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Categoria: Cinema
Creato Domenica, 16 Aprile 2023

Locandina della serie dedicata a Lidia PoëtNove donne e un mercato, recensione di Luciano Nicolini (n°262)

Mi è capitato, recentemente, di vedere il film “Sette donne e un mistero” di Alessandro Genovesi, approdato alle sale cinematografiche circa un anno fa: nel dicembre del 2021. Si tratta del rifacimento della pellicola intitolata “Otto donne e un mistero” realizzata nel 2002 da François Ozon, e costruita, a sua volta, a partire dall’opera teatrale “Huit femmes” di Robert Thomas (del 1958).

Non ho mai assistito all’opera teatrale, sulla quale pertanto non posso esprimermi; ricordo bene invece la pellicola di Ozon, regista discusso quanto originale. A mio parere, il film di Genovesi, pur piacevole da vedere, non regge al confronto. Si è passati infatti dall’interessante narrazione psicologica di Ozon (permeata peraltro da una sottile misoginia) a una commediola leggera, confezionata per compiacere un pubblico in cerca di svago. Una commediola che (per non scontentare neppure gli intellettuali di sinistra?) si chiude addirittura con un finale moderatamente femminista…

È un segno dei tempi.

E dire che quelli in cui Ozon aveva realizzato la sua opera non erano certo immuni dalla tirannia del cosiddetto “mercato”!

Pochi giorni dopo mi sono fatto somministrare, e questa volta non per caso, la serie televisiva dedicata a Lidia Poët (1855-1949), un personaggio storico decisamente interessante. È stata infatti la prima donna a entrare nell’Ordine degli avvocati in Italia. Radiata da quest’ultimo dopo pochi mesi, proprio per il fatto di essere femmina, riuscì a vincere, dopo quasi mezzo secolo, la sua grande battaglia. Nel frattempo fornì importanti contributi nel campo del diritto penitenziario e partecipò attivamente ad iniziative finalizzate al raggiungimento dell’uguaglianza tra maschi e femmine, portate avanti dalla parte più cosciente delle donne italiane.

La serie televisiva (al momento una delle più seguite dal pubblico) è davvero un disastro.

Non sono un profondo conoscitore della vita della protagonista, appartenente ad una agiata famiglia valdese, ma quanto è narrato nella serie è palesemente inverosimile: inverosimili sono i casi giudiziari dei quali Lidia si occupa, ancora più inverosimili gli stratagemmi con i quali li risolve, ridicole le scene contenute nell’ultima delle sei puntate quando, vestita con gli abiti che le donne della borghesia indossavano sul finire dell’Ottocento, salta da un vagone all’altro con la pistola in pugno come James Bond. 

Inverosimili sono anche i dettagli: l’aspirante avvocata, infatti, sempre vestita in maniera elegante, si muove da sola per città e campagna come molte giovani donne neppure oggi hanno il coraggio di fare, entra in un bordello, si ferma a parlare di notte con le prostitute che esercitano per strada il loro mestiere, usa talvolta un linguaggio che all’epoca non usavano neppure i maschi (se non tra di loro, quando si trovavano in caserma o all’osteria).

Di buono c’è che i registi, lo devo ammettere, almeno questa volta, hanno trattato bene gli anarchici. Nella seconda puntata li si vede impegnati in quella che è sempre stata la loro principale occupazione: lottare, nei posti di lavoro e più in generale tra gli oppressi, per la libertà e l’uguaglianza. 

Salvo correggere il tiro nel corso dell’ultima puntata, descrivendo invece una coppia di libertari inclini al violentismo. Ma di questo non ci si può lamentare: che verso la fine dell’Ottocento, di fronte alla brutale repressione, diversi anarchici abbiano ritenuto opportuno mettere in atto pratiche terroristiche è un fatto innegabile.

Ciò di cui invece è lecito lamentarsi è che si utilizzi un personaggio realmente vissuto come Lidia Poët per realizzare una telenovela di fantasia. Nessuno pretende che i registi si trasformino in storici professionisti, ma ritengo che i defunti, soprattutto quelli che hanno contribuito a migliorare la società nella quale viviamo, meritino più rispetto: se si vuole produrre un telefilm commerciale, meglio sarebbe inventarsi anche il nome della protagonista.

 

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