Marc Tibaldi, Metix, babel, felix. Meticciamento, passing, divenire e conflitto, recensione di Eugen Galasso (n°111)
Basaldella di Campoformido, edizioni Kappa Vu, 2007
Tibaldi, attivista libertario, originario della zona di confine tra Italia e Slovenia, ma spesso impegnato altrove (Guatemala, Spagna), ci dà, con vari rimandi a Foucault, Deleuze, Guattari, Agamben, Negri-Hardt e altri, la sua concezione del mondo “globalizzato”.
Se da un lato il suo rifiuto della globalizzazione (capitalismo neoliberista imperialistico) è netto, è netto anche quello del “glocal”, ossia della globalizzazione che vorrebbe rivalutare le etnie e quindi, potenzialmente, l’etnicismo, con tutto ciò che esso implica....
“La cultura meticcia è una cosa formidabile. E’ la nuova libertà di ibridare e di mescolare che permette di esprimere nuovi sentimenti, nuove emozioni e la costruzione di nuove singolarità senza frontiere e senza identità” (op. cit., p. 22).
Un’opera assolutamente in controtendenza, dato che, almeno dagli anni 1980 in poi, si ripropongono nuovi populismi identitaristi, cosa che a Tibaldi è assolutamente presente e che (giustamente, secondo chi scrive) è da superare.
Il fatto è che, come sappiamo ampiamente e sa benissimo Tibaldi, i movimenti identitaristi, localisti, neonazionalisti (anche nel travestimento identitario e neo/identitario) sono foraggiati e superfinanziati: si pensi alla Lega Nord italiana…
Come dall’Impero nelle sue diverse articolazioni (mai solo identificabile con gli USA) vengono finanziati altri movimenti analoghi, a iniziare da quello “rampante -vincente” in Svizzera, per proseguire con quello irlandese, un tempo foraggiato dal KGB.
Detto altrimenti, la proposta “meticcia” e fecondamente “babelica” di Tibaldi è quella del “coraggio dell’utopia” libertaria e ruehliana (Ruehle era un marxista libertario), che certo, volutamente, si scontra con posizioni quali quelle corse, in parte sarde, sicuramente con quelle basche, sudtirolesi, ancora parzialmente scozzesi, e questo per limitarsi alla sola, vicina Europa...
Una sfida coraggiosa, da raccogliere e soprattutto da discutere con molta attenzione.