Crosetto vuole la legione straniera? Redazionale (n°273)
«Negli uffici degli Stati maggiori della Difesa -scrivono Alessandro Mantovani e Francesco Ridolfi su “Il Fatto Quotidiano” del 31 marzo - si lavora a un progetto che consentirà di arruolare, nelle forze armate, un certo numero di giovani cittadini stranieri».
In cambio si darebbe loro, oltre a un buono stipendio e a una serie di piccoli privilegi, la cittadinanza italiana, alla fine di un servizio che sarebbe per lo più a termine.
Insomma, dopo aver sostenuto per anni che i giovani immigrati sono violenti e la loro presenza rende insicure le città italiane, la destra offrirebbe la cittadinanza a quelli che, pur di ottenerla, sarebbero anche disposti a uccidere (per la “nostra” patria, naturalmente…).
«Al momento è solo una ipotesi, - proseguono gli autori dell’articolo - non c’è ancora nulla di definito e neppure un via libera del ministro Guido Crosetto, che però vuole forze armate giovani e prontamente mobilitabili in uno scenario internazionale sempre più inquietante». Allo scopo, lo ha detto chiaramente, non ritiene opportuno ripristinare la leva obbligatoria: meglio avere a che fare con un numero limitato di professionisti estremamente competenti e decisi. Li andrà a reclutare tra gli stranieri?
Negli Stati Uniti d’America da tempo il governo prende personale dalle comunità di immigrati, poiché anche là sempre meno giovani autoctoni sono disposti a rischiare la vita per la “loro” patria. E nello stesso senso si stanno orientando i governanti di molti stati del cosiddetto Occidente: negli ultimi tempi tutti sembrano ansiosi di fare la guerra ma, alla fin fine, preferiscono farla fare ai figli degli altri.
Per i propri hanno altri programmi…
In Italia non è la prima volta che si parla di arruolare cittadini stranieri nelle forze armate. La proposta girava già prima ancora che, nel 2005, fosse sospesa la leva, e fu ribadita l’anno successivo alla sospensione: «La legione straniera non dovrebbe scandalizzare, è un problema che prima o poi finirà col porsi», diceva nel 2006 Antonio Martino, neoliberista convinto e ministro della difesa dell’ultimo governo Berlusconi.
A noi invece la cosa scandalizza, e non poco.
Tutti gli eserciti dovrebbero scomparire, e nessuna persona deve essere obbligata a usare violenza o ad addestrarsi a tale pratica; ma tra un esercito di popolo e un esercito professionale è senz’altro preferibile un esercito di popolo e, tra un esercito professionale e un esercito costituito da soldati di ventura, è senz’altro preferibile il primo.