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Categoria: Dibattiti e opinioni
Creato Domenica, 22 Gennaio 2023

womanL’anno che verrà, di Luciano Nicolini (n°259)

Lo scorso anno si è aperto, in Italia, con l’imposizione dell’obbligo di vaccinazione anti-covid19 a tutte le persone di età pari o superiore a cinquanta anni (decreto legge n. 1 del 7 gennaio 2022). A quella data le statistiche ufficiali attribuivano al covid-19 una media, calcolata su base settimanale, di 185 decessi al giorno: e nel paese non si parlava d’altro.

Il 4 febbraio tale media raggiunse un picco di 376 decessi giornalieri, per poi calare progressivamente.

Il 24 febbraio le truppe russe hanno iniziato l’invasione dell’Ucraina, facendo precipitare una situazione che era, a dir poco, in bilico da diversi anni: il conflitto che ne è scaturito non è certo l’unico al mondo, ma ci ha fortemente preoccupato (e tuttora ci preoccupa) per la vicinanza geografica con l’Italia, per il protagonismo di due potenze nucleari (la Federazione Russa e gli Stati Uniti d’America), per il coinvolgimento diretto del nostro paese nel rifornimento di armi a una delle parti in causa.

Nei mesi successivi la guerra è continuata, la media giornaliera, calcolata su base settimanale, dei decessi attribuiti al covid-19 ha raggiunto un nuovo picco (175 il primo agosto, in piena estate!), ma l’attenzione degli Italiani è stata catturata dalle conseguenze sempre più evidenti del cambiamento climatico: caldo e, soprattutto, siccità.

Il pianeta rovente

Nel momento in cui sto scrivendo, infatti, il 2022 si sta per confermare come l’anno più caldo degli ultimi secoli per l’Italia. Lo ha recentemente dichiarato il climatologo Bernardo Gozzini, aggiungendo che il primato riguarda sia le temperature massime che quelle medie. Per le minime l’anno record è stato il 2018, che è il secondo anno più caldo dopo il 2022. Nel mondo invece l’anno più caldo sarebbe risultato il 2016, seguito dal 2020 e dal 2019.

Le elezioni politiche

Come si usa dire: le disgrazie non vengono mai da sole. Il 25 settembre, quando in Italia si sono tenute le elezioni politiche, la coalizione di destra le ha vinte (con il 44% dei voti espressi) e al suo interno la destra estrema ha trionfato (26% dei voti), mentre la coalizione di centrosinistra si è fermata al 26% e il Movimento 5 Stelle al 15%.

C’è chi si consola ricordando che solo il 64% degli elettori si è recato alle urne e che, pertanto, la destra è sostenuta soltanto dal 28% della popolazione. Ma mi sembra una magra consolazione…

La dura realtà e che, per la prima volta nella storia della Repubblica, abbiamo un presidente del consiglio che proviene dalle file di Fratelli d’Italia e che da tale partito è sostenuto: un vero insulto a chi, per creare questa Repubblica, subì le violenze e le torture dei fascisti.

Il nuovo anno

Che cosa ci riserva l’anno che verrà? Non abbiamo la sfera di cristallo e, ovviamente, non possiamo saperlo.

Per ciò che riguarda l’epidemia di covid-19 sembra che, finalmente, i suoi effetti perniciosi stiano diminuendo e che, come già è avvenuto in passato per altre epidemie, l’agente patogeno si stia adattando alla nostra specie (la selezione naturale dovrebbe premiare le varianti meno letali). Ma non è detto che le cose debbano andare in questo modo e, nel momento in cui sto scrivendo (27 dicembre), la media giornaliera, calcolata su base settimanale, dei decessi attribuiti al covid-19 è uguale a 114: non molti meno di quelli che si registravano quando tutti gli ultracinquantenni furono obbligati a vaccinarsi. La vera differenza è che oggi del covid-19 nessuno più parla: evidentemente il primo presidente del consiglio di genere femminile ha stabilito,  con “maschia decisione”,   che  dobbiamo comportarci come se la epidemia fosse terminata (e i mezzi di comunicazione di massa amplificano il suo messaggio).

Ancora più complicato è fare previsioni circa il conflitto in atto sul territorio ucraino: le due grandi potenze che lo attizzano affermano di non voler far uso di armi nucleari, e questa è una buona notizia. Ma riusciranno a evitare un incidente irreparabile? E, se riusciranno ad evitarlo, quanto potrà ancora durare l’inutile strage? È veramente difficile dirlo, anche perché le notizie che giungono dall’Ucraina sono, perlopiù, pura propaganda di guerra.

Ciò che possiamo verificare, qui in Europa, e in Italia in particolare, sono le conseguenze del conflitto sulla nostra economia, che continua ad arrancare. Certo, come sempre, c’è chi vi specula sopra (gli aumenti delle bollette del gas e dell’energia elettrica ne sono la prova) ma, come spiega Toni Iero nell’articolo pubblicato a pagina 8, le prospettive per il nuovo anno sono tutt’altro che rosee.

Né sono rosee le prospettive per quanto riguarda il cambiamento climatico: fermo restando che tali variazioni devono essere osservate su tempi lunghi (fenomeni estremi in un senso o nell’altro sono sempre possibili), la tendenza al riscaldamento del pianeta sembra confermata, e nessun serio passo avanti è stato fatto per contrastarla. Al contrario, a causa (o con la scusa?) della guerra, i paesi dell’Occidente industrializzato (e non solo quelli) hanno continuato a immettere nell’atmosfera grandi quantità di anidride carbonica.

I giovani

Per rendere il quadro meno desolante è forse il caso di soffermarsi un attimo sui giovani. Il 2022 ha visto in Italia un rinnovato impegno politico tra gli studenti, in particolare in relazione alla critica alla cosiddetta “alternanza scuola-lavoro”.

Anche le analisi portate avanti da diversi istituti di statistica sul voto del 25 settembre mostrano che il successo della destra non è dovuto ai giovani: secondo i sondaggisti di Swg, fra i votanti in età tra i 18 e i 34 anni, solo il 35% avrebbe scelto la destra, mentre molti di loro avrebbero votato partiti più orientati verso la difesa dei diritti civili e dell’ambiente.

Segnali interessanti vengono poi da paesi, come l’Iran, dove le giovani generazioni hanno un peso assai maggiore che da noi sul totale della popolazione. Non è il caso di farsi troppe illusioni circa la natura delle loro aspirazioni, ma le lotte che stanno facendo contro un regime a dir poco autoritario inducono a ben sperare: non dimentichiamo che lo slogan “donna, vita, libertà”, da loro scandito nelle strade, proviene direttamente dal vicino Rojava, dove è in corso un esperimento sociale cui tutti i libertari guardano con rispetto.

 

 

 

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