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Categoria: Libri
Creato Sabato, 01 Settembre 2018

Mery Green Mary Green. In viaggio con le Geoscienze, recensione di Rino Ermini (n°215)

Autore: Andrea Pirondini

Disegni: Francesca Cavani

Editore: Idelson-Gnocchi 1908

Luogo di edizione: Napoli

Anno: 2018

Pagine: 163

Di Andrea Pirondini, insegnante viaggiatore e scrittore, e di un suo precedente bel libro (“Volevo vedere le balene”) su questa rivista avevamo già parlato (numero 198, febbraio 2017).

Una volta presa la decisione di parlare anche di “Mary Green”, questo suo nuovo lavoro, confesso che vorrei semplicemente dirvi: acquistatelo, cercatelo nella vostra biblioteca di riferimento (se non c’è fatelo comprare), leggetevelo e godetevelo. E qui, ora, parliamo d’altro. Ad esempio, del fatto che in Perù il problema che più angustia il viaggiatore e gli abitanti di quel Paese non sia tanto la questione della “sicurezza” quanto quella dell’acqua potabile. Esattamente il contrario dell’Italia, in particolare della civile pianura padana, dove invece si grida all’immigrato, allo straniero, al ladro nero (gridano tutti, molti anche fra quelli cui nessuno ha mai violato il domicilio, che sono la stragrande maggioranza), ma tacciamo, noi cittadini e naturalmente le autorità, sul fatto che l’acqua potabile è sì potabile per legge, ma nella realtà è un coacervo di veleni la cui presenza, non avendo le autorità nessuna intenzione di intervenire e i cittadini essendo in buona parte assuefatti a tutto, è ormai indiscutibile e accettata. Rifletteteci: un problema gravissimo, del resto come altri, di cui da anni tutti tacciono.

Mi chiederete con voce piuttosto alterata che cosa c’entra tutto ciò. Avete ragione fino a un certo punto ad alterarvi. Non posso farci niente se quando ho letto questa cosa sul Perù m’è venuta in mente la pianura padana, e il fatto che dalla televisione ministri della Repubblica mi aizzano contro il nero, ma nessun nero mi è mai entrato in casa, e nello stesso tempo però il mio Comune mi manda in casa acqua piena di veleni. E me la fa anche pagare. E io non batto ciglio e pago.

Insomma, preso dalla foga del caso mio personale, non sono partito dall’inizio ma da un punto che sta più avanti. Ora riprendiamo, appunto, dall’inizio. Bel libro “Mary Green”: bella la veste tipografica. Dolce e tenerissimo il disegno di copertina. C’è qualche piccola svista nel testo, ma i miei studenti avrebbero detto: “Prof, sia serio e coerente, non si perda dietro alle quisquilie, guardi al contenuto, a una prosa da poeta (sì, avrebbero detto proprio così), e non si attardi inutilmente”. Bella la figura di Mary Green. Quando ero insegnante ne ho avute non poche di Mary Green. E siccome non avevo una scuola libertaria come in Inghilterra dove dirottarle (ma ce le avrei poi dirottate?), pensai bene a suo tempo di mettermi all’opera perché la mia scuola pubblica si trasformasse per esser buona anche per le Mary Green. Qui però, nel libro di Pirondini, l’introduzione di una scuola libertaria ci sta benissimo.

Bel libro, dicevo. È la storia di una adolescente inglese, di Londra, che ha qualche problema di comportamento a scuola e siccome alla fine ne fa una un po’ grossa, la sua preside la invita a cambiare istituto perché, se rimanesse lì interverrebbe una sospensione e vorrebbe dire perdere l’anno scolastico. E la invita ad andare in una scuola libertaria o democratica che dir si voglia. Ci va, e la sua vita lì dentro non è male, divisa fra una interessante storia “gialla”, che si dipana sullo sfondo e che meno male non ha di mezzo né morti né violenza né polizia né preti né cittadini amici delle autorità, e i resoconti del prof Robert Mass, di origine italiana, che stanno in primo piano in veste di splendide lezioni; resoconti veri, messi nero su bianco con una prosa che, come ho detto sopra, certi miei studenti avrebbero definito “poetica”,   e   con   alcuni profondità, la passione, l’affetto. Io quando trovo libri profondi che capirebbe anche mia madre che ha fatto la seconda elementare, non posso che rendere onore all’autore perché per chi scrive quella di farsi comprendere senza difficoltà da tutti è una delle cose migliori che possa fare. Non è bello, mi si creda, scrivere e capirsi solo con chi è al tuo livello (e a volte nemmeno quello). Rispetto a passione e affetto, per me questi sono i termini che mi vengono da dire. Che sono per me la passione e l’affetto e l’amore per la conoscenza che contraddistinguono il viaggiatore (e poco o nulla purtroppo hanno a che fare col turista). E che contraddistinguono anche l’insegnante che bene e volentieri fa il proprio mestiere.

Il libro è così strutturato: una Introduzione; un Prologo; sei capitoli: Springhill, Pura Vida (Costa Rica), Viento en los Andes (Perù), Le Dolomiti patrimonio dell’umanità, Un Paese a parte (Nepal), Alla fine del mondo (Patagonia); Un epilogo; Per approfondire-proposte di lettura. E numerose lezioni che prendono avvio dai viaggi dell’autore-professore: sui vulcani e le orchidee, sul ciclo dell’acqua e sulla tettonica delle zolle, sulla civiltà Inca e sui trasporti in Perù, su un trekking nelle Dolomiti e su uno in Nepal, sui terremoti e sui ghiacciai delle Ande in Patagonia, sull’Amazzonia e sull’origine della festa del Primo maggio, sull’astronomia e sull’acqua potabile, e così via.

A proposito del Costa Rica, mi è venuto da ripensare a un libro di molti anni fa: “Lettere dalla Kirghisia”, di Silvano Agosti. Se non l’avete letto, cercatelo e leggetelo  e capirete perché.

E il trenino che da Cusco porta alle rovine inca andando a zig zag? Mi ha richiamato alla mente i grossi camion che sui pendii da capogiro (e spesso da tragedia del lavoro) delle Apuane salgono a zig zag alle cave del marmo, per raggiungere il luogo di carico, e allo stesso modo scendono al piano a pieno carico.

Non vorrei ripetere per l’ennesima volta che è un bel libro, quindi dirò solo che a me pare particolarmente adatto per gli studenti delle medie superiori, ma anche per quelli delle inferiori. E non possono non leggerlo i docenti, tutti, non solo quelli di Scienze, e i genitori. Il che potrebbe voler dire praticamente nessuno escluso. Dico tutti perché mi vien sempre da concludere così: studenti, docenti, genitori. E chi non ha direttamente a che fare con la scuola? Non può leggerlo? Penso a volte a giovani e meno giovani che a scuola hanno fatto un percorso fallimentare, che sono magari andati a lavorare senza finire gli studi, che magari hanno trovato docenti di quella tal materia che non solo gliel’hanno fatta odiare ma che poi ci son stati anche bocciati. Mi verrebbe da dir loro: andate alla ricerca di libri come questo. Sarebbe come trovare il professore giusto, magari quello che non avete mai incontrato, quello che con parole precise, semplici e chiare vi spiega quel che a scuola non avete compreso. Certo: diciamolo per correttezza, magari a volte anche per colpa vostra, ma può capitare. L’incontro con questo tipo di libri potrebbe essere l’imboccare la porta giusta per rientrare per qualche ora o anche per il resto della vostra vita in un’aula scolastica, quella di cui non vi siete mai accorti o quella che non avete mai avuto.

 

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