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Categoria: Lavoro e sindacato
Creato Lunedì, 01 Luglio 2024

ManifestazioneDal XXV Congresso dell’Unione Sindacale Italiana (USI-CIT)(n°275)

 

Si è tenuto a Modena nei giorni 17, 18 e 19 maggio. 

L’organizzazione sindacale libertaria, pur essendo di dimensioni assai ridotte rispetto a quelle di un secolo fa (prima dell’avvento del fascismo), prosegue nel suo cammino. Di seguito riportiamo due tra le numerose mozioni approvate dal congresso (quelle che più ne delineano la strategia politico-sindacale).

La strategia sindacale dell’USI nella fase attuale 

«La situazione sociale e lavorativa è sicuramente in divenire. Sono tre le questioni che, a nostro avviso, hanno maggiore impatto. La riduzione fiscale (fino ad un massimo del 7%) attuata dagli ultimi due governi sta rappresentando per molti lavoratori un aumento salariale maggiore di quanto negli ultimi anni sono riusciti a spuntare i contratti collettivi nazionali di lavoro, quando rinnovati. La battaglia parlamentare per il salario minimo, cosa che interesserebbe – pur nella miseria della cifra richiesta di 9 euro l’ora -oltre 3 milioni e mezzo di lavoratori, con la sua raccolta firme ha pacificato la coscienza, scarsa, di molti lavoratori. Infine, la riduzione di posti di lavoro dovuti, oltre che a vecchie pratiche, anche alle innovazioni tecnologiche: non sono disponibili dati precisi, ma è noto che la cosiddetta intelligenza artificiale sta operando in sostituzione di lavoratori. È pacifico che la riduzione del personale abbia come conseguenza una situazione di ipersfruttamento di quanti conserveranno un posto di lavoro e un aumento delle forme di precariato e basse retribuzioni con ancor meno diritti e tutele. 

Purtroppo, veniamo da anni di parcellizzazione della società e della classe lavoratrice, è difficile credere che di punto in bianco i lavoratori aprano gli occhi per vedere la vera natura e le reali intenzioni dell’attuale sistema politico-economico dominante. 

La strategia che deve caratterizzare USI è quella di portare il conflitto in tutte le situazioni possibili, creando alleanze per estenderlo, come negli ultimi anni è stato fatto col coordinamento dei sindacati conflittuali: ci piace ricordare che quel percorso è stato favorito anche da un documento della segreteria USI, che invitava a un’ampia convergenza di tutte le organizzazioni di base, superando, o almeno accantonando, le conflittualità presenti. Diventa prioritario che le lotte rivendichino obiettivi immediati e chiari, tesi a ottenere diritti per migliorare le condizioni, sia economiche che sociali, nel luogo di lavoro e nella società da subito. 

Obiettivi quali la riduzione dell’orario di lavoro anche per favorire una maggiore platea di posti di lavoro, salari adeguati, uguali per uomini e donne, diritto alla pensione a massimo 60 anni possono risultare immediatamente recepibili e ovviamente non esauriscono la piattaforma dell'Unione. 

Per riassumere in uno slogan uguaglianza e riduzione dell’orario di lavoro, aumenti salariali e pensione certa. 

Precisiamo meglio quelle che possono essere le nostre parole d’ordine: 

- riduzione dell’orario di lavoro, 30 ore alla settimana; per i lavoratori turnisti le ore notturne e festive devono essere conteggiate il doppio (a fronte di 8 ore lavorative in orario notturno o in giorni festivi devono essere conteggiate 16 ore di lavoro); tutto ciò che rappresenta condizioni di disagio e che nei contratti collettivi nazionali di lavoro dà origine a monetizzazione (indennità) deve essere trasformato in riduzione dell’orario. Solo una riduzione delle ore di lavoro potrà consentire una lotta alla disoccupazione e al contempo far sì che lo sviluppo tecnologico non sia fonte di ulteriore arricchimento per pochi. La riduzione dell’orario di lavoro va accompagnata a una lotta contro qualunque forma di precarietà. 

