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Categoria: Dibattiti e opinioni
Creato Domenica, 14 Maggio 2023

Vieni o Maggio, t’aspettan le genti, di Luciano Nicolini (n°263)

chaplinti salutano 

i liberi cuori.

Dolce pasqua 

dei lavoratori

vieni e splendi 

alla gloria del sol!

Squilli un inno 

d’alate speranze

al gran verde 

che il frutto matura,

alla vasta 

ideal fioritura

in cui freme 

il lucente avvenir.

Così cantavano i nostri vecchi, sull’aria del coro del Nabucco, quando era viva la speranza del socialismo; e quando questo linguaggio, che oggi appare inutilmente retorico, era ben compreso da una popolazione ancora costituita, in gran parte, da contadini.

Il frutto del socialismo però, non è maturato, e la vasta ideal fioritura di fine Ottocento è stata gelata dalla prima guerra mondiale ma, soprattutto, dal comportamento dei partiti socialisti dell’epoca che, dopo aver a lungo dichiarato che in caso di guerra sarebbero ricorsi allo sciopero a oltranza, si accodarono alle rispettive borghesie nazionaliste e guerrafondaie.

Quest’anno, con l’approssimarsi del Primo Maggio, più ancora che l’anno scorso, sembra di vivere la vigilia di una nuova guerra mondiale. Dico questo non perché ritenga probabile un immediato allargamento del conflitto; né perché ritenga probabile un (sempre possibile) errore che scateni all’improvviso una disastrosa pioggia nucleare; ma perché, proprio in questi giorni, i governanti dei paesi più potenti del mondo (e di quelli più contesi come Ucraina e Taiwan) parlano tranquillamente e unanimemente di guerra mondiale, come se fosse la naturale e logica conseguenza di ciò che sta accadendo.

Purtroppo, anche in quest’occasione, c’è chi, nella sinistra, spinge per la guerra: “Se non fermiamo Putin – afferma – si prenderà tutta l’Europa!”

Come ho già avuto modo di scrivere su Cenerentola (n. 251, marzo 2022), non condivido tale preoccupazione: la Federazione russa non ha la forza militare per conquistare l’Europa; ed anche se l’avesse non disporrebbe di abbastanza uomini per controllare l’intero continente. Il rischio reale è che l’orso ferito diventi più aggressivo (per ricollegarsi a un tema che in questi giorni occupa le prime pagine dei giornali) e diriga le sue testate nucleari verso le numerose basi statunitensi che ospitiamo sul territorio italiano.

“E per la sorte dei poveri Ucraini - già mi sento ripetere - non sei preoccupato?”

Certo che sono preoccupato, e faccio a loro il miglior augurio possibile: l’augurio che la guerra finisca al più presto! Cosa che invece non si augurano le potenze che la stanno fomentando.

Anche in occasione di questo Primo Maggio la Unione Sindacale Italiana (USI-CIT) ha proclamato lo sciopero generale, rivendicando meno orario e più salario. Non ce ne sarebbe dovuto essere bisogno, dato che il Primo Maggio è festa nazionale. Ma sempre più spesso, soprattutto nel settore del commercio, si costringono i dipendenti a lavorare anche nei giorni festivi, e la dichiarazione di sciopero si rende necessaria.

È passato più di un secolo dalla prima Festa dei lavoratori.

Allora si lottava per le otto ore lavorative. Oggi, in molti casi, se ne lavorano di più, e il “lucente avvenire” sembra lontano.

Ma non è detto che sia così: costruire un mondo senza classi sociali è ancora possibile e auspicabile; costruire un mondo senza guerra è più che mai necessario, oltre che possibile.

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