La bianca, la blu e la rossa, recensione di Eugen Galasso (n°272)
Realizzazione artistica, drammaturgia e interpretazione di Alice Bossi di Teatro Evento
regia di Monica Mattioli
produzione: Teatro Blu
L’interprete milanese Alice Bossi, laureata in Linguaggio dei media e con un notevole curriculum come mima e clownesse, propone uno spettacolo decisamente intelligente quanto pervaso da poesia.
In esso una donna “media”, la bianca, apre la strada alla blu, che invece è una frenetica esecutrice, instancabile iperlavorista, sempre china sul computer a scrivere e a rispondere a messaggi. Una tifosa abbastanza violenta, che vive in una città fin troppo regolata, dove tutto scorre con un ritmo che lascia poco spazio ad altro (Milano? Sarebbe fin troppo banale supporlo, ma anche riduttivo e neppure vero).
Le realtà, non solo urbane, che potrebbero riconoscersi in tale rappresentazione, in verità, non sono poche...
Finchè arriva una donna gentile, libera, solidale con persone e animali: la rossa, il cui leitmotiv è la canzone di chiara origine operistica “Voglio vivere cosi” d’inizio anni 1940, ma per nulla fascista, di Giovanni D’Anzi e Tito Manlio.
La rossa, “altra”, “diversa”, fuori dagli schemi, verrebbe quasi sanzionata, ma non esiste legge alcuna che le potrebbe proibire di vivere e di comportarsi come sceglie di fare.
Scena opportunamente parca, con oggettistica essenziale, limitata al massimo, dove emerge una scatola apribile, che di volta in volta è casa e città.
Tutto è dato dalla grande abilità tecnica nell’ambito mimico e da clownesse della Bossi poeticamente ispirata, in questo spettacolo, dove la voce è fuori campo e la musica, anzi le musiche, sono sempre opportune.
Adatto a grandi e piccini? Per bambini? No, per tutte e tutti.
Decisamente il teatro è più avanti di una società che marcia solo seguendo la logica del profitto e dell’accaparramento di beni.