Salut Salon, di Eugen Galasso (n°114)
con e di Iris Siegfried (violino, voci), Angelika Bachmann (violino, voci), Anne von Twardowsky (piano, voci), Sonja Schmid (violoncello, voci).
Queste quattro giovani polistrumentiste, dotate di uno straordinario senso della scena, “fanno musica a sé”: non è cabaret musicale, neppure musica con cabaret, ha a che vedere pochissimo, per dire, con “La Banda Osiris” o “Elio e le storie tese”.
Suonano quanto a loro garba, dalla brahmsiana “Danza ungherese n. 2” al sound-track di “Psycho” di Hitchcock di Bernard Herrmann, alle musiche di James Bond (“Goldfinger”), al canto ticinese “Ciribiribim (me piase el vin)”, sforzandosi di fare tutto in un italiano talora un po’ avventuroso ma simpatico. Comicità, ma soprattutto autoironia, non senza che la tristezza malinconica affiori nell’amore sviscerato per il grande tango “de la muerte” di Astor Piazzolla, nell’amore per la musica in sé (Mendelssohn e il suo “Wortlose Musik - Musique sans paroles”, uno dei vertici musicali del romanticismo), in composizioni proprie, anche in italiano.
Esecuzioni pulitissime. Brani che si mescolano fecondandosi a vicenda. Nessuna di loro ride della musica, anzi, se mai ridono di un certo stile superato in cui i concertisti si presentavano in modo assurdamente paludato...