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Categoria: Libri
Creato Lunedì, 04 Luglio 2005

Gabriella Petti, Il male minore, recensione di Chiara Gazzola (n°61)

(Gabriella Petti, Il male minore – la tutela dei minori stranieri come esclusione, Ed. Ombre corte, 2004)

"Brutti caratteri", iniziativa veronese sull’editoria indipendente, ci ha abbinate in una serata dall’azzeccato titolo "Il corpo del reato" e così, mentre io imbastivo spunti di riflessione sul mondo sommerso della fecondazione assistita e sulla psichiatrizzazione dell’infanzia, Gabriella Petti ha presentato il suo lavoro.

Ci accomuna la preoccupazione per quella ipocrita "necessità" di voler definire e categorizzare, che va poi a sancire un controllo sociale discriminatorio.

Scrive Gabriella: L’aver sancito secondo parametri giuridici alcuni diritti e apparati specifici per i minori stranieri ha fatto già di per sé emergere la convinzione che il minore straniero sia un minore diverso dal minore italiano avviando così un lento processo di esclusione. Processo tanto più ambiguo perché fondato sugli stessi princìpi posti a tutela del soggetto.

L’autrice si rifà spesso a Foucault, per esempio nel concetto "far vivere e lasciar morire", tipico di certe prassi giuridiche e amministrative: escludere da qualsiasi forma di sopravvivenza o includere formalmente con un destino precario?

In sintesi: come possono delle pratiche coercitive essere a favore del minore, soprattutto se mascherate da esigenze burocratiche?

Gabriella ha intrapreso una ricerca sul campo raccogliendo documentazione cartacea e testimonianze di operatori coinvolti nel processo di "tutela": amministratori pubblici, forze dell’ordine, operatori del sistema giudiziario minorile e del terzo settore. Emerge tutta l’ambiguità di questa complessa rete preposta a gestire un’emergenza sociale; quando il rispetto della normativa è prioritario, viene meno la relazione umana e l’intervento di tutela è dosato tra rimpatrio, esclusione programmata, assenza, protezione e autodeterminazione.

Non stupisce che anche il terzo settore si muova in modo sempre meno indipendente dalle logiche di mercato e dai mandati istituzionali; l’autrice approfondisce i vari aspetti in cui si attualizza l’intervento ambiguo di associazioni, cooperative, ONG ecc.: ambiguità data dalla perenne tensione di non essere tagliati fuori dal mercato sociale che, paradossalmente, si ripercuote sulla qualità dei servizi e sulle condizioni lavorative degli operatori… ambiguità poi che porta a giudicare il bisogno come una materia prima che va raffinata.

Alessandro Dal Lago, che firma la prefazione del libro, denuncia come le politiche sociali siano pronte a fabbricare minori problematici ogni volta che il concetto di famiglia, tradizionalmente inteso, si rompe.

Quando l’iter istituzionale stila rapporti o diagnosi, si verifica spesso che l’unica cura ammessa è quella di un benessere imposto, sanzionato, amministrativo e in tutto ciò sono proprio i soggetti "curati o tutelati" a non avere voce in capitolo!

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