Venti di guerra in Europa, di Luciano Nicolini (n°251)
Il rischio di conflitto nucleare è reale, la narrazione statunitense dubbia
Le disgrazie - dice un vecchio proverbio - non vengono mai da sole. Dopo la pandemia di covid-19: la guerra mondiale.
Quei mezzi di comunicazione di massa che ci hanno ficcato in testa per mesi la paura dell’epidemia (peraltro reale), ora hanno iniziato a dire che, da quel punto di vista, tutto va bene (peccato che in Italia si contino duecentocinquanta morti di covid-19 al giorno, mentre quando, a dicembre, “tutto andava male” se ne contavano soltanto cento). Il vero pericolo oggi sarebbe la Russia di Putin, decisa, secondo quanto dicono, ad annettersi l’Ucraina ed espandersi nell’Europa Orientale.
Come con Hitler?
Che la Russia, umiliata trent’anni fa dagli Stati Uniti d’America, nutra desideri di rivalsa è noto, e che Putin sia un personaggio poco raccomandabile anche. Ma la narrazione di Biden e soci, i quali, richiamando alla memoria lo scoppio della seconda guerra mondiale, lo descrivono come un novello Hitler e paragonano l’invasione della Ucraina a quella della Cecoslovacchia da parte delle truppe tedesche, sembra poco convincente.
Il secondo conflitto mondiale fu una guerra annunciata: tutti sapevano che le condizioni imposte dai vincitori del primo alla Germania erano troppo pesanti; e tutti sapevano quali erano le intenzioni di Hitler, che non ne faceva mistero.
In tale occasione, il governo francese e quello britannico rinunciarono a bloccarlo subito, più che nell’errata convinzione di poter evitare la guerra, per cercare di guadagnare tempo, indeboliti inoltre nella loro azione dalla presenza di numerosi simpatizzanti nazisti all’interno dei rispettivi paesi.
Putin non è Hitler: ha sicuramente ambizioni di potenza ma non vuole conquistare il mondo, e il suo atteggiamento nei confronti dell’Ucraina somiglia piuttosto a quello avuto dagli Stati Uniti nei confronti di Cuba.
Se nei prossimi giorni scoppierà una guerra tra la Russia e la Nato (ipotesi che ritengo improba bile) sarà piuttosto per l’incapacità dei governi di comprendere e gestire la situazione, come avvenne, almeno in parte, in occasione dello scoppio del primo conflitto mondiale, conflitto che non era così annunciato come il secondo e che comunque nessuno si aspettava assumesse le proporzioni che poi assunse.
Si scherza col fuoco
La questione ucraina non è nata ieri, ed è troppo complessa per essere affrontata in un editoriale. Mi mancano inoltre informazioni dirette provenienti da compagni affidabili che vivono in quel paese. Ciò di cui dispongo, con riferimento alla situazione attuale, è sostanzialmente propaganda (soprattutto di fonte statunitense, ma anche di fonte russa). Ciò che è certo è che entrambi i contendenti (Nato e Russia) possiedono armi nucleari e che il disastro (non auspicato, spero, da nessuno) potrebbe pertanto verificarsi.
L’Unione Europea
Chi ha molto da perdere nel caso si scontrino (e soprattutto, in caso di conflitto nucleare), sono i cittadini dell’Unione Europea: in primo luogo a causa della vicinanza con la Russia e l’Ucraina (i più attempati tra i lettori ricorderanno le conseguenze del disastro di Chernobyl), in secondo luogo perché l’economia del continente, e con essa la sua popolazione, risulterebbero gravemente danneggiate da un’interruzione delle relazioni con esse.
Ma, finchè i paesi europei resteranno nella Nato, dovranno sempre accodarsi alle decisioni degli Usa, anche quando ciò significa andare contro i propri interessi (ricordate l’aggressione italiana alla Libia di Gheddafi?). Per questo motivo, a mio parere, l’Unione Europea, malgrado sia una roccaforte della reazione capitalistica contro la quale ci troviamo a lottare quotidianamente, rappresenta l’unica possibilità per i popoli del continente di autodeterminare i propri destini.
Per questo, come recita la scritta fotografata da Domenico Secondulfo su di un muro di Bologna (che non sappiamo, in realtà, a che cosa si riferisca): “a volte non basta fingere di non esistere”.
Occorre, se si vuole evitare che i pericolosi giocattoli nucleari rendano invivibile il nostro pianeta (così come se si vuole evitare che lo renda invivibile l’inquinamento) cercare di riprendere il proprio destino nelle proprie mani.
Fuori l’Italia dalla Nato
In primo luogo occorre sganciarsi dalla Nato, cosa che, a mio parere, sarà possibile soltanto se gli Italiani lo faranno insieme agli altri popoli europei. In secondo luogo occorre poi mettere in pratica una politica di pace con le altre nazioni, avviando nel contempo un processo di graduale disarmo unilaterale.
Lo slogan “Fuori l’Italia dalla Nato, fuori la Nato dall’Italia”, che da oltre settant’anni risuona nelle manifestazioni della sinistra, è più che mai attuale, ma mi sembra destinato a rimanere soltanto uno slogan, se non è accompagnato da un’azione congiunta di tutti i popoli europei e, grazie a tale spinta, dei loro governi.
Al momento, devo ammetterlo, ciò che sto scrivendo sembra una pia illusione, così come sembra una pia illusione una riconversione ecologica che consenta di attenuare l’inquinamento e con esso gli effetti devastanti dei cambiamenti climatici. Ma la storia degli uomini, nella sua enorme complessità, riserva sempre delle sorprese e, per fortuna, non sempre quest’ultime sono negative.
Ciò che possiamo fare è cercare di spingere nella direzione desiderata, sperando che, dopo la salita, ci sia anche un po’ di discesa.