Cinema
Il sacrificio del cervo sacro, recensione di Luca Baroncini (n°214)
di Yorgos Lanthimos
con Colin Farrell, Nicole Kidman, Barry Keoghan, Alicia Silverstone
Yorgos Lanthimos si è ormai imposto nel panorama internazionale grazie al suo cinema in cui a emergere sono alienazione, incomunicabilità e angosce contemporanee.
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Cannes 2018: quel che resta del festival, di Luca Baroncini (n°213)
Quando pronunci la parola Cannes negli occhi dell’interlocutore si accende un immaginario fatto di eleganza, auto di lusso, alberghi sontuosi, spiagge esclusive, divi sorridenti, feste mondane e poi anche film. La realtà, per un festivaliero d.o.c., è molto meno scintillante perché sono quasi unicamente i film, e il tentativo di vederne il più possibile, il vero obiettivo delle lunghe ma velocissime giornate.
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Lovers, recensione di Luca Baroncini
di Matteo Vicino (n°212)
con Primo Reggiani, Margherita Mannino, Ivano Marescotti, Antonietta Bello, Luca Nucera
“Lovers” di Matteo Vicino è un film molto pensato e curato e non sembra un’opera prima. E infatti non lo è. Si tratta del terzo film dopo “Young Europe”, commissionato dal progetto europeo Icarus e coordinato dalla Polizia Stradale italiana per sensibilizzare sulla sicurezza stradale, e la commedia “Outing – Fidanzati per sbaglio”.
Le donne della mia vita, recensione di Luca Baroncini (n°211)
di Mike Mills
con Annette Bening, Elle Fanning, Greta Gerwig, Billy Crudup
In Italia non è uscito in sala ma solo in dvd con il titolo anonimo “Le donne della mia vita”. L’originale “20th Century Women” suonava decisamente meglio. Nel 2017 è stato candidato all’Oscar per la sceneggiatura originale di Mike Mills, anche regista.
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Insyriated, recensione di Luca Baroncini (n°211)
di Philippe Van Leeuw
con Hiam Abbass, Diamand Abou Abboud, Juliette Navis, Mohsen Abba
La guerra può essere mostrata da vari punti di vista, tutti ugualmente devastanti. Il direttore della fotografia belga Philippe Van Leeuw, alla seconda regia dopo “Le jour où Dieu est parti en voyage” che racconta il calvario di una donna tutsi alla ricerca dei propri figli durante il genocidio del 1994 in Ruanda, sceglie di indagarla dal buco della serratura.
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Quattro giorni alla Berlinale 2018, di Luca Baroncini (n°210)
Il modo migliore per approcciarsi alla Berlinale è azzerare le aspettative e lasciarsi andare al flusso. Consiglio che vale per qualunque festival e qualunque visione cinematografica ma che per la manifestazione tedesca è ancora più importante. Se, infatti, a Cannes e Venezia ci si aspetta di vedere i film che si fronteggeranno nella stagione dei premi che si concluderà con l’attribuzione degli Oscar, e questo volente o nolente finisce per condizionare anche i cuori più puri, a Berlino c’è maggiore libertà e voglia di sperimentare, non solo nelle sezioni collaterali ma anche nel concorso.
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Quello che non so di lei, recensione di Luca Baroncini (n°210)
di Roman Polanski
con Emmanuelle Seigner, Eva Green, Vincent Perez
Roman Polanski continua a riflettere sul rapporto tra verità e finzione, da sempre alla base del suo sguardo cinematografico. Questa volta, trasponendo il romanzo “Da una storia vera” di Delphine de Vigan, mette in scena una scrittrice in crisi creativa, la tormentata Delphine, reduce da un grande successo incentrato sulla figura di sua madre e vittima di uno stalker epistolare che la accusa di avere diffamato la propria famiglia.
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C’est la vie – Prendila come viene, recensione di Luca Baroncini (n°209)
di Olivier Nakache ed Eric Toledano
con Jean-Pierre Bacri, Jean-Paul Rouve, Gilles Lellouche, Vincent Macaigne, Eye Haidara, Suzanne Clément
Se al cinema si chiede principalmente di mettere la propria vita tra parentesi, o anche solo di passare un paio d’ore spensierate senza azzerare per forza il cervello, il francese “C’est la vie” può rivelarsi un’ottima scelta. I due registi Olivier Nakache ed Eric Toledano, infatti, noti al pubblico per il successo straordinario di “Quasi amici”, costruiscono una vera e propria girandola di situazioni esilaranti a cui è impossibile resistere.
