Lo strano caso della notte di San Lorenzo, recensione di Eugen Galasso (n° 202)
Testo e regia: Roberto Cavosi
Produzione: TSB
Un caso di omicidio di una ragazza in Sudtirolo/Alto Adige dà luogo a questo interessante testo del drammaturgo meranese Roberto Cavosi, che usa la vicenda accennata solo come un pre-testo per una riflessione sulla “verità” e sulla relatività per approcciare la stessa (Calderon de la Barca, Pirandello, il Kurosawa di “Rashomon” sono solo alcuni testi in cui si esprime tale problematica).
In scena una quindicina di attori, in parte mascherati (chiaramente in funzione di “coro”, quello che nel teatro greco antico commenta e in gran parte narra la storia), in parte no, con una scenografia che riproduce un campo da minigolf (è il giovane responsabile della struttura, nel testo di Cavosi, ad essere indagato-sospettato del delitto, anche se poi tutto si muove altrimenti), con un inizio (e qualche “intermezzo”) da teatro off-off (quasi da quello che un tempo si chiamava “teatro di ricerca” o “terzo teatro”), nettamente contrastante con la densità seria e a tratti molto profonda del testo: una discrasia, un contrasto, probabilmente cercato per far risaltare ancora di più quanto viene detto...
Se è il dialogo /reciproco interrogatorio tra un magistrato e un formaggiaio il nucleo teorico della vicenda, è invece il karaoke-premio con la miss il quid della ricostruzione, essendo in realtà il punto di partenza - o meglio il momento culminante - per capire chi effettivamente abbia agito al fine (o comunque con la conseguenza) di uccidere la ragazza.
Chiara la volontà di evitare riferimenti diretti alla vicenda di cronaca nera, per conseguire quella riflessione sul vero e il falso che, oltre ad essere tema-clou del pensiero umano, lo è certamente del teatro.