Polvere d’oro, recensione di Eugen Galasso (n°247)
Testo teatrale, regia e interpretazione di Alessandra Podestà
con la violoncellista Lucia Suchanska
Residenza artistica del Teatro Prometeo
Tutto si svolge in uno scenario apocalittico, “orwelliano” (1984), conformemente alla frase attribuita ad Albert Einstein: “Se le api scomparissero dalla faccia della terra, per l’uomo non resterebbero che quattro anni di vita”. Frase che, probabilmente, il grande scienziato non ha mai pronunciato, mentre è vero quello che ha scritto Maurice Maeterlinck, in “La vie des abeilles”(La vita delle api): “Si stima che più di centomila varietà di piante scomparirebbero se le api non le visitassero”.
Queste le premesse di uno spettacolo molto valido e importante di Alessandra Podestà, liberamente ispirato dal romanzo della scrittrice norvegese Maja Lunde, “La storia delle api”. Alessandra però ha fatto un lavoro originale di riscrittura teatrale, togliendo quanto è superfluo e riducendo i personaggi ad uno, femminile, l’impollinatrice Tao , come si chiama nel libro, mentre non è nominata come tale nella pièce teatrale.
In scena solo uno scarno albero stilizzato, del polline raffigurato in dimensioni varie, oltre a qualche piccola figuretta intagliata che rende le dimensioni oltremodo ridotte dell’essere umano a causa della penuria, l’attrice/autrice narra la sua vita di oppressione lavorativa, costretta ad impollinare artificialmente salendo su alberi sempre più deboli e cedevoli, con la prospettiva che il suo bambino di tre anni debba iniziare, tra un lustro, a lavorare anche lui.
Decisamente una vita di stenti per tutti, quando le api si estinguono, quando tutto (o meglio quel poco che è rimasto) è artificiale, “surrogato di surrogati”, con una forza espressiva data dalla Podestà, che alterna (e talora fonde) recitazione e danza, come anche dalla perfetta sinestesia con il violoncello di Lucia Suchanska.
Dopo lo spettacolo, nell’ambito di un progetto più ampio, l’apicoltore e dottore in scienze forestali cremasco Filippo Frasson ha spiegato in modo molto efficace il problema a livello scientifico, lasciando al pubblico una riflessione gravida di necessari interventi politici e sociali, che fatalmente implicano (meglio: implicherebbero) la adozione di un nuovo modello di sviluppo e di consumo.