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Categoria: Guerra
Creato Giovedì, 31 Maggio 2018

ScacchiIl confronto, di Toni Iero (n°213)

Già a partire dai primi numeri di Cenerentola, avevamo parlato del confronto, naturalmente in termini prospettici, tra la potenza dominante (gli Stati Uniti) e quella emergente (la Cina). A che punto siamo oggi, dopo oltre quindici anni da quelle riflessioni

L’evoluzione degli equilibri internazionali presenta, in questo momento, un quadro geopolitico molto frastagliato.

La “dialettica” geopolitica non coinvolge solo due attori, poiché la fragilità del quadro internazionale ha spesso portato alla ribalta nuovi protagonisti, nella maggioranza dei casi, a livello regionale.

Non vi è dubbio, però, che gli Stati che possono ambire ad un ruolo mondiale siano, allo stato presente, solo tre: Stati Uniti, Russia e Cina.

Può essere interessante dare uno sguardo, necessariamente superficiale, alle risorse che i tre protagonisti della politica  mondiale possono mettere in campo. La tabella di pagina 3 riporta alcuni dati utili per capire le potenzialità dei tre Stati1.

Basta uno sguardo ai dati economici per rendersi conto che sarà la Cina il vero futuro antagonista degli Stati Uniti. La dimensione del prodotto interno lordo della Russia appare insignificante rispetto a quello degli altri due Paesi. È ben noto che l’estensione e la durata del potere militare sono strettamente legati alla capacità economica di uno Stato. Dal suo punto di vista, la Russia sta facendo miracoli per esercitare un ruolo di grande potenza, ma è una sfida che riesce a portare avanti, in buona parte, grazie all’abilità dei suoi dirigenti (politici e militari) e agli errori degli avversari (l’evoluzione della guerra in Siria è un buon esempio). Un altro aspetto evidente è l’arretratezza della Cina in termini di sviluppo economico, segnalata dal basso livello del PIL pro-capite3. L’incidenza del debito pubblico sul PIL evidenzia il margine a disposizione di ogni Stato per accrescere la spesa pubblica, inclusa quella militare. Gli Stati Uniti avrebbero esaurito le loro possibilità se non fossero la potenza dominante, condizione in virtù della quale tuttora riescono ad imporre al resto del mondo la loro moneta (il dollaro) come valuta di scambio internazionale.

La dimensione numerica delle forze armate andrebbe interpretata anche alla luce del loro livello di addestramento e motivazione. Tuttavia, non vi è dubbio che la Cina, grazie alla sua mole demografica complessiva (1,4 miliardi di abitanti, con 1,6 militari ogni mille abitanti), avrebbe una riserva di soldati molto più ampia degli Stati Uniti (3,9 effettivi ogni mille abitanti). Da questo punto di vista, la Russia si trova già in una condizione critica (7 soldati ogni mille abitanti).

Anche considerando la capacità di spesa in campo militare, la Russia appare in affanno. Il budget a disposizione delle forze armate USA si presenta come inarrivabile da altri Stati. Ciò conferisce agli Stati Uniti una superiorità strategica straordinaria. Occorre, tuttavia, osservare come il peso della spesa militare superi il 3,3% del PIL negli Stati Uniti, il 3% in Russia e sia solo dell’1,25% in Cina,  anche se  molti osservatori ritengono che Pechino nasconda parte delle proprie spese in questo campo. Lo sforzo di mantenere la superiorità militare a livello mondiale costa parecchio a Stati Uniti e Russia e rappresenta un fattore di logorio del loro sistema economico che prima o poi manifesterà i suoi effetti.

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Non tragga in inganno la superiorità della Russia (e in parte della Cina) nel numero di carri armati: si tratta dell’effetto della loro condizione di potenze terrestri.

Nel numero di aerei e nella qualità della marina militare si manifesta appieno il dominio militare americano. Gli Stati Uniti, come la Gran Bretagna prima di loro, sono una potenza marittima. Le portaerei su cui si basano gli 11 gruppi navali di battaglia americani rappresentano un formidabile strumento di proiezione della potenza militare statunitense. Per adesso, è difficile immaginare qualcuno in grado di tenere testa a tale forza.

Sull’arsenale nucleare vi è poco da dire. Superata una certa soglia, più che distruggere il pianeta non si può andare. E i tre contendenti in esame hanno ampiamente le potenzialità per raggiungere questo ambizioso traguardo.

Non c’è dubbio che la sfida cinese all’egemonia americana sarebbe ancora prematura, se fosse portata su un piano militare. E, da come si comportano, i dirigenti politici di Pechino sembrano esserne ben consapevoli. Tuttavia, il mondo non sta mai fermo. Da un lato, la dinamica economica cinese renderà sostenibile un progressivo aumento delle spese militari del Celeste Impero. Dall’altro, la scelta americana di confrontarsi aggressivamente sia con la Cina, sia con la Russia (e i loro alleati) rischia di consolidare un’alleanza strategica tra le due potenze terrestri. A quel punto,  gli USA si troverebbero a dover “combattere” su due fronti, situazione che storicamente ha portato immancabilmente alla sconfitta. 

Naturalmente, il mondo è grande e complicato. Gli USA possono contare anch’essi su alleati e vi sono altre potenze locali emergenti (tra tutte, India e Brasile) le cui scelte andranno ad incidere sul risultato di questo confronto globale. 

A coronamento di questa breve ed incompleta analisi, vorrei esprimere solo un paio di considerazioni. In primo luogo, la vittoria del capitalismo globalizzato contro lo statalismo sovietico non ha portato la pace. Anzi, la presenza di una super-potenza in grado di imporre il suo volere ha reso il mondo un posto più pericoloso di quando vigeva il cosiddetto “equilibrio del terrore”. In secondo luogo, di fronte alle sempre più frequenti e sconsiderate avventure militari dei nostri “alleati” (attacco alla Libia, bombardamento della Siria, sanzioni contro l’Iran, etc.), non sarebbe il caso di proporre che la Repubblica Italiana adotti lo status di neutralità? 

1 I dati sono stati presi da: Fondo Monetario Internazionale, www.globalfirepower.com; www.armscontrol.org e sono relativi alla situazione in essere nel 2017.

2 Una seconda, realizzata interamente nei cantieri cinesi, è stata recentemente varata ed entrerà in servizio probabilmente già nel corso del 2018. Nel frattempo, sono già iniziati i lavori per la costruzione di una terza modernissima portaerei cinese.

3 Anche considerando un indicatore più corretto, come il PIL pro-capite in termini di parità di potere d’acquisto, il reddito medio cinese rimane meno di un terzo di quello americano.

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