Vicino Oriente: discesa all’inferno, di Giorgio "Il Passatore" Franchi (n°176)
Più o meno tutte le previsioni da me fatte in questi anni sul Vicino Oriente si stanno avverando, ed è un male poiché significa che tutta l’area sarà investita da una serie di conflitti più o meno lunghi e dagli esiti sicuramente esiziali. La situazione oggettivamente caotica impone di trattare singolarmente gli stati che nei prossimi mesi, settimane o giorni potrebbero trovarsi a vivere l’incubo siriano in casa.
Arabia Saudita. Il 91enne despota ed autocrate Abdullah al-Saud è deceduto il 23 gennaio. Secondo le panzane della stampa il successore è il fratello Salman1 il quale in realtà non può governare: oltre ad avere 80 anni è gravemente malato. In realtà si è già aperta la lotta per la successione al trono che vede contrapposti due alti dignitari della dinastia: da una parte il principe ultimogenito Muqrin2 designato dal re in persona il 2 aprile scorso, dall’altra il principe primogenito Mutaib3 che fra l’altro può contare sulla lealtà delle guardia nazionale (200.000 effettivi circa). A ciò si aggiungano i vari outsider che possono fare la differenza: il primo nome che mi viene in mente è quello del principe Bandar Bin-Sultan ritenuto da più fonti il vero suggeritore e stratega dell’ISIS4. Guarda caso proprio nei giorni in cui il granitico potere wahhabita ha iniziato a vacillare l’ISIS ha attaccato la frontiera dando di fatto inizio all’offensiva contro uno dei suoi creatori5. Non escludo che l’ISIS possa essere usato come pedina nella lotta per la successione che sta per verificarsi. Come scrivevo su queste pagine già due anni fa, è probabile un periodo di instabilità eccezionale del paese la cui durata è difficilmente ponderabile. La schizofrenia è altresì evidente da una serie di notizie attualmente difficili da verificare anche se i canali in passato si sono dimostrati più che attendibili: l’esercito è già in stato di preallarme.
Yemen. La guerriglia sciita in questi mesi ha assunto dimensioni imponenti nonostante il conflitto persistesse da otto anni. Il 22 gennaio il presidente Khaled Bahhah è stato arrestato ed ha accettato la resa. L’oggetto del contendere era la parità di diritti e doveri fra sciiti e sunniti6. La caduta dello Yemen è un fattore destabilizzante per l’Arabia Saudita che ha sempre visto questo paese come un feudo. Prevedo un’ulteriore recrudescenza del terrorismo sunnita nei prossimi mesi: chi controlla lo Yemen ha un indubbio vantaggio geopolitico in quanto permette un pieno controllo sui traffici leciti ed illeciti che transitano per il golfo di Aden.
Iraq. La Turchia continua imperterrita ad armare l’ISIS, ne è una testimonianza l’ennesimo sequestro di armi stipate su 7 camion che dovevano contenere “aiuti umanitari”7 ed eseguita su mandato della magistratura turca sempre più insofferente verso il governo islamista moderato (?) di Erdogan. Il nervosismo di Erdogan è evidente, ma ancora più evidente è quello della coalizione anti-ISIS che sempre più frequentemente per errore bombarda le truppe regolari irachene permettendo così ai nemici di guadagnare la fuga; non c’è bisogno di dire che le reiterate richieste di chiarimento da parte del governo iracheno sono semplicemente cadute nel vuoto. Pare invece siano più precisi i bombardamenti dell’Iran8 che ha rotto gli indugi unendosi alla coalizione dei presunti ex-finanziatori dopo l’iniziale no dell’ayatollah Khamenei9. Attualmente l’ISIS ha subito una battuta d’arresto: dopo la caduta della roccaforte di Jufr Sakhar e l’assedio di Baghdad rotto, l’avanzata delle sue milizie si è fermata alla periferia nord della capitale. Sarà invece interessante osservare la battaglia per la liberazione di Mosul10 che secondo più analisti sarà probabilmente la più cruenta fino ad oggi mai combattuta contro l’ISIS in Iraq. Questo ovviamente non deve far credere che l’ISIS sia sull’orlo della disfatta, come è scorretto pensare che sia l’unica formazione attiva in Iraq: secondo il Global Terrorism Index, in un anno gli attentati sono aumentati del 44% (hanno fatto oltre 6.000 vittime e 14.000 feriti) e solo una minima parte è imputabile all’ISIS o a formazioni qaidiste11; l’ombra di Ibrahim al-Douri incombe ancora sul paese.
