Sono stato io, io Giovannino, recensione di Irene Carrubba e Eugen Galasso (n°223)
Realizzazione: Associazione culturale in Fabula
Regia e rielaborazione testo: Vincenzo De Caro
Interpreti: Valerio Lombardi, Romina Bonciani, Gianmarco Fummo, Luca Palmieri, Laura Piccirillo
Un po’ di antefatto: nel 1933 Emilia Vaglio, in arte Paola Riccora, scrive per Eduardo De Filippo il testo “Sarà stato Giovannino”, di cui questo spettacolo costituisce una rilettura critica. Il tema della commedia, per dirla in breve, è la demonizzazione dell’ “altro”, dell’emarginato che diviene oggetto di scherno, di esclusione, di vittimizzazione, diventa, in altri termini, l’ “agnello sacrificale” di ogni piccola o grande malefatta casalinga, salvo la sorpresa finale consistente nel fatto che, quando una cameriera rimane incinta, sarà proprio Giovannino a farsi avanti come colpevole, pur non essendolo..
Uno sgarro alla logica colpevolizzante, possiamo dire, fingendo di accettarla. Un gioco interessante, che si può interpretare psicanaliticamente, politicamente, socialmente, dove tutti i piani di lettura rimangono aperti, senza nulla togliere al divertimento che gli interpreti assicurano completamente.
La commedia, in italiano ma con forte coloritura napoletana, è un’operazione particolare e importante: nel 1933 diventa un successo ma raramente (quasi mai, in realtà) ne trovate notizia nelle storie del teatro e spesso anche negli studi dedicati a Eduardo De Filippo, più che altro preoccupati di accentuare l’Eduardo autore e capocomico, senza tener conto di apporti esterni come questo dell’autrice napoletana. Dunque un pezzo di storia del teatro che viene significativamente messo in atto, appunto, con la compagnia presente.