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Categoria: Cinema
Creato Mercoledì, 01 Maggio 2024

Nyad – Oltre l’oceano, recensione di Luca Baroncini (n°273)

Nyaddi Jimmy Chin ed Elizabeth Chai Vasarhely 

con  Annette Bening, Jodie Foster, Rhys Ifans

Ci sono molti modi per raccontare una storia “vera”, etichetta spesso ingannevole perché fa dimenticare che ciò che si vede sullo schermo non è la realtà, ma una sua rappresentazione non per forza fedele. Jimmy Chin ed Elizabeth Chai Vasarhely, già vincitori dell’Oscar per il documentario “Free Solo”, scelgono la strada più convenzionale. La storia ruota intorno all’impresa epocale di Diana Nyad, la nuotatrice americana che ha voluto provare a stabilire il record di nuoto maratona in acque libere coprendo, all’età di 64 anni, la distanza tra le coste della Florida e Cuba. 

 

Poteva essere il racconto del delirio di onnipotenza di una donna psicologicamente fragile, dalla personalità narcisista e vittima di un disordine ossessivo-compulsivo; oppure poteva essere semplicemente un film di genere sportivo che asseconda la protagonista ma almeno trasforma un’impresa ardita in un’avventura mozzafiato che incolla allo schermo fino alla fine. I due registi, invece, optano per la solita realizzazione del sogno americano all’insegna del “se ci credi, ce la fai!” abbinato al mantra “non è mai toppo tardi!” e l’avventura latita alquanto attraverso la noiosa e piatta riproposizione dei primi quattro tentativi non andati a buon fine per poi giungere all’ultimo ostinatamente vittorioso.

Anche l’attacco di uno squalo durante la traversata (tra l’altro episodio inventato a fini spettacolari), passa e va senza smuovere alcuna partecipazione; ma non lasciano traccia, né nello spettatore, né nella protagonista, nemmeno gli abusi sessuali subiti in giovane età da parte del coach. 

Particolarmente debole, quindi, la caratterizzazione di Diana Nyad, perché l’assenza di empatia che produce, più che una scelta per aiutare a farsi un’idea sfumata e conflittuale del personaggio, pare un’incapacità di trovare la giusta chiave di lettura con cui connotarlo.  Del resto l’origine è l’autobiografia “Find a Way” della stessa Nyad, quindi inevitabile un po’ di autoindulgenza nell’appianare gli spigoli, ma restare così in superficie azzera il coinvolgimento.

L’unica cosa che funziona è l’interpretazione di Annette Bening, superlativa (come sempre) nella dedizione alla causa, dal carisma scintillante e giustamente candidata all’Oscar. Più ordinaria Jodie Foster (anch’essa generosamente nominata), amica e sodale di sempre della protagonista. 

Tra le cose che avrebbero aiutato ad aumentare l’interesse per la vicenda, anche il fatto che il record stabilito non sia mai stato ratificato a causa di una serie di presunte irregolarità che sarebbero state commesse durante la traversata. Ma si preferisce l’eroismo di facciata alle ombre.

 

 

 

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