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Categoria: Libri
Creato Lunedì, 01 Aprile 2024

Max Nettlau (1865-1944)Note a margine di “Democrazia e anarchia”, di Luciano Nicolini (n°272)

Sono ben lieto che, nella pagina precedente, Gennaro Gadaleta Caldarola si sia caricato l’onere di recensire l’interessante libro, di Donatella Di Cesare, “Democrazia e anarchia”. Personalmente non ne sarei stato capace, non avendo le necessarie competenze circa la storia ateniese, e non conoscendo neppure il greco antico. Ma non riesco a trattenermi dal condividere con i lettori alcune note a margine del testo…

Democrazia vale anarchia

A pagina 15, l’autrice scrive: «In breve, con o senza trait d’union, l’anarchia affiora qui e là nei testi degli autori ascrivibili alla democrazia radicale. È il caso anche di Nancy che, a solo qualche anno di distanza, giunge ad asserirne l’equivalenza: “democrazia vale anarchia”». 

Sa Donatella Di Cesare che questa stessa equivalenza era stata affermata e motivata, cento anni fa, da Francesco Saverio Merlino? Forse non lo sa, perchè, a pagina 65, scrive: «Scrutata alla radice, la democrazia rivela il suo vincolo indissolubile con l’anarchia. Tutti gli aggettivi impiegati per evocare il tumulto, richiamare il conflitto, garantire la riserva inesauribile di disordine, vengono scalzati alla base da quell’unico aggettivo che, anziché determinare la democrazia, ne lascia affiorare l’indeterminazione di fondo. Democrazia selvaggia, indomabile, insorgente, sorgiva? La democrazia è nel suo cuore anarchica.

Per misurarne l’eccezionalità, e cogliere quel vincolo, basta risalire alla nascita greca della democrazia. Una nascita che storicamente inaugura altre nascite, e rinascite, ulteriori rotture e nuove interruzioni. Ma certo è proprio lì, dove una parola inedita, e inaudita, si solleva per destituire il progetto di città ordinata sull’ “arché”, che quel nesso si rivela in tutta la sua radicalità. La “demokratía” mostra senza remore il suo fondo anarchico, mette allo scoperto la “anarchía” che la sottende.

Tanto più stupisce che questo nesso non sia stato prima indagato, né tanto meno tematizzato».

Anarchia e antropologia

Interessante è poi la considerazione che l’autrice fa a pagina 155, dove scrive: «Non c’è avvocato della democrazia più radicale e fiero di Erodoto. Profonde e nette, le sue parole fanno testo. Perciò la sua testimonianza ha un rilievo peculiare e non può essere inserita, come spesso avviene, in una sequenza indifferente, una successione omogenea».

In altre sedi ho contestato le affermazioni di chi descrive Erodoto come padre dell’antropologia (la cui nascita come disciplina autonoma, in verità, è assai più tarda), ma sentirlo descrivere come un acceso sostenitore della democrazia/anarchia avrebbe fatto la felicità di David Graeber!

Famiglia e fazione politica

Tale democrazia/anarchia, secondo Donatella Di Cesare è profondamente connessa all’abbandono di un approccio familistico: il cittadino ateniese appartiene alla “pólis” più che alla propria famiglia. 

«Il ribrezzo per il fratello che uccide il fratello, per il versamento dello stesso sangue, – scrive a pagina 210  - affiora nella magistrale descrizione di Tucidide: “Il vincolo di parentela divenne più estraneo del legame della fazione politica” (III, 82, 6). Ma avrebbe potuto valere anche l’inverso: il legame della fazione politica divenne più intimo del vincolo di parentela».

Un’affermazione coerente con quelle che sono soliti fare i parenti del defunto quando vedono partecipare numerosi compagni al funerale di un anarchico: “Ora abbiamo capito quale fosse la sua vera appartenenza!”

Fulcro metafisico?

Stupisce invece, l’affermazione che fa l’autrice a pagina 248, quando scrive: «Concepire disordine, magma, vuoto, infondatezza, in termini di “anarché” consente anzitutto di pensare una politica anarchica scardinando quel fulcro metafisico su cui poggia l’anarchismo classico».

“Fulcro metafisico”?

Ma, Donatella Di Cesare conosce bene l’anarchismo classico? Forse no, come induce a pensare il fatto che, tra gli oltre duecento autori da lei citati nella bibliografia finale, soltanto uno, Nettlau, risulta ascrivibile all’anarchismo classico: il che, per un testo intitolato “Democrazia e anarchia”, appare piuttosto singolare.

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