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Categoria: Letture
Creato Sabato, 01 Gennaio 2022

covidIl secolo lungo (n°249)

di Eric Hobsbawn Junior

anno di pubblicazione: 2222

Capitolo 2: 

La lunga pandemia1

Come abbiamo visto nel primo capitolo, dopo il crollo del socialismo sovietico, il capitalismo - liberato da scomode concorrenze - si sbarazzò del suo “volto umano” costituito dalle politiche socialdemocratiche e keineisiane per tornare a ignorare bellamente i problemi sociali. Il trionfo del pensiero neoliberista fu tale da assumere la dimensione di pensiero unico, a cui aderirono sostanzialmente quasi tutte le correnti politiche.

I nostri antenati di due secoli fa non avevano vissuto, da alcune generazioni, grandi traumi collettivi o tensioni peggiori di qualche attentato terroristico da parte di gruppi fondamentalisti musulmani, che rimasero tuttavia abbastanza circoscritti; anche le guerre avevano un carattere locale ed erano rimaste limitate nella parte più povera del pianeta (questi aspetti verranno affrontati nel prossimo capitolo). Se non possiamo chiamare l’inizio del XXI secolo un’epoca felice a causa delle crescenti divergenze economiche prodotte dalle politiche neoliberiste, chi aveva la fortuna di essere nato nella parte economicamente sviluppata e ricca del pianeta conduceva in media una vita abbastanza tranquilla.

Fu perciò ancora maggiore lo shock causato dall’insorgere di una pandemia, evento che aveva l’ultimo precedente negli anni della I Guerra Mondiale (l’influenza “Spagnola”, il cui ricordo era rimasto attutito dalla quasi contemporaneità con la tragedia bellica) ed era stato persino dimenticato da parecchi legislatori: i regimi speciali che queste emergenze sanitarie solitamente avevano comportato nei secoli passati non erano neppure contemplati da numerose costituzioni vigenti a quell’epoca. Forse anche la fiducia nei progressi della scienza giocò un brutto tiro agli uomini del XXI secolo.

Nei decenni precedenti c’erano state delle epidemie nell’Asia orientale, ma rimasero per lo più confinate nell’area del Pacifico. Quando però i primi focolai del Covid-19 esplosero in Italia all’inizio del 2020 si capì immediatamente che la situazione  questa volta avrebbe avuto proporzioni assai maggiori, considerati i viaggi e i contatti nell’era della globalizzazione. La pandemia si diffuse dapprima nell’Asia orientale (dove nacque in una città della Cina, Wuhan), poi giunse in Europa per espandersi immediatamente a livello planetario. Le cause restano ancora oggetto di dibattito tra gli storici della medicina. La tesi prevalente è quella dello “spillover” ( un passaggio del virus da animali selvatici e domestici fino all’uomo) avvenuto in un mercato di Wuhan, causato probabilmente dallo estendersi in zone ancora selvagge degli allevamenti intensivi di animali a scopo alimentare (i nostri antenati erano ancora carnivori).  Una tesi minoritaria spiega l’origine della pandemia con la fuga del virus da un laboratorio di Wuhan, che effettuava esperimenti sulla famiglia dei coronavirus senza le necessarie misure di sicurezza. Come per numerose questioni storiche cruciali rimaste controverse (anche dopo l’abolizione dei segreti di Stato), gli storici continuano a sperare nella scienza per poter attraversare la quarta dimensione alla ricerca di fonti dirette decisive.

I contemporanei furono talmente presi alla sprovvista che molti Stati non avevano neppure un piano contro le pandemie e compirono errori madornali nella loro gestione. Gli Stati governati da partiti di “centrosinistra” (come venivano chiamate le forze politiche che avevano abbandonato precedenti orientamenti ideologici, accettando con fervore il pensiero neoliberista) presero una serie di misure drastiche di limitazione delle libertà personali - e dal dubbio fondamento costituzionale in paesi liberali - come vari confinamenti e il coprifuoco. Affrontarono cioè il problema con metodi simili a quelli utilizzati nelle pandemie dei secoli precedenti. Gli Stati guidati da leader della destra populista o post-fascista (come gli Stati Uniti e il Brasile, governati nel 2020 rispettivamente dai presidenti Trump e Bolsonaro) minimizzarono la questione senza prendere inizialmente alcun provvedimento, con lo scopo di non offuscare la propria immagine carismatica e quello inconfessato di non creare alcun ostacolo allo sviluppo economico.

La medicina del XXI secolo non aveva ancora risolto il problema dei virus: quando il batterio del versusvirus venne sperimentato nel XXII secolo (eliminando tra l’altro il diffuso problema del raffreddore, che aveva costituito un business enorme per l’industria farmaceutica con il commercio di sintomatici quasi del tutto inutili), non solo le conoscenze scientifiche erano aumentate ma anche la struttura dell’economia, con la sparizione delle grandi corporation dell’industria farmaceutica chiamate Big Pharma, era assai diversa: lo scopo delle Big Pharma non era quello di risolvere il problema delle malattie, ma di trarne un profitto. Nel campo scientifico avevano assunto un potere enorme grazie alla loro influenza economica.

