Il mondo dietro di te, recensione di Luca Baroncini (n°273)
di Sam Esmail
con Julia Roberts, Mahershala Ali, Ethan Hawke, Myha'la Herrold, Kevin Bacon
Siamo appesi a un filo, in fondo lo sappiamo, ma facciamo finta di niente, per quieto vivere, menefreghismo, incoscienza, ma soprattutto perché pensiamo di non potere fare nulla. Il filo è il nostro legame con la tecnologia che ci ha resi totalmente dipendenti. Se di colpo quel filo si spezzasse che cosa succederebbe? Se un mattino ci svegliassimo e la connessione non funzionasse più isolandoci dall’esterno, come reagiremmo? Se i satelliti si bloccassero rendendo vano ogni tentativo di comunicazione, quale sarebbe la nostra reazione? Cercheremmo la solidarietà dei vicini o cominceremmo abbastanza in fretta a vederli come possibili nemici?
Non è la prima volta che la finzione indaga la grande paura di un’apocalisse, oggi più che mai strettamente connessa a un blackout informatico e alla conseguente esclusione dal mondo delle informazioni. Il film, adattamento dell’omonimo romanzo del 2020 di Rumaan Alman, in tal senso non inventa nulla, crea premesse che mescolano l’attesa dell’ineluttabile di M. Night Shyamalan con le atmosfere di pericolo incombente di Alfred Hitchcock (pensiamo a “Gli uccelli”), anche se il rimando più diretto sembra essere il poco visto “Into the Forest” di Patricia Rozema.
Protagonista è un nucleo familiare, un po’ appannato come lo sono quasi tutti e assai benestante come lo è invece solo un’élite. La madre organizza una vacanza in una casa lussuosa a Long Island, il padre sta al gioco e i due figli si adattano. Lo stratagemma narrativo è chiaro, passare dal macro al micro, quindi non ragionare per massimi sistemi ma far partire l’apocalisse da chi pensava di vivere un giorno come gli altri e si trova invece catapultato nel disagio. Tutto accade per passi successivi con incedere inesorabile e il regista e sceneggiatore Sam Esmail è molto abile nel costruire una progressione di perdita delle certezze dove l’inquietudine si insinua gradualmente sotto pelle.
Prima si comincia con l’assenza di segnale, poi anche i satelliti paiono fuori controllo, un’enorme nave cargo punta dritto alla spiaggia, un rumore assordante destabilizza, gli animali sembrano impazziti, gli aerei cominciano a cadere e le Tesla sfrecciano fino a scontrarsi tra loro. Dall’alto giungono volantini di opposte fazioni che rivendicano il collasso. La situazione si complica quando un uomo e sua figlia bussano alla porta dicendo di essere i proprietari dell’appartamento, in fuga dal blackout che ha colpito New York. Aprirsi al prossimo o cedere al sospetto e chiudersi a riccio nei propri affetti? L’incerto che può aprire varchi alla speranza o il certo da difendere con il coltello e con i denti?
Tutte dinamiche molto interessanti e intrecciate tra loro, perché l’inatteso coinvolge ambiti differenti e genera le reazioni più varie. Peculiare al riguardo quella della giovane Rose, la figlia più piccola, ossessionata dalla serie televisiva “Friends”, vero e proprio tormentone del film, che si interrompe proprio mentre è in corso la visione dell’episodio finale dell’ultima stagione. È sapere come finirà la serie il cruccio maggiore di Rose e sarà a quella speranza che si aggrapperà per mettere un po’ di ordine nel tumulto di emozioni conflittuali che sta vivendo, una sorta di idealizzazione di un mondo che non ha mai vissuto e che forse, pur riverberandosi in milioni di persone, è esistito solo sul piccolo schermo. Una chiara rappresentazione dell’arte come rifugio dai mali del mondo perché in grado di trasportare altrove, dove le soluzioni si trovano e le cose non fanno male. La regia riesce a tenere sotto controllo il tutto, con riprese spesso ardite e dall’alto (siamo tutti nelle mani di un grande burattinaio che ci manipola?), non prende saggiamente posizione (non sapremo mai da chi e perché tutto è cominciato) e crea una tensione crescente, con anche il pregio di fornire più domande che risposte, aspetto che può scontentare gli amanti delle spiegazioni razionali, ma che invece aumenta il retrogusto del film. Unico punto debole gli effetti speciali, non sempre all’altezza.
È stato il film in streaming più visto del 2023.