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Categoria: Libri
Creato Venerdì, 01 Marzo 2024

Marcello CiniMarcello Cini: Un paradiso perduto, recensione di Luciano Nicolini (n° 271)

Feltrinelli 1994

In “Un paradiso perduto” il fisico Marcello Cini esamina lo sviluppo della scienza moderna con riferimento a varie discipline (fisica e biologia soprattutto). Non si tratta di un libro facile da leggere, ma neppure incomprensibile per chi abbia qualche nozione delle materie citate.

Come sintetizza efficacemente Giorgio Parisi, anch’egli fisico, «nella prima parte del libro Cini sceglie di concentrarsi sui tipi di linguaggio usati nel fare scienza e dedica un capitolo a ciascuno di quelli più rappresentativi. Nel primo capitolo, “Il linguaggio della certezza”, viene esaminata la fisica classica, che domina da Galileo fino all’inizio di questo secolo; è il periodo in cui si passa “dal mondo del pressappoco all’universo della precisione”, fino ad arrivare al determinismo ottocentesco in cui tutto è una conseguenza necessaria e diretta delle leggi della natura.

(…) La svolta determinata dalla meccanica quantistica, con l’introduzione del principio di indeterminazione di Heisemberg e l’abbandono della possibilità di descrivere il mondo esterno con precisione assoluta, viene esaminata nel capitolo successivo, “Il linguaggio dell’indeterminazione”. Domande che sembrerebbero propriamente filosofiche (…) diventano spunto per aspri dibattiti e scontri fra i fisici più affermati. Gli sviluppi più moderni della fisica (…) sono descritti nel terzo capitolo, “Il linguaggio della complessità”, dove troviamo un’analisi di temi attualmente molto alla moda, come il caos deterministico ed i sistemi complessi. Questa parte termina con un capitolo, “Il linguaggio della mente”, dedicato ai più recenti sviluppi dell’intelligenza artificiale e ai tentativi di comprendere il funzionamento del cervello».

Particolarmente interessante la descrizione di che cosa è un “sistema complesso”, caratterizzato da ridondanza, retroazioni, pluralità di “livelli con caratteristiche non interamente determinate dai livelli inferiori”, circolazione dell’informazione: viene da chiedersi se il capitalismo non faccia parte di essi, e se non sia questo il motivo per il quale riesce così difficile abbatterlo…

Nella seconda parte del libro vengono illustrati due diversi modi di scrivere la storia della scienza. Nel primo la scienza avanza per accumulo di conoscenze: se si sono verificate discussioni fra scuole diverse, una sola aveva ragione e l’altra aveva torto. Nel secondo, come osserva Parisi, «non esiste un solo modo di risolvere i problemi, e la scienza che conosciamo è una fra le tante possibili». Spesso, gli scienziati accettano acriticamente il punto di vista di coloro che sono risultati vincenti, e non sono in grado di percepire che quello dei perdenti apre a possibilità che il primo preclude.

Un testo interessante da leggere e meditare, anche a distanza di trent’anni da quando è stato pubblicato.

 

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