Cinema
Freaks Out, di Luca Baroncini (n°247)
di Gabriele Mainetti
con Claudio Santamaria, Aurora Giovinazzo, Pietro Castellitto, Giancarlo Martini, Giorgio Tirabassi
Il nuovo film di Gabriele Mainetti rappresenta una grande sfida per il cinema italiano. Si tratta infatti di un vero e proprio kolossal, con grande dispendio di mezzi e tripudio di effetti speciali. Le intenzioni sono lodevoli, unire Storia (la vicenda è ambientata a Roma nel 1943) e storie (i quattro protagonisti sono fenomeni da baraccone di un circo), quindi fondere racconto di avventura, romanzo di formazione e riflessione sulla diversità. Il risultato è apprezzabile per lo sforzo produttivo e la capacità di pensare in grande, ma l’insieme finisce per essere più frastornante che convincente. La sceneggiatura propone infatti un campionario abbastanza trito di nazisti alla Sturmtruppen, personaggi esagitati e sequenze urlate che finisce presto per stancare. Gli auguriamo comunque il meglio, perché ha le carte in regola, almeno a livello visivo, per varcare i confini italiani e imporsi sui mercati internazionali.
In occasione della presentazione in concorso al Festival di Venezia, Claudio Santamaria che interpreta l’uomo lupo Fulvio, uno dei quattro protagonisti, ci ha concesso un’intervista. L’incontro è presso una villa del Lido e l’attore si dimostra entusiasta della esperienza e molto disponibile.
La persona peggiore del mondo, recensione di Luca Baroncini (n°247)
di Joachim Trier
con Renate Reinsve, Anders Danielsen Lie, Herbert Nordrum, Maria Grazia Di Meo
Julie ha quasi trent’anni, vive a Oslo e ha una grande fame di vita. Vuole cercare ciò che fa per lei sperimentandosi sia nel lavoro che negli affetti, ma la corsa si traduce in una costante irrequietezza. Non sembra infatti mai trovare un approdo sicuro. La paralisi delle opzioni le si pone sempre davanti e nonostante la razionale convinzione di avere fatto ogni volta la scelta giusta, ogni volta qualcosa la spinge a continuare la ricerca: nuovi partner, nuovi lavori e nuovi interessi si appropriano di lei, più che lei di loro. Le cose sembrano stabilizzarsi quando incontra quella che sembra essere la persona giusta, ma sarà davvero così?
Il danese Joachim Trier racconta la sua protagonista attraverso dodici capitoli, aperti da un prologo e chiusi da un epilogo, che ne seguono il fermento e riesce nel non facile compito di fotografare la contemporaneità.
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Madres paralelas, recensione di Luca Baroncini (n°246)
di Pedro Almodóvar
con Penélope Cruz, Milena Smit, Aitana Sánchez-Gijón, Julieta Serrano, Rossy De Palma
Pedro Almodóvar riflette sulla Storia del suo paese attraverso un melodramma denso di eventi, dove il passato convive con il presente e viene rielaborato attraverso una mentalità contemporanea, aperta al nuovo e attenta all’inclusività.
Sono davvero tante le svolte narrative che si succedono. Si parte con la protagonista che cerca un modo per aprire la fossa comune dove giace il suo bisnonno, assassinato durante la guerra civile spagnola, ma ci vogliono tre anni per raggiungere l’obiettivo di dare dignità ai morti e ai parenti che li hanno pianti. In questo lasso temporale succede di tutto, la vita scorre, dolori e gioie si moltiplicano, ma non sempre dove i personaggi, e anche noi, ci aspettiamo.
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Venezia 78, di Luca Baroncini (n°246)
Se l’anno scorso il festival di Venezia aveva rappresentato la capacità del cinema di resistere in tempo di pandemia, quest’anno si è respirata un’aria di quasi normalità. Sì, la mascherina in sala era obbligatoria, i posti distanziati e la passerella nascosta agli occhi del pubblico da un (brutto) muro, ma era anche evidente la voglia di lasciarsi alle spalle tutto il grigiore accumulato negli ultimi due anni. Ne sono stati un chiaro segnale l’arrivo in massa di divi americani, pubblico e accreditati, tutti felici di tornare a vivere in presenza uno dei festival più importanti e amati del mondo.
Non sono mancati i problemi organizzativi, soprattutto nella gestione delle prenotazioni online dei film, ma nel complesso tutto è andato nel migliore dei modi, con tanto cinema da ogni parte del mondo (cinquantanove i paesi rappresentati), ben cinque titoli italiani in concorso e cinque registe donne candidate al Leone d’Oro, nel tentativo di dare concretezza, e non solo belle parole, al tema caldo dell’inclusione.