Siria. La coalizione anche in quest’area è ambivalente: bombarda un po’ i terroristi e un po’ le truppe regolari e le milizie che le affiancano quando queste riescono ad accerchiare i terroristi. A volte invece non bombarda affatto anche se i media ci raccontano un’altra storia. Non paghi degli errori del passato gli americani hanno deciso di inviare in Siria 400 addestratori con l’obiettivo di formare nei prossimi tre anni 16.200 combattenti “moderati”. Si noti che anche in Iraq sono stati ridispiegati 2.100 uomini con possibilità di arrivare a 3.00012. La lotta al terrorismo, finanziata in parte dagli USA, è servita come scusa per posizionare truppe in paesi chiave nella disputa geopolitica contro la Russia. Il fatto che gli americani abbiamo elaborato un piano triennale ci fa capire come il terrorismo, in parte eterodiretto dall’occidente, rimarrà endemico nei prossimi anni.
Libano. Ho sempre detto che Libano e Siria sono realtà intimamente legate: quello che accade in Siria presto o tardi ha ripercussioni amplificate nel paese vicino. Il Libano ha una popolazione autoctona di 4,5 milioni di abitanti a cui si sommano 1,5 milioni di siriani ammassati come animali nei campi delle Nazioni Unite che di fatto sono la retrovia dei terroristi: non deve stupire la notizia che circa 1.000 effettivi dell’ISIS siano in pianta stabile nel paese13, senza contare le altre formazioni come Esercito Libero Siriano e al-Nusra. Inoltre Aron Lund, analista del think tank ultra-atlantista Carnegie Endowment for International Peace, quasi compiaciuto afferma che gli equilibri etnico-religiosi del 2011 sono saltati, che Hezbollah è sostanzialmente ridimensionato in quanto impegnato a combattere anche in Siria14. Un uccellino mi dice che gli americani presto potrebbero intervenire “umanitariamente” anche in Libano per contrastare la radicalizzazione del sunnismo. Che una guerra in Libano sia prossima si evince anche dall’aggressione preventiva di Israele contro le postazioni di Hezbollah il 14 gennaio e dal conseguente elevamento dello stato di allerta sui due fronti con un ridispiegamento lampo di truppe che non fa sperare per il meglio in quanto l’Iran è parte in causa attiva15.
Ribadisco (fino alla noia) che la balcanizzazione del Vicino Oriente studiata a tavolino è l’applicazione del piano Kivunim del 1982 che per Israele equivarrà alla distruzione di stati nemici nell’area, ma è soprattutto parte integrante della dottrina Brzezinski che individua nella Russia il primo nemico geopolitico degli USA da accerchiare e ridurre all’impotenza. Ovviamente la dottrina Brzezinski non è più quella degli anni ’80 e deve necessariamente allargarsi alla Cina che inesorabilmente si sta integrando (sottolineo integrando) con la Russia a livello economico e militare. Ci stiamo avvicinando ad una conflagrazione mondiale? Secondo me sì.
Giorgio “Il Passatore” Franchi
Note
1 http://www.lastampa.it/2015/01/23/esteri/morto-il-re-saudita-abdullah-aveva-anni-adesso-sul-trono-salir-il-fratellastro-salman-eGMoyjYxJ4HGv1GBpNkiWN/pagina.html
2 http://it.wikipedia.org/wiki/Muqrin_bin_Abdul-Aziz_Al_Saud
3 http://en.wikipedia.org/wiki/Mutaib_bin_Abdullah
4 http://www.independent.co.uk/voices/comment/iraq-crisis-how-saudi-arabia-helped-isis-take-over-the-north-of-the-country-9602312.html
5 http://journal-neo.org/2015/01/14/rus-granitsy-islamskogo-gosudarstva-doshli-do-saudovskoj-aravii/
6 http://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/mediooriente/2015/01/21/yemenpresidente-agli-arresti-in-palazzo_d15309e2-8230-48f7-9bec-6f5897e4dae2.html
7 http://www.wnd.com/2015/01/busted-turkey-caught-smuggling-weapons-to-al-qaida/#!
8 http://www.difesaonline.it/index.php/it/13-notizie/mondo/2164-anche-l-iran-bombarda-l-isis-in-iraq
9 http://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/iran-coalizione-anti-Isis-Khamenei-Usa-hanno-le-mani-sporche-021920f2-e2e2-4c7a-a1c2-20a265f19906.html
10 http://www.nytimes.com/2014/12/09/world/middleeast/iraqi-officials-push-to-take-fight-to-isis-in-mosul-as-us-urges-restraint.html?_r=0
11 http://www.visionofhumanity.org/#/page/our-gti-findings
12 http://www.lastampa.it/2015/01/16/esteri/terrorismo-il-pentagono-accelera-militari-usa-in-siria-per-addestrare-le-forze-locali-QSZfctfx1yyZPgoagfNc1I/pagina.html
13 http://rt.com/news/219663-islamic-state-lebanon-infiltrate/
14 http://carnegie-mec.org/2014/12/24/tackling-sunni-radicalization-in-lebanon/hxuv
15 http://www.geopoliticalcenter.com/2015/01/israele-ed-hezbollah-si-preparano-ad-un-conflitto/