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Stronger, recensione di Luca Baroncini (n°209)
di David Gordon Green
con Jake Gyllenhaal, Tatiana Maslany, Clancy Brown, Frankie Shaw, Miranda Richardson
L’attentato alla maratona di Boston del 15 aprile 2013, in cui l’esplosione di due ordigni piazzati vicino al traguardo causò la morte di tre persone e il ferimento di altre 264, è già stato portato sullo schermo da Peter Berg nel thriller “Boston”, incentrato sulla conseguente caccia all’uomo.
Star Wars: Gli ultimi Jedi, recensione di Domenico Secondulfo (n°208)
Confesso subito di avere visto tutti i film della serie appena usciti, quindi anche il primo, e questo per fare subito outing come “nostalgico” della serie. Detto questo, due parole sull’ultimo rampollo, il secondo (terzo se ci mettiamo Rogue One), se ben ricordo, della “era Disney” che, mi pare chiaro, non mi sta particolarmente simpatica.
Ma veniamo al film. Innanzitutto un film sessista, tutti i buoni sono femmine e tutti i cattivi maschi, e questo rispolverando alcuni luoghi comuni maschilisti degli anni ’50 e ’60, qui al femminile, in stile capitani coraggiosi e duri eroi, una scelta squallida e sessista da parte della nuova produzione che tenta di agganciare commercialmente il minimo comun denominatore, a suo parere, di questi ultimi tempi in tema di “guerra dei sessi”. Del resto la Disney, sin dalla sua nascita, non ha certo brillato per equilibrio e indipendenza, basti ricordare cosa faceva il suo fondatore Walt, spia per l’Fbi ai tempi del Maccartismo (cfr. Repubblica, 7.5.93). Quindi sul piano politico-culturale un triste appiattimento sia nei contenuti che nelle forme narrative.
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Ella & John, recensione di Luca Baroncini (n°208)
di Paolo Virzì
con Helen Mirren e Donald Sutherland
Paolo Virzì in trasferta americana ripropone, con la complicità di Stephen Amidon, Francesca Archibugi e Francesco Piccolo in sede di scrittura, una strana coppia on the road.
Non distaccandosi troppo dal modello Micaela Ramazzotti /Valeria Bruni Tedeschi de “La pazza gioia”, il regista livornese imbastisce un racconto su un marito e una moglie in fuga, non da un ospedale psichiatrico, ma da un destino avverso e ormai segnato che li vorrebbe in casa di riposo o in ospedale. Lei è infatti malata di tumore e lui di demenza senile. Il film abbraccia in pieno il genere “malattia incurabile” e cerca, e trova, lacrime facili.
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C’era una volta il cinema italiano, di Luca Baroncini (n°208)
Titolo provocatorio che rimarca il bisogno del nostro cinema di ritrovare un contatto con il pubblico. Se, infatti, togliamo il fenomeno Checco Zalone e il grandissimo successo del riuscito “Perfetti sconosciuti”, che però sono del 2016, il 2017 ha portato solo due titoli a superare i 10 milioni di euro: L’ora legale di Ficarra & Picone e Mister Felicità di Alessandro Siani. Il calo di interesse nei confronti del prodotto nazionale è evidente analizzando la quota di mercato del cinema italiano che è passata dal 28,85% del 2016 al 17,02% del 2017 (dati aggiornati al 17 dicembre 2017).
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Suburbicon, recensione di Luca Baroncini (n°207)
di George Clooney
con Matt Damon, Julianne Moore, Noah Jupe, Glenn Fleshler, Oscar Isaac
A Suburbicon le villette sono a schiera, gli uomini vanno al lavoro mentre le donne puliscono la casa, accudiscono i figli e attendono il marito con la cena fumante e il sorriso sempre pronto. Del resto siamo nel 1959 e questo è il modello che l’America sta cercando di vendere al mondo. I fratelli Coen, però, da sempre si divertono, e il più delle volte divertono, a smontare questa apparente serenità attraverso il cinema. Nel loro sguardo tagliente dietro a ogni sorriso non si nasconde tanto una lacrima, come da ricetta Disney, quanto un coltello, molto affilato e pronto a squarciare ogni superficie per mostrare l’abisso che nasconde.
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Loveless, recensione di Luca Baroncini (n°207)
di Andrey Zvyagintsev
con Maryana Spivak, Aleksey Rozin, Varvara Shmykova, Matvey Novikov
Un uomo. Una donna. Un bambino di dodici anni. La Russia. Sono questi gli elementi del film durissimo di Andrey Zvyagintsev, Leone d’Oro a Venezia nel 2003 per il potente “Il ritorno” e da allora sempre presente nei maggiori festival internazionali. E potente lo è anche la nuova opera che mette in scena due figure genitoriali mostruose nell’avere perso ogni ragionevolezza concentrandosi unicamente su se stessi.