- salari adeguati, uguali per uomini e donne, aumenti salariali uguali per tutti e tutte; siamo coscienti, perché è il nostro vissuto quotidiano, che siamo vittime di un costante impoverimento a fronte di un enorme aumento delle ricchezze da parte di pochi. Troppi lavoratori hanno retribuzioni sotto la soglia di povertà, gli aumenti devono essere garantiti da forme di indicizzazioni come fu la scala mobile, ad esempio. I falsi e illusori aumenti derivanti dalla riduzione del cuneo fiscale non hanno carattere di stabilità ma sono soggetti alla volontà del governo che di anno in anno può o meno rinnovarli, pertanto, la nostra lotta deve essere per retribuzioni certe e non soggette agli umori governativi. 

- la salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro; a ogni nuova tragedia i politici di turno si esercitano nella giaculatoria “mai più”. 1300 morti all’anno sono 1300 morti di troppo, basta monetizzazione della sicurezza, basta appalti al ribasso. 

- pensioni adeguate per tutti dopo non più di 30 anni di lavoro o non più di 60 anni di età anagrafica. 

Inoltre, il lavoro deve avere cura dell’ambiente, vanno combattute le produzioni inutili e dannose, così come vanno combattute le modalità di produzione nocive sia per i lavoratori che per l’ambiente. 

Gli autori di danni ambientali dovranno essi stessi farsi carico delle necessarie opere di bonifica e il costo economico non dovrà essere sostenuto dalla comunità. 

Quello della crisi climatica è sicuramente un tema che ci deve vedere attivamente impegnati nelle lotte e mobilitazioni di contrasto come estensione dell’impegno nei luoghi di lavoro per la salvaguardia della salute.  L’abbiamo già detto e ripetuto nei precedenti congressi approvando mozioni in tal senso. 

È opportuno identificare degli obbiettivi che caratterizzino la nostra azione sindacale su tale terreno sui quali promuovere le nostre campagne e mobilitazioni aggregando più forze sindacali e sociali possibili, come quello della rivendicazione della gratuità dei mezzi di trasporto pubblici nelle città. L’uso dei mezzi privati di trasporto nelle città è sicuramente una delle cause principali dell’inquinamento dell’aria nelle aree urbane (contribuendo anche all’aumento dei costi nella sanità). Si manifesta anche in un’altra forma d’inquinamento con un’occupazione caotica del suolo pubblico, diventando le città un enorme deposito di auto parcheggiate, con una grossa riduzione degli spazi di vivibilità. L’effetto della gratuità dei mezzi di trasporto pubblici, oltre a contribuire all’aumento del reddito di lavoratori e lavoratrici, soprattutto disincentiva l’uso del mezzo privato con forte riduzione dell’inquinamento e rendendo più veloce il traffico pubblico cittadino. Un altro importante obbiettivo su cui impegnarci è quello del contrasto alla cementificazione del territorio e contro le Grandi Opere. 

Infine, la partecipazione attiva a quelli che sono valori fondanti e quindi: 

- Antimilitarismo; 

Il tema dell’antimilitarismo resta sempre per il nostro sindacato una questione di particolare importanza, soprattutto in questa fase in cui le spese militari sono in continuo aumento in Italia e nel mondo, in cui gli scenari di guerra sono in continuo allargamento, dall’Ucraina alla Palestina, allo Yemen. Con un governo  che  li sostiene  e   vi partecipa attivamente, mentre aumenta la militarizzazione all’interno sul territorio, con l’introduzione dell’esercito nel rapporto con le scuole e l’utilizzo della forza pubblica per reprimere le proteste contro le guerre e per il “cessate il fuoco”. Pertanto, è importante mantenere uno stretto rapporto con realtà seriamente antimilitariste quali, ad esempio, l’Assemblea Antimilitarista. 

- Antiautoritarismo e antifascismo;

- Antisessismo e transfemminismo;  

- Antirazzismo. 

Sono temi che al loro interno ne contengono altri e su cui USI si è più volte espressa: va mantenuta la nostra lotta su questi temi. 

In chiusura delle proposte operative: 

- Organizzazione e preparazione sindacale. 

