La chimera, recensione di Luca Baroncini (n°268)
di Alice Rohrwacher
con Josh O’Connor, Isabella Rossellini, Carol Duarte, Alba Rohrwacher, Vincenzo Nemolato
Ambientato negli anni ‘80, tra i cosiddetti “tombaroli”, definizione attribuita a chi nell’Italia centrale si dedica alla ricerca e allo scavo illegale di antiche tombe etrusche, il film racconta di un giovane archeologo inglese, in grado di “sentire” i reperti antichi, coinvolto in un traffico internazionale; ma è difficile raccontare il film, la trama è infatti solo uno degli elementi.
Tutto è giocato sul confine sottile tra i vivi e i morti, il passato e il presente, la luce del litorale tirrenico e il buio delle profondità del terreno, dimensioni parallele destinate prima a sfiorarsi, poi a incrociarsi, ma ci sono anche i personaggi ai margini e il folclore locale, da sempre al centro del cinema di Alice Rohrwacher.
La regista toscana si conferma portatrice di una voce personale e diversa da tutte le altre. È questa la forza del suo cinema naif e autoriale, capace di prenderci per mano per trasportarci in un mondo con coordinate tutte sue. Ciò che ci chiede non è poco, dobbiamo infatti abbandonare ogni difesa razionale e cedere alle immagini e al loro scorrere; è l’unico modo per trovare una sintonia con un cinema che ha bisogno del suo tempo per essere, più che compreso, prima di tutto accettato.
L’inizio è subito stordente, ci sentiamo sballottati tra personaggi strani, scavi clandestini e andirivieni misteriosi, attraverso dimensioni e dinamiche relazionali che non comprendiamo appieno e percepiamo tramite dettagli che via via si combinano tra loro dando gradualmente un senso al tutto. È un cinema sospeso sull’orlo dell’abisso quello di Alice Rohrwacher che indaga con scanzonato scompiglio, lancia saette e trova nel disordine una sua interessante chiave di lettura. Dietro la crosta del reale c’è l’ineluttabile, ma lì in mezzo, da qualche parte, c’è spazio per dolori, malinconie, ma anche gioie.
Nel cast si distinguono lo straniero e stranito protagonista Josh O’Connor, la luminosa Carol Duarte (fa piacere ritrovarla dopo il folgorante “La vita invisibile di Eurídice Gusmão”), ma su tutti si distingue Isabella Rossellini che attira la luce sul suo personaggio di anziana matrona stramba e umorale.
A colpire è anche il retrogusto. Pur avendo visto molti film dopo “La chimera”, è a questo che sono più volte ritornato con il pensiero, segno di una capacità non comune di offrire suggestioni in grado di smuovere l’inconscio.