Abolire la prova scritta di italiano all’esame di stato? di Rino Ermini (n°248)

C’è da fare di meglio

Alle studentesse e agli studenti che stanno raccogliendo le firme per l’abolizione della prova scritta di italiano all’esame di stato, ci permettiamo di suggerire obiettivi che a nostro avviso sarebbero di maggior peso per un effettivo cambiamento in meglio della scuola italiana. Eccone alcuni.

1) Portare a venti il numero di studenti per classe, per una migliore didattica e una migliore prevenzione  in caso di pandemia.

2) Bloccare il costante aumento dell’autorità dei dirigenti che ad altro non serve se non a diminuire l’autonomia e la libertà di docenti e studenti nel nome di un efficientismo finalizzato solo alla produttività e all’inquadramento verticistico, perché chi frequenta oggi le scuole sia domani più sottomesso nei posti di lavoro.

3) Assunzione in ruolo di tutto il personale necessario per coprire i posti vacanti, e garantire continuità e qualità nella didattica.

4) Ristrutturazione degli edifici scolastici, in particolare di aule e laboratori, obiettivo che, se raggiunto,  gioverebbe anch’esso a una migliore prevenzione in termini di salute e sicurezza e a una più elevata qualità dell’insegnamento.

Potrebbe bastare. Rammentiamo come questi obiettivi, eccetto forse il secondo, sembravano essere priorità per governo, padroni e stampa accodata nella primavera del 2020, in piena pandemia. Oggi se ne sono dimenticati, convinti (o facendo finta di esserlo) che tutto si sia risolto con i vaccini, i lasciapassare verdi, la manovalanza fascista all’opera e le forze dell’ordine nelle piazze. Non sarebbe male ricordarglielo, invece di portare avanti obiettivi come l’abolizione della prova scritta di italiano all’esame di stato, obiettivi che le autorità non avrebbero grandi difficoltà a concedere, visto che ad esse poco importa della cultura di studenti e studentesse, essendo più che altro interessati alla loro attitudine a produrre, consumare e sottomettersi.