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Categoria: Musica
Creato Domenica, 01 Gennaio 2012

Nuovi rimedi per la miopia, di Roberto Zani (n°142)

Verso un Bugo più maturo?

Universal 2011

In questi tempi duri per tutti e per gli artisti in particolare, possiamo senz’altro accontentarci dell’ultimo album di Bugo. “Nuovi rimedi per la miopia” non sarà un capolavoro, ma ha un merito: l’artista mantiene ben salda la capacità di non mettere d’accordo i critici più competenti. Così, se le recensioni segnalano tutte la compresenza di ottime canzoni e di altre molto meno buone, divergono poi completamente nel compilare l’elenco delle due categorie.

 Ma chi è Bugo?

 Sintetizzando, Cristian Bugatti sembrò uscire quasi per caso dagli anni ’90 e da Trecate (provincia di Novara, al confine della Lombardia), dopo aver “cazzeggiato” non poco con gli amici musicisti, ma anche sperimentato in modo casalingo sui suoni e le registrazioni low – fi a bassa definizione, seguendo una tendenza in voga negli ambienti indipendenti. Di quel periodo è l’autoprodotto “Pane Pene Pan”, oggettivamente inascoltabile. Alcuni suoi coetanei - cosiddetti cantautori - già calcavano il palco dell’Ariston di Sanremo tra i giovani o addirittura tra i big (tipo Gianluca Grignani, considerato dai più un fenomeno generazionale).

Ma il vero debutto discografico di Bugo è “La prima gratta” del 2000, data che sembrava segnare un’ipoteca se non sul nuovo millennio, almeno sugli anni zero. Ed è un album che gratta forte: sporco, acido, surreale e confusionario. I brani si alternano a frammenti di idee geniali, senza perseguire ad ogni costo la forma canzone, spiazzando parecchio gli stralunati ascoltatori.

Bugo lascia il lavoro presso la piomberia paterna e si trasferisce a Milano dove già frequentava l’ambiente underground. L’anno successivo esce “Sentimento westernato”: l’ispirazione questa volta proviene spesso da Syd Barret, il mitico fondatore dei Pink Floyd (impazzito a causa dell’LSD), fatto del tutto nuovo per un musicista italiota. L’album riscuote unanimi consensi e il nostro viene scritturato dalla Universal, che gli lascia ampi margini in cambio di basse royalties. In pratica, la major acquista e distribuisce il 3° album già pronto, “Dal lo fai al ci sei”. Secondo molti è il momento apicale del periodo giovanile bughiano: i singoli “Casalingo” e “Io mi rompo i coglioni” conoscono una certa diffusione nelle radio.

A questo punto Bugo prova il colpo grosso: un doppio album che possa raggiungere sia il successo commerciale che siglare la sua grande versatilità. Il sogno di emulare l’artista contemporaneo Beck Hansen forse non tiene conto del fatto che l’eclettismo del genietto di Los Angeles resta incompreso in Italia. “Golia & Melchiorre” (2004) è composto da un cd completamente acustico con venature di folk - blues, mentre l’altro diverge completamente per la strada dell’elettronica sperimentale. Il progetto è troppo ambizioso e risente anche di una preoccupante carenza d’ispirazione. Solo poche canzoni si salvano dal naufragio.

L’anno seguente Bugo viene affiancato in studio di registrazione da Giorgio Canali, già fonico dei Litfiba, chitarrista dei CSI e futuro produttore di Vasco Brondi (alias “Le Luci della Centrale Elettrica”). L’esperienza del “vecchio” rocker ha il merito di inserire un po’ di razionalità nel “caos primordiale” che continua a contrassegnare lo stile produttivo del giovane artista. Così nel 2006 il risultato è “Sguardo contemporaneo”, un lavoro molto più compatto dei precedenti, che tuttavia cerca di valorizzare le capacità visionarie del nostro. Purtroppo il bellissimo singolo “Millennia” non trova pressoché riscontri, l’intero album nemmeno. Finalmente, una seconda versione di “Amore mio infinito”, duettato con l’attrice Violante Placido (che ha l’indubbio merito di essere figlia dell’attore e regista Michele) entra nella discutibilissima classifica della hit parade, senza peraltro oltrepassare il 50° posto.  

E’ chiaro che Bugo è troppo avanti per la scena italiana e rischia di restare incompreso. Tenta allora una  decisa virata verso la strada commerciale: nel 2008 esce “Contatti”, l’album più brutto della sua carriera, in cui prevale il desiderio del musicista di “entrare nel giro giusto”, come canta in uno dei brani. L’imperterrito mainstream continua ad ignorarlo.

A questo punto il musicista si concede una pausa dalla produzione discografica e si dedica alle arti visive e plastiche. Si sposa e segue la moglie in India. Ritorna in Italia solo per registrare il nuovo album, che esce nel settembre 2011, e per eseguire il tour promozionale di rito.

 L’ultima di Bugo

“Nuovi rimedi per la miopia” ha senz’altro il pregio di essere un lavoro onesto, abbastanza equilibrato senza perdere peraltro quella sgangheratezza che è parte integrante dello stile bughiano: l’eclettismo, gli alti e i bassi, idee geniali alternate ad altre un po’ banali e troppo naïf. Lasciamo allora agli ascoltatori il giudizio sui singoli brani, suggerendo che l’ultimo Bugo appare complessivamente più maturo e sicuro di sé: la voce, che ha sempre echeggiato quella di un Battisti annoiato e perdente (“I’m a loser”, come cantava Beck) ora è più decisa e quasi serena. Così bisogna “piegarsi in avanti per fare la salita che è la mia vita”; ma anche con la gioia di guardare l’orizzonte, l’unico rimedio contro la miopia in cui stiamo sprofondando.

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