Deserto particular, recensione di Luca Baroncini (n°269)
di Aly Murituba
con Antonio Saboia, Pedro Fasanaro, Thomas Aquino, Laila Garin
Un po’ road-movie, storia d’amore, film di denuncia, anche politico considerando la tematica LGBT nel Brasile guidato dall’allora presidente Bolsonaro, “Deserto particular” è però principalmente un percorso di formazione, soprattutto di liberazione, dei suoi protagonisti Daniel e Sara.
Lui è un agente di polizia sospeso per violenza privata, con un padre ammalato da accudire e una sorella con cui dividere le incombenze del quotidiano. Lei è in cerca di un’identità in un contesto sociale tutt’altro che complice. I due non si conoscono, vivono ai lati opposti del Brasile, sono entrati in contatto attraverso una app di incontri ed è nata un’intesa. Daniel, introverso e inquieto, pensa di avere trovato in Sara il grande amore della sua vita, ma sono tante le cose che non conosce e non pare ancora in grado di capire e accettare, anche di se stesso. Quando lei smette di rispondergli, lui abbandona tutto e parte per cercarla, mollando ogni responsabilità per quella che diventerà una vera e propria ossessione.
Sarà un viaggio di progressive scoperte e nuove consapevolezze, dove sentimenti e pulsioni usciranno allo scoperto creando prima conflitto, poi pacificazione. Il centro del racconto non è mai una tesi da esporre, un messaggio da veicolare, ma consentire ai due protagonisti di trovare la loro verità, con una parte conclusiva molto struggente in cui il lieto fine prende pieghe inaspettate, poco compiacenti nei confronti delle presunte aspettative del pubblico. Verrebbe voglia di sapere cosa succederà dopo ai due protagonisti, se la vita li ripagherà della stessa tenerezza che si sono concessi, ma l’obiettivo della sceneggiatura era dargli la possibilità di concedersi un futuro, dipende quindi da noi e dalla nostra sensibilità ipotizzare ciò che accadrà.
È anche questo il bello di un cinema che non vuole spiegare niente, solo raccontare una bella storia, stimolare il confronto e dare ordine al nostro sentire.
Presentato al Festival di Venezia nella sezione “Giornate degli Autori”, ha vinto il Premio del Pubblico.