Scuola: aborto e divorzio, di Rino Ermini (n°221)
Ovunque si vada li troviamo, arroganti come sempre da duemila anni a questa parte. Ogni volta che abbiano abbassato un po’ la testa costretti dal prevalere di un barlume di ragione e di giustizia, ci siamo illusi che fosse per sempre. Invece ogni volta sono tornati alla carica, più arroganti di prima. Sto parlando degli integralisti religiosi, in particolare dei nostri, quelli cattolici, che a ogni angolo ce li troviamo di fronte. Nella scuola come insegnanti di religione e non solo, negli ospedali come volontari a rincorrere le donne che vogliono abortire, nei luoghi della malattia e della sofferenza alla ricerca di conversioni in extremis. Peggior gente mi riesce difficile immaginare. Ovunque andrebbero combattuti, con le armi della ragione, della logica, della razionalità, della laicità, della giustizia. In particolare, di fronte alle nuove generazioni, la scuola sarebbe, tanto per cambiare, uno dei luoghi privilegiati dove intervenire per arginare questo cancro e perché nella società nel suo complesso prevalgano infine idee d’altra natura e non quelle, se idee possono definirsi, predicate da costoro.
Per evitare un discorso troppo generale, mi limiterò a due questioni che a me, e sono certo non a me solo, stanno molto a cuore: aborto e divorzio. L’una e l’altra che riguardano l’intera società nel suo complesso e allo stesso tempo ciascun individuo, in particolare le donne. E vorrei prenderle in considerazione solo in relazione al nostro Paese, comunque consapevole che in molti altri, purtroppo, si tratta di problemi decisamente messi molto peggio che da noi. In Italia esistono leggi apposite che consentono sia il divorzio che l’aborto. Per quanto riguarda il primo c’è la legge 898: entrata in vigore il 1° di dicembre del 1970, fu sottoposta a referendum abrogativo il 12 maggio 1974, referendum seccamente perso dai proponenti. Per il secondo c’è la legge 194 del 22 maggio 1978: anch’essa sottoposta a referendum (pure perso), il 17 maggio 1981.
La questione potrebbe essere affrontata nelle scuole intanto dal punto di vista storico, chiarendo come sono nate queste due leggi, quale è il loro contenuto, quale era il clima sociale del momento in cui furono varate. Chiarire perché ci fu chi ne tentò l’abolizione (o la modifica in peggio) tramite referendum, e perché questi referendum fallirono. Fornire cioè alle giovani e ai giovani le informazioni corrette, oggettive, riguardo all’argomento di cui parliamo. Per informazione corretta intenderei non un’interpretazione ideologica, ma la messa in evidenza pura e semplice dei termini della normativa, lasciando l’eventuale interpretazione, ammesso che sia possibile un’interpretazione, a chi ascolta. Accanto a questi aspetti inoltre metterei l’accento sul prima e sul dopo di queste due leggi: quali erano ad esempio le conseguenze del non poter divorziare e dell’aborto clandestino nella vita delle famiglie, in particolare in quelle delle classi subalterne e, particolare nel particolare, nella vita delle donne; e che cosa invece è cambiato in positivo a seguito dell’approvazione di tali leggi.
Il compito di parlarne spetterebbe a tutti i docenti, dalle elementari alle superiori, ovviamente con gli opportuni adeguamenti di linguaggio e metodologie (regola che vale sempre) a seconda dell’età degli allievi. Ho detto “a tutti i docenti”, non solo al solito insegnante di educazione civica poiché queste come altre questioni riguardano l’educazione e la formazione generale, non una singola disciplina. Va da sé, inoltre, che dovrebbero essere i Collegi dei docenti a promuovere questo tipo di “scuola” e i Consigli di classe a provvedere e programmare gli interventi nel miglior modo possibile all’interno delle classi. Ma se i Collegi dei docenti e i Consigli di classe tacessero, allora dovrebbero intervenire i singoli docenti che abbiano a cuore la questione e siano consapevoli della sua importanza, e suppongo che si tratterebbe di quelli “di sinistra”. Gli “altri”, cioè i docenti di religione, i membri di Comunione e Liberazione, la gente di destra in genere, chi più e chi meno, se intervengono, lo faranno con argomentazioni che poco avranno a che vedere con un’informazione corretta. Non ho dubbi ad esempio sul fatto che fra questi docenti, ve ne sia un buon numero che dalla cattedra parlerà di aborto come di un “assassinio” e del divorzio come di un attentato all’amore che, “unito di fronte a dio, solo dio può separare”.
Bisognerebbe chiarire inoltre un altro aspetto molto importante che sovente è ignorato, magari in perfetta malafede: le due leggi non costringono nessuno ad abortire o a divorziare, ma semplicemente consentono l’aborto e il divorzio a coloro che lo richiedono e tutelano i soggetti interessati. Questo per far comprendere ai giovani, i quali sono spesso inebetiti da luoghi comuni, disinformazione e paure irrazionali, che nessuno scioglierà la loro famiglia e nessuno li costringerà ad abortire se non lo vorranno; e chiarendo altresì che coloro i quali desiderano avvalersi delle due suddette leggi, non sono né degli assassini né dei criminali.
Obiezione degli insegnanti (parliamo ormai solo di quelli “di sinistra” o comunque “laici”): e quante cose dobbiamo fare? Avete ragione, ma arrangiatevi e fatele perché se non le farete voi non le farà nessuno. Il vostro è un lavoro straordinariamente importante. L’unico suggerimento che si potrebbe dare è di crearvi le strutture politiche e sindacali per farvi le vostre ragioni e pretendere dallo Stato che siate pagati molto di più e avere migliori condizioni di lavoro. Questo sì, ma non tiratevi indietro.
Obietterete anche: come la mettiamo con le decine di migliaia di docenti di religione che abbiamo inserito in ruolo, che paghiamo e che, in casi come questo, in buona parte assumeranno atteggiamenti in linea con quelli della propria chiesa? Bisognerebbe rivolgere questa domanda a quella “sinistra” che li ha immessi in ruolo, per di più con concorso riservato, ma a poco varrebbe. E gli insegnanti che aderiscono alle idee e ai movimenti integralisti, che nella scuola non sono infrequenti? Essi si comporteranno per quel che sono, è evidente. Andrebbero allora semplicemente riscoperte, valorizzate e praticate con coerenza le idee dell’anticlericalismo e della laicità. Non esistono altre vie. E quando vi dicessero che dovete fare più matematica, più grammatica e meno chiacchiere, abbiate chiaro in primo luogo che a parlare sono quelli che stanno dalla parte del potere, gente di destra che da voi pretenderebbe silenzio e sottomissione per lasciare a loro libero il campo; e in secondo luogo rispondete che la grammatica e la matematica già le fate, e meglio di loro.