Dal Tenco 2012 - 42 Records - 2012
La rassegna del Tenco 2011 ha sbattuto in faccia a tutti la drammatica carenza di fondi che mette in pericolo l’esistenza dell’evento qualitativamente più importante della musica italiana.
Però la crisi non si limita solo alla questione economica: la cosa migliore di quell’edizione è stata senza dubbio la presenza del cantautore ceco Jaromìr Nohavica, presente grazie a un atto di “malatestiana volontà” di Alessio Lega (e raccontata nel suo Diario Libertario sul n. 142 di Cenerentola).
Vogliamo allora dedicare queste righe sul Tenco 2012 all’artista che si è aggiudicato la Targa per la miglior opera prima, e che insieme alla sua generazione sta cercando di portare una ventata nuova nel genere melodico italiano.
Il siciliano ventottenne Lorenzo Urciullo, in arte Colapesce, insieme a pochi altri artisti della sua generazione dona con la freschezza compositiva una speranza musicale a questi tempi, peraltro tristi dal punto di vista sociale e dal futuro incertissimo. Il titolo dell’album è già un programma.
Ma chi è Colapesce? Intanto è il titolo di un’antica leggenda siciliana che ha per protagonista Nicola ragazzo-pesce, innamorato del mare e della sua isola; la storia ha molte versioni, di cui una antiautoritaria e “antilavorista” rielaborata per l’occasione dallo scrittore Angelo Orlando Meloni.
Lorenzo Urciullo si era già fatto notare come leader degli Albanopower. In occasione dell’uscita di “Un meraviglioso decino” ha diffuso su internet “Nove cover”, lavoro assai eclettico realizzato con pochi mezzi in cui non possono passare inascoltati almeno due brani: una coraggiosa e travolgente versione acustica di “Thriller” di Michael Jackson, insieme a una magica “Vorrei Incontrarti” del primo Alan Sorrenti psichedelico. Del resto, Colapesce può vantare tra l’altro una cultura enciclopedica su generi musicali di epoche diverse.
Suscitano certamente interesse le capacità acustiche dell’artista; nell’album vincitore del Tenco tuttavia appaiono solo parzialmente, perché lo stuolo di validi collaboratori in studio supera abbondantemente la sufficienza dal punto di vista tecnico, mantenendosi peraltro stabilmente all’interno degli schemi della canzone leggera italiana: cose queste non inconsuete per i giovani musicisti.
Assai più difficili da rintracciare oggi sono le capacità liriche, e nei suoi testi Colapesce mostra purtroppo alti e bassi qualitativi, dividendosi pressapoco tra suggestioni fantastiche postromantiche e frustrazioni sociali, esistenzialismi precarizzati di stampo generazionale.
Questo lavoro è invece prezioso per le idee melodiche, ed è su questo cruciale terreno che il giovane siciliano mostra un talento raro. “Un meraviglioso declino” rinnova la tradizione cantautorale grazie a composizioni semplici ma non banali, fatte di strofe orecchiabili che però non stancano, un arrangiamento efficace, una sana consapevolezza di apportare qualcosa di fresco e dinamico all’interno della tradizione melodica italiana.