Questo è un vecchio tema, mai risolto a livello nazionale, ma demandato alla capacità o meno di affrontarlo nelle sezioni locali.

Questo per un sindacato che si basa sull’autorganizzazione senza ricorrere agli specialisti di mestiere è un grosso limite. La proposta è quella della costituzione di un coordinamento dei vari “sportelli sindacali” già esistenti che utilizzino lo scambio delle informazioni creando i presupposti per l’apertura di altri “sportelli sindacali” nelle sedi dove non ci sono.

Questo dovrebbe essere preceduto da un corso autorganizzato di preparazione sindacale, dividendo i vari argomenti da trattare tra quei compagni maggiormente preparati in materia, ciascuno lo affronterà attraverso comunicazioni che invierà alla conoscenza di tutti attraverso la lista nazionale, con la possibilità anche di integrazioni da parte di altri. I materiali prodotti saranno raccolti in un vademecum che ogni sezione o “sportello sindacale” può consultare come documento base. Qualcosa di simile si può fare anche con il coordinamento dei vari RLS di USI presenti nelle aziende. 

 - Le donne nell’organizzazione. 

Siamo coscienti di una ancor scarsa partecipazione delle donne nella vita della nostra organizzazione e non può essere un alibi il fatto che è un problema diffuso in generale anche nelle altre organizzazioni sindacali, perché il nostro associazionismo si caratterizza per l’alternatività e per il rapporto ugualitario. Pertanto, occorre un maggior impegno su tale terreno. Dobbiamo fare uno sforzo nell’assegnare compiti di responsabilità all’interno dell’organizzazione al genere femminile, ma nello stesso tempo dobbiamo impegnarci nel promuovere inchieste sulla condizione delle donne e delle loro problematicità per fare emergere quegli obbiettivi emancipativi che le coinvolgano nelle proprie battaglie. 

- Coscienza e pratica dell’autorganizzazione 

Dobbiamo fare emergere, nella coscienza dei nostri aderenti, una più diffusa coscienza delle pratiche di autorganizzazione e delle finalità autogestionarie, come specificato nel nostro statuto, che sono la caratteristica del nostro sindacato. Questo lo possiamo ottenere con i nostri comunicati esterni ed interni, nelle riunioni con gli aderenti facendo emergere la tematica, parlandone nei nostri organi di comunicazione, in quaderni editoriali da diffondere al nostro interno. È uno sforzo anche utile nel promuovere quella militanza di cui abbiamo bisogno per far maggiormente pesare la nostra azione sindacale. Quando c’è più coscienza e più idealità si sviluppa anche maggior impegno sindacale proprio della pratica anarcosindacalista». 

 Difesa della salute 

«Non occorre spendere troppe parole per dimostrare che in Italia non esiste più un diritto alla salute: i medici di base risultano assegnatari di un numero di assistiti tale da non poter fare altro che prescrizioni; gli ospedali, sotto organico, sono allo sfascio, tanto che non riescono a garantire le cure a tutta la popolazione; le liste di attesa prevedono tempi lunghissimi. 

Non è neanche necessario spiegare come tutto questo incida sui salari, gravati dalla spesa sanitaria non più garantita dal servizio pubblico. 

Il diritto alla salute deve invece essere un tema centrale per l’USI-CIT. 

Occorre pertanto mobilitarsi:

- per aumentare il numero dei medici di base; 

- per dotare i medici di base di strumenti che possano garantire una reale assistenza sanitaria per i casi meno gravi, in modo da non intasare i pronto soccorso; 

- per aumentare il numero degli ospedali pubblici e dei servizi territoriali (occorre che siano presenti capillarmente, anche nei territori meno serviti come quelli rurali e montani); 

- per aumentare il numero delle prestazioni sanitarie, quali esami e visite di prevenzione, in modo da ridurre i relativi tempi di attesa; 

- per eliminare ogni forma di finanziamento pubblico alla sanità privata e assumere in quella pubblica i lavoratori e le lavoratrici della sanità privata;

contro l’attacco al diritto all’interruzione volontaria di gravidanza». 

 

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