Un’estate ANCHE di CINEMA, di Luca Baroncini (n°245)
I cinema hanno riaperto dopo sei mesi di inattività il 26 aprile. Rispetto al precedente varco di giugno 2020 l’esercizio non si è fatto trovare impreparato, sforzandosi di proporre film nuovi e appetibili e non fondi di magazzino. I risultati, pur tra mille difficoltà dovute alle necessarie restrizioni (ingressi contingentati, coprifuoco, niente bar), sono stati nel complesso incoraggianti.
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Si vive una volta sola, recensione di Luca Baroncini (n°244)
di Carlo Verdone
con Carlo Verdone, Anna Foglietta, Rocco Papaleo, Max Tortora
Pronto per arrivare nelle sale cinematografiche italiane nel febbraio 2020, il nuovo film di Carlo Verdone è stato bloccato dalla pandemia e a lungo posticipato. Non lo si è fatto uscire alla riapertura del 15 giugno 2020, e nemmeno nella ripresa autunnale prima della seconda ondata di covid.
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Mandibules - Due uomini e una mosca, recensione di Luca Baroncini (n°244)
di Quentin Dupieux
con David Marsais, Grégoire Ludig, Adèle Exarchopoulos
Quando un film si rivela completamente folle non si può che amarlo. Le premesse narrative non lasciano spazio a dubbi: due malcapitati lazzaroni devono compiere una missione e per farlo rubano un’auto che nel baule contiene una mosca gigante. Nessun errore, è proprio una grande mosca quella che ronza nel baule dell’auto rubata e questo non è che l’inizio.
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Three Identical Strangers, recensione di Luca Baroncini (n°243)
di Tim Wardle
Sul nostro sviluppo hanno la meglio la natura oppure l’ambiente culturale, l’educazione e l’affetto che riceviamo? Di questo annoso e sempre attuale dilemma parla l’interessante documentario di Tim Wardle, vincitore al Sundance 2018 e inserito nel vasto e dispersivo catalogo di Netflix.
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Friends, recensione di Luca Baroncini (n°243)
Ci sono serie televisive unanimemente celebrate che però non hai, pardon avevi, mai visto. E così, complice una situazione pandemica che costringe a una vita per lo più casalinga e una curiosità che avevi sempre lasciato sonnecchiare, ti decidi a guardare tutte le dieci stagioni, e 236 episodi, di “Friends”.
Nomadland, recensione di Luca Baroncini (n°242)
di Chloé Zhao
con Frances McDormand, David Strathairn
Esistono vari modi per sondare la contemporaneità. La giovane regista cino-americana Chloé Zhao sceglie di trasporre l’omonimo libro d’inchiesta della giornalista Jessica Bruder con la complicità di un’interprete straordinaria come Frances McDormand.
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Fulci Talks – Conversazione uncut con Lucio Fulci, recensione di Luca Baroncini (n°242)
Documentario di Antonietta De Lillo
Chi era Lucio Fulci? Un regista di film scollacciati, orrorifici, western, thriller, comici, il cosiddetto “cinema di genere” che imperava in Italia durante gli anni ‘70 e in parte ‘80? Un solido professionista poco incline alle etichette? L’autore di almeno tre film diventati di culto e ancora oggi studiati ed emulati (“Non si sevizia un paperino”, “Sette note in nero” e “Zombi 2”)?
Nel documentario di Antonietta De Lillo a lui dedicato il regista romano, scomparso ormai da venticinque anni, si definisce in tanti modi, tra cui anche “mite anarchico”: “Nei miei film regna quasi sempre un’assoluta anarchia”, afferma Fulci, “anche quelli con Franco Franchi e Ciccio Ingrassia sono anarchici!”.
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Lezioni di persiano, recensione di Luca Baroncini (n°241)
di Vadim Perelman
con Nahuel Pérez Biscayart, Lars Eidinger, Jonas Nay, Leonie Benesch
Ci sono storie talmente potenti che chiedono solo di essere raccontate. È quello che accade con “Lezioni di persiano” di Vadim Perelman, regista ucraino naturalizzato canadese, presentato alla Berlinale 2020.
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Lei mi parla ancora, recensione di Luca Baroncini (n°241)
di Pupi Avati
con Renato Pozzetto, Fabrizio Gifuni, Chiara Caselli, Isabella Ragonese, Lino Musella, Stefania Sandrelli, Alessandro Haber, Serena Grandi, Gioele Dix
Esiste un cinema fuori dalle mode, sospeso nel tempo, ancorato ai ricordi di gioventù, legato ai riti di un mondo ancestrale dove il nero delle inquietudini e il candore dell’innocenza si contaminano.
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Bridgerton, recensione di Luca Baroncini (n°240)
Non appena una serie diventa di successo viene mediamente distrutta. Non c’è sport preferito che smontare ciò che piace, se non a tutti comunque a molti, per elevarsi un po’ dalla marmaglia.
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