L’insegnamento della religione cattolica, di Rino Ermini (n°207)
L’insegnamento della religione cattolica nella scuola pubblica dovrebbe scomparire perché in teoria saremmo in una società borghese laica con alle spalle i principi dell’Illuminismo. Ho detto “in teoria” perché nella pratica sappiamo bene quante e quali siano le contraddizioni, e soprattutto che cosa significhi avere il Vaticano in casa e chiese e preti capillarmente diffusi in ogni dove. Dovrebbe essere fuori discussione che questo insegnamento debba abolirsi; e nemmeno sostituito, come qualcuno talvolta va dicendo, dalla storia delle religioni: in primo luogo perché ci sarebbero ben altri insegnamenti più cogenti eventualmente da introdurre nei piani di studio; in secondo luogo per evitare che qualcuno fosse già pronto a trasformare l’insegnamento della storia delle religioni in religione; in terzo luogo perché qualunque cosa abbia a che fare con la religione sarebbe opportuno lasciarla fuori dall’istruzione pubblica.
Perché si insegna la religione cattolica? Almeno tre motivi sono chiari. Senza riandare al fascismo e al Concordato del 1929, ma rimanendo al concordato di Craxi e ad accordi e provvedimenti degli ultimi decenni, l’insegnamento religioso e l’immissione in ruolo dei relativi docenti sono stati un riconoscimento a quel mondo che non ha mai fatto mancare il proprio voto a partiti e coalizioni governative di stampo moderato e conservatore. Si è inoltre trattato di un concreto aiuto di tipo economico al mondo cattolico sotto forma di stipendi ad alcune decine di migliaia di suoi adepti. Si è trattato infine dell’infiltrazione perfettamente e legalmente riuscita di queste decine di migliaia di uomini e donne, “militanti” della fede cattolica, in una istituzione fondamentale della società, la scuola, istituzione che dovrebbe essere pubblica e laica per definizione, ma non lo è.
Che dire poi di questo insegnamento in sé? Chi è contrario, capita che a volte giustifichi il proprio atteggiamento di indifferenza e il lasciar correre col fatto che sovente i docenti di religione cattolica si limitano a fare gli intrattenitori, a vagare da un argomento all’altro fra i più improbabili, a trasformare quell’ora di scuola in una ora da oratorio; spesso anche per le difficoltà nel gestire classi composte quasi esclusivamente, alle medie inferiori e alle superiori in particolare, da richiedenti l’insegnamento religioso perché “tanto in quell’ora si fa ricreazione”; infatti in quelle lezioni alcuni studenti parlano col docente dell’amicizia, altri ascoltano musica o amoreggiano o ripassano la materia dell’ora dopo, altri ancora, usando tablet o cellulare, si collegano ai siti porno.
Non ho detto che sempre sia così, ci mancherebbe, ma tali situazioni m’è capitato diverse volte di vederle.
Come opporsi a un certo stato di cose? In attesa e per preparare una situazione propizia perché si possa affrontare la questione in maniera radicale, e per dare un segnale e muoversi almeno su obiettivi minimi, sarebbe importante che nei collegi dei docenti, consigli di istituto e consigli di classe di ogni scuola, e all’inizio di ogni anno scolastico, si votasse contro l’adozione del libro di testo di religione, motivando chiaramente questa presa di posizione perché sia evidente il gesto, chi lo fa e perché. Non sarebbe male inoltre, sempre nello stesso contesto, far verbalizzare la richiesta di abolire il detto insegnamento, ovviamente accompagnata dalle ragioni per cui si ritiene che l’insegnamento della religione cattolica debba uscire dalla sfera pubblica per ridursi esclusivamente a un fatto privato. Infine rifiutarsi con voto e motivazione espliciti, sempre nelle sedi appena dette e sempre esigendo la verbalizzazione, di approvare messe o benedizioni o cerimonie varie nei locali scolastici. Non è questo un punto peregrino: infatti è elevato il numero di dirigenti che in occasione di natali e pasque o inizio o fine dell’anno scolastico autorizzano iniziative di solerti ed invadenti preti o docenti di religione cattolica. Questo fenomeno è diffuso particolarmente sia in quelle aree più legate alla tradizione e alla religiosità, sia in quelle dove movimenti xenofobi o cattolici integralisti intenderebbero “arginare l’invasione musulmana”, o comunque degli stranieri non cattolici, con un attivismo tracotante volto a “marcare” con decisione il “proprio” territorio.
Ritengo che le suddette prese di posizione, fossero anche di un solo docente per ogni scuola, avrebbero un valore politico importante e non solo simbolico. Va da sé che poi, se debitamente preparate, propagandate e fra loro collegate, potrebbero risultare più incisive e pregnanti di quanto si possa pensare.
Non sarebbe poi fuori luogo nemmeno ritornare, ad ogni occasione che si presti e come forma di opposizione al clericalismo nella scuola, sulla questione già detta degli insegnanti di religione cattolica i quali, nominati dalle curie, sono stati assunti in ruolo con concorso riservato, vengono pagati dallo stato con i soldi di tutti, quindi anche con quelli degli atei, degli agnostici, dei non credenti e dei credenti in altre religioni, ma nel caso in cui la chiesa revochi loro per motivi propri interni l’autorizzazione a quell’insegnamento, lo stato se li deve comunque tenere e passarli ad altra cattedra. Con buona pace delle decine di migliaia di precari lasciati a casa negli ultimi anni.
Legata a quella cui abbiamo accennato finora, c’è anche la questione dei crocefissi esposti nei locali pubblici, in particolare nelle aule scolastiche che, nessuno lo potrà negare, non sono ambienti di culto né ambienti privati dove stiano solo i cattolici, né luoghi dove i cattolici possano fare quello che gli pare. Dicono alcuni che c’è una norma che lo consente. Vero. Ma un po’ di dignità, guasterebbe? Lo insegnano, fra l’altro, quei cattolici contrari all’esposizione del crocefisso nei luoghi pubblici. E contrari anche all’insegnamento della religione cattolica nella scuola pubblica.
Non rimane allora che provare nelle scuole a rinvigorire la laicità e il lavoro politico per una società ed una scuola meno bigotte e meno clericali, libere da un cancro che da troppo tempo esiste e troppi danni ha fatto e fa. Un lavoro che dovrebbero organizzare e condurre docenti, genitori e studenti interessati, fossero pure una minoranza, perché quello di rintuzzare le pretese delle religioni, soprattutto in fatto di istruzione pubblica, mi sembra sia un compito primario, importante, da non ignorare né sottovalutare.