di gran parte del cambiamento climatico, sono rimaste sostanzialmente inalterate rispetto all’anno precedente (come se nulla stesse accadendo!).
E, sempre nel 2022, sono stati rilevati ben 303 rifiuti marini spiaggiati ogni cento metri di spiaggia (contro i 273 dell’anno precedente).
A mo’ di conclusione
“Mala tempora currunt” (= corrono brutti tempi)?
Sì, ma in Italia, in passato, si è visto di peggio.
“Et peiora parantur” (= e peggiori si preparano)?
Purtroppo è probabile. Ma siamo ancora in tempo per evitarlo. E, se all’impegno si affiancherà l’intelligenza, a costruire un futuro migliore.