Forte e Chiara, recensione di Eugen Galasso (n°281)  

Testo (dal suo libro omonimo) e interpretazione: Chiara Francini

Musiche originali eseguite da: Francesco Leineri

Collaborazione artistica: Michele Panella  

Regia: Alessandro Federico

Produzione: Pierfrancesco Pisani e Isabella Borettini per “Infinito”  

Chiara precisa che prima ha scritto il libro e poi ha realizzato lo spettacolo.

Partendo da quando era nel liquido amniotico, la Francini, che forte certamente lo è (canta e balla  benissimo, oltre alla recitazione impeccabile) racconta la sua storia di vita, compreso il dubbio sul possibile desiderio di maternità. In quell’occasione la mamma di Campi Bisenzio, città metropolitana di Firenze, leggeva, per prepararsi all’evento “Lettera a un bambino mai nato” di Oriana Fallaci... 

Il padre invece era un Romano, che faceva due lavori ed era capitato nello hinterland fiorentino solo per amore. Si esprimeva molto liberamente in puro romanesco, motivo per il quale era additato come “straniero” in quel di Campi e paesi circonvicini.  

La Francini dichiara poi, orgogliosamente, di essere una povera arricchita, e come tale vuole essere riconosciuta. Arricchita con il suo lavoro artistico, non come il famoso commendatore made in Milano o provincia...

Racconta di quando a tredici anni, al mare (a San Mauro Mare, provincia di Forlì) con i suoi, aveva fatto una sceneggiata per andare al Cocoricò a Riccione, famosa discoteca, e ce ne fornisce un esempio danzante molto efficace.  Ancora: richiama la nonna Orlanda, detta “l’Orlanda furiosa”, epiteto invero ben meritato visti i coloriti commenti alla brillante nipote. 

Se c’è un’artista completa, questa è la Francini, che si esprime pienamente e totalmente solo in questi monologhi, dove ad accompagnarla è solo la musica. 

One-woman-show, quello di Chiara, molto efficacemente femminile, nel quale la condizione della donna è descritta come se si trovasse sempre su un’altalena, dunque in una condizione non propriamente stabile...