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Categoria: Dibattiti e opinioni
Creato Martedì, 10 Novembre 2020

social 2Social network ed elezioni, di Luciano Nicolini (n°237)

È stato pubblicato, su “Il Fatto Quotidiano” del 28 settembre, un  interessante articolo di Marco Venturini, che prende in considerazione i risultati delle recenti elezioni regionali in relazione all’utilizzo dei social network.

Marco Venturini è un consulente dei politici, uno di quelli che, come dichiara esplicitamente, li invita spesso e volentieri a utilizzare i social network per la loro propaganda.

Nonostante questo inizia così l’articolo: «Più soldi spendi sui social, meno voti prendi. A guardare i dati sembra essere questa la nuova regola di comunicazione politica che emerge dalle ultime elezioni regionali.

Sia i numeri dei voti sia quelli dei soldi spesi su Facebook e Instagram sono pubblici (…)

Eccoli in sintesi:

- In Campania  Stefano Caldoro ha speso oltre 32 mila euro per sponsorizzare i propri post. De Luca non ha speso un euro. Risultato: De Luca ha fatto più del triplo dello sfidante, vincendo 69,5% contro 18%.

- In Puglia Raffaele Fitto ha speso 29mila euro su Facebook. Michele Emiliano ne ha spesi 13mila. Risultato: ha vinto Emiliano con il 46,8%, contro il 39% di Fitto.

- In Veneto Luca Zaia ha preso il 76,8% spendendo zero euro su Facebook. Il candidato di centrosinistra Arturo Lorenzoni ha speso circa € 4.000, prendendo il 15,7%.

- In Liguria Giovanni Toti non ha speso un euro prendendo il 56%, mentre Ferruccio Sansa, candidato dell’alleanza Pd-M5S ha speso € 5.800 circa, raccogliendo il 39% dei voti.

- Nelle Marche Francesco Acquaroli  ha speso circa mille euro, mentre Maurizio Mangialardi ne ha spesi € 9.900. Dieci volte di più. Eppure ha perso di 12 punti, prendendo il 37% contro il 49% di Acquaroli.

- Unica eccezione, quella di Eugenio Giani in Toscana. Lui ha speso 32.358 euro vincendo 48 a 41% contro la leghista Susanna Ceccardi  che ha speso 25.453 euro».

Ciò non significa, secondo Venturini, che utilizzare i social per la propaganda non serva, bensì che «una forte presenza sui social, da sola, non basta a conquistare la fiducia degli elettori».

Molto più importante è la presenza su giornali e televisioni, e questo vale anche per Beppe Grillo che, prima di sviluppare il suo blog, «in realtà era già famoso da decenni in Italia grazie alla tv, prima del suo impegno politico».

Fino a qui mi trovo d’accordo. 

Venturini mi convince assai meno quando afferma che: «affinché i media tradizionali riprendano i tuoi post o le tue uscite pubbliche in generale è necessario (…) che i tuoi contenuti siano efficaci. Se il tuo messaggio è efficace, riceverai visibilità gratuita sui media tradizionali per un valore molto più alto di quello che stai pagando sui social». Arrivando poi alla conclusione che «è molto meglio investire nella formazione del candidato, per migliorare le sue comunicative personali, che investire in pubblicità»

Non sarò certo io (negli ultimi quindici anni ho fatto l’insegnante) a negare l’importanza di una solida formazione. Temo tuttavia che questa non basti. Se è vero che occorre soprattutto essere presi in considerazione dai giornali e dalle televisioni, è anche vero che ciò dipende soltanto in piccola parte dalla propria abilità come comunicatore: conosco comunicatori assai abili che sono costantemente e (per ammissione degli stessi giornalisti) volutamente ignorati dalle redazioni, mentre comunicatori assai scadenti appaiono quotidianamente su giornali e televisioni.

«In politica – scrive Venturini  votiamo un candidato in base alla fiducia che abbiamo in lui. La fiducia cresce di pari passo con la notorietà (ci fidiamo di chi è familiare, diffidiamo dello sconosciuto)». 

Questo chi paga l’orchestra lo sa benissimo, ed è chi paga l’orchestra che decide la musica…

In conclusione: se si vuole portare avanti un discorso politico alternativo (e qui poco importa se attraverso la partecipazione alle elezioni o utilizzando strumenti più incisivì) è a mio parere opportuno, piuttosto, investire denari su televisioni e giornali gestiti da chi il mondo lo vuole cambiare veramente.

 

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