Gli Stati chiesero alle Big Pharma di produrre quanto prima un vaccino contro il Covid, ma l’urgenza e i ricatti economici delle Big Pharma non permisero né di commercializzare un vaccino veramente valido, né di poterlo diffondere negli stati più poveri del pianeta, che continuarono così per diversi anni a emettere nuove varianti “esotiche” al ceppo originario contagiando così nuovamente il resto del pianeta;   ciò  richiedeva  la produzione di nuovi vaccini in un circolo vizioso di cui non si vedeva la fine.

Le campagne di vaccinazione di massa ordinate dagli Stati crearono atteggiamenti  molto diversi in un’opinione pubblica laica e secolarizzata, abituata ormai a pensare con la propria testa dopo i crolli delle grandi ideologie del XX secolo. Se da una parte ciò costituì un passo avanti per l’umanità, dall’altro portò parecchie persone - rimaste senza punti di riferimento in una situazione tanto critica - a non comprendere il senso delle misure di sicurezza imposte in modo assai confuso dai governanti, che preferirono del resto utilizzare il terrore per aumentare la propria autorità anziché privilegiare strumenti di dialogo partecipativo per creare una consapevolezza diffusa del problema. Sì arrivò così ad atteggiamenti e a numerosi eccessi apparentemente assurdi: una parte di popolazione restò asservita dalla propaganda degli Stati e quasi perennemente segregata in casa in una condizione psicopatologica di terrore indotto dai mass media; quasi tutti indossarono delle mascherine che oggi ci appaiono un po’ ridicole (a volte furono rese obbligatorie dai governi) senza peraltro capire minimamente le differenze tra i diversi tipi, né come andavano utilizzate.

Ma ci furono anche quelli che si ribellarono ai vaccini e alle restrizioni: i cosiddetti “no vax”. In generale le destre populiste, postfasciste e neonaziste crearono non pochi problemi ai governi di centrosinistra impugnando (paradossalmente) la bandiera della libertà e riuscendo a strumentalizzare i movimenti “no vax” che insorsero un po’ ovunque. La maggioranza dei “no vax” non aveva argomentazioni scientifiche da opporre al vaccino, ma preferiva spiegazioni “complottiste” assai stravaganti che si diffusero sulla rete informatica “internet”, la loro principale fonte di informazione alternativa ai mass media di regime.

La sanità pubblica, già colpita nei decenni precedenti dai tagli delle politiche neoliberiste, era ovunque al collasso. Le regole e le proibizioni aumentarono e si facevano sempre più sottili e confuse, con lo scopo ufficiale di non distruggere definitivamente i sistemi sanitari e quello più  o meno dichiarato di non fermare l’economia; i “no vax” divennero dei nuovi untori a cui addossare la colpa di una pandemia che sembrava non avere fine, ripresentandosi più  o meno puntualmente con l’inverno. Ciò provocò una maggiore aggressività nella popolazione già colpita da lutti, restrizioni e problemi economici e in molti paesi si arrivò a scene da guerra civile, con i “no vax” che occupavano regolarmente le piazze delle città principali, mentre polizia e militari (spalleggiate da milizie di “pro-vax”) li affrontavano in maniera sempre più violenta.

Il perdurare di questa situazione provocò una crisi devastante dell’economia globalizzata (già latente prima della pandemia). Solo dopo la “Lunga Depressione”, il riapparire di forze di sinistra alternative al sistema neoliberista e sbocchi rivoluzionari in vari angoli del pianeta  (tema che affronteremo più avanti in questo libro) si arrivò alla decisione, presa nella storica assemblea dell’Onu del 1 maggio 2032, di mettere fuorilegge le multinazionali e di trasformare le Nazioni Unite nell’attuale Nuova Confederazione di Comunità Indipendenti (NCCI) adottando i principi del socialismo democratico antiautoritario. Nel 2033 la pandemia di Covid -19 si trasformò in una normale influenza, come aveva fatto prima di lei la “Spagnola”.  I dati della Lunga Pandemia restano purtroppo assai divergenti, data la scarsa attendibilità delle fonti statali dell’epoca: le stime vanno da 2 a 10 milioni di morti. 

                 

1 L’autore di questo scritto (Roberto Zani) immagina di essere un discendente dello storico socialista inglese Eric Hobsbawn, autore de “Il Secolo Breve” (un grande affresco del XX secolo) e di scrivere, nel XXIII secolo, il libro successivo avente per oggetto il XXI secolo, da cui sarebbe estratto questo capitolo.

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