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Categoria: Dibattiti e opinioni
Creato Sabato, 27 Maggio 2023

ragazzaLa sinistra è impazzita, di Luciano Nicolini (n°264)

Nei giorni 14 e 15 maggio, in Italia, si sono svolte le elezioni per rinnovare l’amministrazione di 595 comuni (su 7.901). 

Tra questi, solo quattordici sono capoluoghi di provincia (uno è anche capoluogo di regione): poca cosa, per cui non perderò molto tempo a commentare i risultati. Mi soffermerò invece su di un fenomeno assai preoccupante che dimostra, a mio parere, lo stato confusionale nel quale si trova la sinistra italiana. 

I primi risultati

Cominciamo col constatare che, nel momento in cui sto scrivendo, sette dei quattordici comuni capoluogo non sono riusciti ad eleggere il sindaco al primo turno. Vedremo come andrà a finire ai ballottaggi… 

Per ciò che riguarda i restanti sette, soltanto due hanno mutato l’orientamento dell’amministrazione: Latina, passata dal cosiddetto “centrosinistra” al centrodestra, e Udine, passata dal centrodestra al cosiddetto “centrosinistra”. 

Non è cambiato molto. 

Dimmi con chi vai…

Ciò che invece mi ha colpito è stato il posizionamento di ciò che rimane della sinistra istituzionale, di quella parte di sinistra che sceglie, da sempre, di partecipare alle elezioni, siamo esse politiche o amministrative.

Potere al Popolo, il Partito della Rifondazione Comunista (spesso ricompresi nella denominazione “Unione Popolare”) e persino il Partito Comunista Italiano, si sono presentati quasi ovunque in liste capeggiate da esponenti del Movimento 5 Stelle.

Siamo alla follia! 

Dopo aver a lungo accusato di “fascismo” il Movimento 5 Stelle quando era (con tutte le sue pericolose contraddizioni) un movimento di sinistra, lo sostengono ora che è approdato a posizioni palesemente centriste (come ha dimostrato governando, prima con Salvini, poi con Draghi).

E, si badi bene, non lo sostengono nei ballottaggi (il che, in un’ottica elettoralista, potrebbe avere un senso, laddove fosse necessario per contrastare la destra). Lo hanno sostenuto già al primo turno!

“Uniti sì ma contro la DC!”

Così si diceva, mezzo secolo fa, quando la Democrazia Cristiana governava il paese.

Personalmente, anche a quei tempi, sono sempre stato un sostenitore dell’unità della sinistra: l’unione fa la forza! 

Ritengo quindi che debbano essere individuati obiettivi comuni, e che su di essi si debbano costruire, per portare avanti lotte vincenti, le più ampie convergenze.

Non credo molto alla partecipazione alle elezioni, siano esse politiche o amministrative, ma rispetto quei compagni che si impegnano anche su questo terreno. Tuttavia, presentarsi alle elezioni in liste capeggiate da democristiani  (questo  sono oggi i pentastellati), ben sapendo che, nella migliore delle ipotesi, solo quest’ultimi risulteranno eletti, mi sembra il sintomo di una grave confusione mentale.

L’alibi della guerra

C’è chi, per giustificare la scelta di appoggiare i candidati del Movimento 5 Stelle, ricorre all’alibi della guerra tra opposti imperialismi nella quale il governo Meloni ci sta coinvolgendo ogni giorno di più. E sostiene che, in un momento come questo, di fronte al rischio di un aggravarsi del conflitto, i pentastellati sono i soli (insieme alla sinistra radicale) ad opporsi a tale coinvolgimento.

Ma l’invio di armi all’esercito di Zelensky lo hanno votato anche loro, e se ora si mostrano meno convinti, è solo perché, da bravi democristiani, non vogliono contraddire in modo troppo evidente il pontefice.

E allora?

Allora ritengo (e qui mi ripeto) che l’unità debba essere cercata nelle lotte sociali, e in particolare nell’azione sindacale e ambientalista. I salari dei lavoratori sono troppo bassi e le pensioni calcolate interamente con il sistema contributivo risulteranno tali da non consentire a chi è giovane oggi una vita dignitosa quando si ritirerà dal lavoro. I disastri connessi ai cambiamenti climatici, in gran parte causati da un insostenibile modello di sviluppo, sono sotto gli occhi di tutti (la siccità della scorsa estate, le recenti alluvioni nell’Italia settentrionale). Occorre individuare singoli obiettivi e, su ciascuno di essi, costruire ampie alleanze per dar vita ad ampie mobilitazioni.

Quanto a coloro che intendono portare avanti tali obiettivi anche all’interno degli organismi della democrazia borghese (consigli comunali, consigli regionali, parlamento), fanno certamente bene a cercare, anche in quei contesti, ampie convergenze, ma non con il nemico. Non con chi fino a ieri ha governato, sappiamo come e con quale compagnia.

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